martedì 30 giugno 2015

Vito Mauro, "La luna crollerà", (Ed. Thule)

di Francesca Luzzio

La silloge La luna crollerà di Vito Mauro propone poesie limpide, cristalline come l’animo del poeta che le ha create.
In molte delle liriche che compongono la raccolta c’è l’espressione giovanile dell’input ancestrale dell’amore, di un cuore innamorato dell’amore, di un’anima ricolma che cerca sinfonica rispondenza. Ben tre liriche portano il titolo “Amore” e in molte altre tale tema è l’oggetto preponderante dell’ispirazione, sicchè il lettore, a lettura ultimata, non può non rilevarne la preminenza e l’importanza che esso ha per il poeta.
È un amore cercato,trovato, perduto, un amore sofferente nella solitudine dell’inane ricerca o della lontananza: “Solo \ di nuovo solo, \ distante da te, \ staccato dalle cose, \ lontano dalla gente\....”(SOLO, PAG.25).  Il bisogno di amore, “l’impedito desiderio” inoltre tende a trasumanare anche la più carnale sensualità  in sogno, in miraggio: ”.....\  Frena la mia arsura \....\ Mandami in estasi, inebriami, \  chimera impossibile. \ Fa che non sia vano  \ il mio miraggio”. Ma non sempre è così, non sempre solitudine e ricerca rattristano e inquietano l’anima, infatti vibra anche nei versi la gratificazione del possesso dell’oggetto dei desideri e in tali circostanze, l’io realizza la pienezza dell’essere: “ ... No! Non tutti lo sanno \ dell’esistenza dell’amore .\ Chi lo sa? \ Io lo so! Sì lo so \ ...\ Ora ci sei tu. \ Finalmente ci sei.  \....”
L’intera silloge comunque rivela un’indole appassionata  eruggente che trova una barriera nella sua esplicazione in una coesistente timida ritrosia che rende faticosi e difficili l’approccio e la socializzazione; eppure tale limite è la forza della personalità di Vito Mauro e del lirismo dei suoi versi, in cui aleggia spesso quell’alone magico di malinconia che caratterizza la semplice bellezza della silloge.
La sua donna per il poeta ha la stessa funzione che  Clizia (Irma Brandeis) ha per E. Montale, ossia è Cristofa, portatrice di valori  e poesia, ma  al contrario del poeta genovese che di fronte alla seconda guerra mondiale e alla delusione del dopoguerra,assiste impotente alla fuga nell’“oltrecielo” della donna e dei valori cristiani che rappresentava, Maurodi fronte alla crisi dei nostri tempi, così come Sereni cerca un confronto continuo con la storia, ma non per segnarne come lui, la sconfitta, ma per denunziare  in pochi ma pregnanti testi,  alla luce degli insegnamenti evangelici econ amara ironia,la mercificazione o il venir meno dei valori:
 RASSEGNIAMOCI “Rassegniamoci,\ non più coscienza collettiva,\ ma incoscienza privata;\ ....\ rassegniamoci,\ non più ben’essere,\ ma ben’avere \ ...\ rassegniamoci, non più persone, \ ma personaggi;\ rassegniamoci,\ non più meriti, \ ma successi rassegniamoci,\ pochi  amori,\  molti tradimenti;\...\rassegniamoci, onesti     criminalizzati, \ birbanti premiati; \ rassegniamoci,\ i doveri? \ aspettiamo che li facciano gli altri;\...\ rassegniamoci, \ non più sostanza,\ ma apparenza;\...\   rassegniamoci,\ né speranze, \ né futuro,\ quando a Sua \ immagine o somiglianza?
REAGIAMO”.Si è cercato di proporre,in parte, anche la strutturazione estetico-visiva della lirica perché, come i Futuristi e Marinetti e dopo la Neo-avanguardia, Vito Mauro tende a realizzare spesso un “visivismo grafico”che si avvale del grassetto in poesie o versi interi, oppure in parole, lettere e sillabe, o ancora, come nella citata lirica,della scrittura verticale al fine di evidenziare a livellofonico-visivo,la  pregnanza semantica delle paroleche,anche attraverso la normale disposizionemorfo-sintattica o il loro uso anaforico avvalorano le emozioni, i sentimenti e le denunce che il poeta esprime nella sua cristallina versificazione. 

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