venerdì 31 luglio 2015

Va’, metti una sentinella

di Carmelo Fucarino

Non so se nel furore di quest’afa soffocante posso trovare lettori per una riflessione su un libro appena in uscita. Certo, la cultura, il relax della spiaggia sotto l’ombrellone o della villetta-rifugio. Nonostante i tragici allarmismi su governo e finanze, forse proprio a causa di pettegolezzi e chiacchiericcio da salone di barbiere su tasse, crisi greca, rimpasti e tribune elettorali estive su beghe personali, nonostante il voyerismo di certa efferata cronaca nera, nonostante tutto le città sono deserte, abbandonate alle orde di turisti mordi e fuggi. Il palermitano è fuggito nella villetta di zone suburbane o nella casa avita di paesi da fiaba.
Il libro di cui voglio parlare ha un prequel celeberrimo, di una attualità sconvolgente nel titolo italiano, data la tragica situazione nazionale ed internazionale socio-politica che prefigura realmente il buio oltre la siepe. Forse allorasi trattò di una citazione in antitesi da parte del traduttore italiano che ribaltò la celebre siepe del nostro pessimista in assolutoche «sedendo e mirando, interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo», tanto che «così tra questa / immensità s’annega il pensier mio», etc. Non solo tratto dalla metafora di Scout. In effetti il titolo inglese diceva ben altro, più delicato ed emotivamente forte, femminile, To Kill a Mockingbird, Uccidere un usignolo. È il destino orrifico delle traduzioni dei titoli di libri. E ancor più orripilanti quelle dei film sacrificati alle idiosincrasie e agli appetiti di pubblici etnici in funzione di cassetta. Quel romanzo della nostra gioventù, pubblicato nel 1960 e subito l’anno dopo PulitzerPrize for Fiction, nel successivo 1962 ebbe la versione filmica di Robert Mulligan e la lacrimevole forte interpretazione dell’amato Gregory Peck - AtticusFinch,perciò premiato con tre Oscar. Seguirono trenta milioni di copie e la fama di Best Novel of the Century. La gloria e la beatificazione nazionale dell’autrice furono ininterrotte negli anni, assiemeagli onori della cronaca per l’amicizia e i consigli elargiti a Truman Capote per il suoIn Cold Blood del 1966 e i film, nel 2005 interpretata da Catherine Keener in Truman Capote – A sangue freddo di Bennett Miller e nel 2006 dall’Oscar Sandra Bullock in Infamous – Una pessima reputazione.

In anni più recenti si volle assumere come simbolo dell’America nuova delle leggi antirazziali, interprete di una ideologia che si voleva politicamente interpretare agli occhi del mondo di contro ad un sostrato nazionale che rimaneva ed è ancora estremamente razzista, prova le stragi ricorrenti che si ascrivono a pazzi cani sciolti. Perciò il George W. Bush della guerra a Saddam con falsi pretesti il 5 novembre 2007 le assegnava l’Award della PresidentialMedal of Freedom, data, si badi bene, a coloro che hanno dato «an especially meritorious contribution to the security or national interests of the United States, world peace, cultural or other significant public or private endeavors». Nulla di tutto questo possedeva il libro di Lee (penname) e la motivazione lo esprimeva: «Ha influenzato il carattere del nostro paese in meglio. È stato un dono per il mondo intero. Come modello di buona scrittura e sensibilità umana questo libro verrà letto e studiato per sempre». Non poteva fare di meno il presidente nero Barack Obama che nel 2010 le conferiva la National Medal of Arts per gli «outstanding contributions to the excellence, growth, support and availability of the arts». Se si guarda bene scomparivano i valori patriottici, di sicurezza nazionale, e si accampavano e si ribadivano stranamente i soli valori artistici.
Awarded the Presidential Medal of Freedom, November 5, 2007
Perciò come una folgore si è abbattuta sull’opinione pubblica americana l’operazione (culturale? O finanziaria?) portata avanti dal suo avvocato Tonja Carter che nel 2011 scartabellando in un vecchio baule trovò il manoscritto di Go Set a Watchman. La lettura, la conferma dell’autrice ebbero come passo successivo la consegna all’agente Andrew Numberg, che lo considerò il primo libro di una trilogia, ritenuto perduto. Tutto si è svolto in rapida successione, l’annunzio della pubblicazione a febbraio del 2015 con la Harper Collins (nel Regno Unito da William Heinneman) e l’uscita in un giorno fatidico il 14 luglio della presa della Bastiglia.In Italia la traduzione sarà edita da Feltrinelli con il titolo di una sciatteria e banalità inaudita per volerlo rendere alla lettera, Va’, metti una sentinella. Si tratta del sequel del primo, sebbene sia stato completato prima del più tardo romanzo.
L’operazione, fatta dal suo avvocato e dal suo agente, ha suscitato grande scalpore e non poche perplessità. La domanda che sorge naturale è perché Lee per cinquantacinque anni ha ribadito che non avrebbe mai scritto altro libro e ora improvvisamente dà l’avallo, si scrive “sorpresa e felice”, alla fortuita scoperta in un suo safe-deposit boxe a questa scandalosa edizione.E la scrittrice, sorda e cieca, con postumi di infarto, è realmente in possesso delle sue facoltà mentali messe in dubbio dal processo al suo ex agente e dalla stessa sorella morta di recente?Difficile stabilire le ragioni di questa uscita che a molta opinione pubblica americana è apparsa sconcertante o quanto meno inopportuna, perché stravolge un’immagine consolidata dell’autrice e della coscienza americana, prima e dopo l’approvazione del CivilRightsAct del 1964, voluto da Kennedy, che non lo vide approvato. Ma forse la spiegazione sta nella tiratura iniziale di due milioni di copie.
La sequenza dei titoli e delle inchieste portate avanti daThe New York Timese dal Washington Post rappresentano la problematicità e l’opposto schierarsi dell’opinione pubblica statunitense, scioccata e turbata da questo scoop evidente e madornale, non tanto e solo letterario, come era stato presentato il primo. Ora si proclama “il libro del secolo”, ci credo. Cito soltanto i due più recenti interventi di luglio di The New York Times. Alexandra Alter l’11 titolava “While Some Are Shocked by ‘Go Set a Watchman’ Others Find Nuance in a Bigoted Atticus Finch” e attaccava: «Con tutto il dibattito che ruota sulleoriginidel romanzo diHarper Lee“Go Set a Watchman”, la più grande bombasi è rivelato essereuncolpo di scenaesplosiva chenessuno ha vistoarrivare.AtticusFinch-l'avvocatocrociatadi “To Kill a Mockingbird”, il cui principiolotta contro il razzismoela disuguaglianza ha ispirato generazioni dilettori-è raffiguratoin "Watchman" come un passatista razzistache hapartecipato a una riunionedel KuKlux Klan, detieneopinioni negativecirca gli Afro-Americaniedenunciagli sforzidi desegregazione. "Vuoinegriavagonenelle nostrescuolee nelle chiesee nei teatri? Velivolete nel nostromondoAtticuschiede alla figlia, JeanLouise (l'adulta Scout), in "Watchman» («With all the debate brewing over the origins of Harper Lee’s novel “Go Set a Watchman” the biggest bombshell turned out to be an explosive plot twist that no one saw coming.Atticus Finch — the crusading lawyer of “To Kill a Mockingbird,” whose principled fight against racism and inequality inspired generations of readers — is depicted in “Watchman” as an aging racist who has attended a Ku Klux Klan meeting, holds negative views about African-Americans and denounces desegregation efforts. “Do you want Negroes by the carload in our schools and churches and theaters? Do you want them in our world?” Atticus asks his daughter, Jean Louise (the adult Scout), in “Watchman.”»).Come è possibile che questo nuovo Atticus sia lo stesso crociato che nel 1960 difendeva a spada tratta il“negro” Tom Robinson nella profonda America dell’Alabama?
Ancora Michiko Kakutami nel suo intervento “Review: Harper Lee’s ‘Go Set a Watchman’ Gives Atticus Finch a Dark Side” sullo stesso quotidiano del 10 luglio, mette a raffronto i due Atticus:quello di Il buio: «coscienza moraledel romanzo: gentile,saggio, onorevole, un avatardiintegritàche ha usatole sue doticomeavvocato perdifendereun uomo di coloreingiustamenteaccusato di aver violentatounadonna biancain una piccola cittàdell'Alabamapiena dipregiudizie odionel 1930» («novel’s moral conscience: kind, wise, honorable, an avatar of integrity who used his gifts as a lawyer to defend a black man falsely accused of raping a white woman in a small Alabama town filled with prejudice and hatred in the 1930s.»); o quello nuovo, “scioccante”, «un razzistache una voltapartecipò ad una riunione del Klan, che dicecose come"I negri quisono ancoranella loro infanziacome popolo". O chiedealla figlia: "Vuoinegriavagonenelle nostrescuolee nelle chiesee nei teatri? Velivolete nel nostromondo?» («a racist who once attended a Klan meeting, who says things like “The Negroes down here are still in their childhood as a people”. Or asks his daughter: “Do you want Negroes by the carload in our schools and churches and theaters? Do you want them in our world?”»). Cosa ne sarà di quel Finch, «un'icona culturalela cui influenza ha trasceso la letteratura, ispirando generazionidi avvocati, insegnanti e operatori sociali". Se avete lettoilromanzo ovisto il film, c'è questaimmagineche hai diAtticuscome un eroe, e questoloporta ad abbassare la cresta", ha detto AdamBergstein, un insegnante di inglesenel Queens» («a cultural icon whose influence transcended literature, inspiring generations of lawyers, teachers and social workers. “Whether you’ve read the novel or seen the film, there’s this image you have of Atticus as a hero, and this brings him down a peg,” said Adam Bergstein, an English teacher in Queens»).
Dove e quando l’America ha sbagliato? Allora, quando l’editore avrebbe rifiutato questa prima versione del romanzo della trentaquattrenne Harper Lee e avrebbe giocato tutto sulla retorica dei buoni sentimenti del cittadino medio, sulla mistica della bontà del secondo romanzo? O oggi con l’aperta sfida alla società multietnica che non ha mai saldato il conto con le sue origini, brutali contro tutte le minoranze, indiane e nere, irlandesi o italiane? Ed è questa l’America che vota nei consigli comunali l’ostracismo contro il Colombo perché assassino di indiani e poi nasconde sotto il tappetoil suo odio mai sopito per il negro che teme nella classe fra i propri figli?E tutta la retorica di un cinquantennio, insegnata nelle scuole con il testo di Lee, il libro Cuore degli americani?Sarannoquesti per un americano i 27.99 dollari ben spesi nella sua vita per scoprire il lato “oscuro” della sua anima, il suo inconfessato dark side?
Noi, profondamente innamorati dell’America del progresso, della giustizia e della libertà, noi che ci sentiamo dentro cittadini della Big Apple, dobbiamo e vogliamo sperare che la brutale messa in mora della bontà del primo Finch possa aprire un dibattito più chiaro, leale, profondo sulla coscienza americana, sul suo razzismo che ha voluto mistificare e rimuovere nominando un presidente “negro”. E gli ha opposto UN Senato a maggioranza di oppositori repubblicani. Si dice, ne ha fattoun’anitra zoppa. Per progetti e riforme mancate, come quella umanissima della riforma sanitaria. Davanti alla salute, peggio ancora davanti alla vita, non dovrebbe in nessuna società contare di più il dio dollaro.
Noi crediamo nella virtù etica degli Americani.

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