venerdì 10 luglio 2015

Giovanni Fighera, "Che cos'è mai l'uomo, perche di lui ti ricordi?" (Ed. ARES)

di Domenico Bonvegna

L’uomo contemporaneo sta vivendo una crisi spirituale ben più profonda di quella economica, anche se gli ultimi Papi, il papa emerito Benedetto XVI, e poi anche Papa Francesco sostengono che la crisi economica è il risultato di una crisi antropologica. Papa Francesco ammonisce che la crisi, " non è solo economica e finanziaria, ma affonda le radici in una crisi etica e antropologica" che mette "gli idoli del potere, del profitto, del denaro, al di sopra del valore della persona umana", dimenticando che "al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c'è l'essere umano" che, per la sua dignità deve poter "vivere dignitosamente".L’uomo contemporaneo è immerso in un dramma tragicomico che lo sta portando alla solitudine e quindi alla morte. Il malessere dell’uomo contemporaneo viene da lontano. Si può certamente individuare un vero e proprio percorso, un processo storico, che si è sviluppato nei secoli, attraverso le varie epoche storiche. Ci sono stati uomini di pensiero che ne hanno studiato i processi di disgregazione esistenziale degli uomini, della nostra civiltà occidentale in particolare. Ho presente l’ottimo studio del pensatore brasiliano Plinio Correa de Oliveira, “Rivoluzione e Controrivoluzione”, un testo a cui si sono formate intere generazioni e associazioni come Alleanza Cattolica. In questi giorni ho letto un testo interessante e credo di non esagerare, assomiglia molto a quello del professor Plinio, almeno per quanto riguarda la seconda parte. Il libro è scritto da Giovanni Fighera, un giovane professore di italiano e latino, il titolo è particolare: “Che cos’è mai l’uomo, perché di lui ti ricordi?”. Sottotitolo: “L’io, la crisi, la speranza”, pubblicato qualche anno fa dalle gloriose Edizioni Ares di Milano.Il testo è presentato da Giovanni Reale e Gianfranco Lauretano.
Il professore Reale riesce nelle poche pagine a fare un’ottima sintesi del libro. Il testo di Fighera analizza i fondamenti che hanno prodotto la crisi della modernità e gli sviluppi prodotti che si possono vedere nella nostra epoca: “la libertà sciolta dai valori e dalla verità, la parcellizzazione del sapere, il relativismo, l’ideologia scientistico-tecnicistica”. Fighera fa una rapida incursione nel territorio della letteratura, della filosofia, della cultura, e degli avvenimenti storici e attraverso poeti, letterati, filosofi ed eroi, condottieri che dimostra di conoscere molto bene.In questo “viaggio”, Figheracerca di provare una questione fondamentale: “senza il Mistero, il mondo è più piccolo e assurdo, soprattutto la parte più interessante del mondo, cioè l’io, la persona”.
La crisi attuale che sta attraversando l’uomo contemporaneo “è diversa dalle altre – scrive il professore Reale, citando un libro dal titolo significativo: “L’epoca delle passioni tristi” - a cui l’Occidente ha saputo adattarsi: si tratta di una crisi dei fondamenti stessi della nostra civiltà”. Pertanto, “dopo aver abbandonato la fede nell’Al di là, l’uomo ha perso o comunque sta perdendo anche la fiducia nel progresso nell’al di qua, e si trova, quindi, in una situazione drammatica, in quanto non sa più in che cosa credere”.Infatti possiamo costatare che “l’uomo è colpito da mali dell’anima e da depressioni spirituali, che nella storia non si erano mai verificati. E sono mali che la scienza e la tecnica son ben lontani dal poter curare”. Fighera mette in luce la “fuga dalla realtà” dell’uomo d’oggi, cercando di liberarsi dai suoi mali. Infatti questo mondo una volta che si è privato del senso del Mistero, di Dio, non sa affrontare la realtà quotidiana della vita e allora cerca di evadere in mondi illusori, fittizi, virtuali.
Il percorso preciso e documentato di Giovanni Fighera, parte dal “disagio dell’io”, la situazione di incertezza esistenziale che l’uomo vive all’alba del terzo millennio. “Spenti tutti i lanternoni del passato, l’epoca contemporanea assiste all’accensione di un nuovo lanternone culturale che nega l’esistenza di qualsiasi verità assoluta, privilegia una finta tolleranza in nome di un presunto multiculturalismo, si rivolge all’esperto in ogni campo, una volta che tutte le figure di riferimento del passato sono cadute(…)”. Inoltre, “spenta la lanterna della verità assoluta, l’uomo vive una stagione di apparente leggerezza che è come il sipario dietro cui si cela una ‘gaia disperazione’ di un uomo senza Dio. Traspare nell’uomo contemporaneo, un misto di leggerezza e debolezza, e così si ha la percezione di vivere la realtà come un carcere.
Fighera per descrivere questo mondo utilizza citazioni ed esempi tratti dalla storia dell’arte e del pensiero, soffermandosi in particolare su tre  artisti: Pirandello, Van Gogh, Munch, che per certi versi, “anticipano in diverse arti quella percezione di crisi dell’uomo che caratterizzerà gran parte dei decenni successivi. Un uomo che è inerte, angosciato o addirittura paralizzato”. Siamo introdotti al tema centrale del libro, secondo Lauretano: “il dramma della solitudine contemporanea. L’uomo ha sì desiderio di comunicare, ma avendo negato a se stesso ogni verità, che cosa c’è più da dire?”. Tanti artisti, poeti, documentano questa difficoltà o impossibilità di raggiungere la verità. Tuttavia, “se non c’è una verità o essa non è da noi conoscibile, non è possibile una reale comunicazione tra gli uomini”. Pertanto, “quando la verità è negata alle radici, ognuno continua a camminare nel proprio tunnel di vetro trasparente in cui potrà vedere gli altri, senza, però, entrare realmente in contatto con loro”.
Il testo di Fighera è suddiviso in quattro parti, nella prima, descrive il percorso dettagliato di come si sia formato un tipo antropologico come quello di oggi. Un uomo solo senz’anima, sempre più cattivo, vicino agli animali. Un uomo ridotto ad essere un mezzo della produzione e i suoi desideri ridotti al piacere. Questo appiattimento “sul possesso e sul piacere portano a un distacco dall’amore alla vita e a sé, fino al revival ‘neomalthusiano’ di pratiche contrarie alla vita, in nome, guarda caso, ancora della libertà e della salute. Menzogne come l’ideologia darwinista, spacciata dalla scuola in maniera indiscutibile quando è stata confutata persino dalla scienza, dimostrano come il vero scopo dell’imposizione di una certa mentalità – infiltratasi purtroppo persino nella maggioranza dei percorsi educativi – non sia affatto lo sviluppo dell’uomo e della cultura umanistica; persino l’ecologia è utilizzata per un secondo fine”.Di questi temi ne so qualcosa, essendo insegnante di scuola primaria, vedo tutti i giorni i manuali scolastici che presentano l’uomo come una scimmia un po’ più evoluta. Ho presente quei sussidiari con l’immagine della scimmia che a poco a poco “avanza verso la stazione eretta”. Naturalmente chi scrive questi manuali scolastici non sa, oppure se ne infischia di quello che hanno scritto autorevoli paleontologi o biologi come Stephen Jay Gould.
Per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente e del risparmio energetico è giusto che i bambini, i ragazzini vengano educati a questi valori, purtroppo spesso secondo Fighera passa il messaggio catastrofista come il film “l’undicesima ora” che trasmette una visione del mondo malthusiana, ostile alla cultura cristiana e alla visione antropologica biblica. “La difesa dell’ambiente è solo un pretesto per sferrare un attacco alla tradizione occidentale e al progresso”.
Per il momento interrompo le riflessioni riprendendo affrontando la seconda parte del testo ben scritto dal professore Fighera.

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