martedì 28 febbraio 2017

Maria Concetta Ucciardi, "Il crepuscolo dell’alba"; Giusy Lombardo "Maredentro"; Maria Patrizia Allotta " Il giglio e l’ortica" (Ed. Thule)

di Sandra V. Guddo

Tre donne, tre amiche, tre poetesse si sono messe alla ricerca, in modo diverso ma complementare, di quell’armonia che regola l’universo e sembrano avere timidamente trovato risposta con i loro versi in quell’Amor di cui cantò, molto tempo prima di loro, Dante Alighieri ( 1265 – 1321 )  che descrisse l’Amore come quella forza  che è  capace di  muovere “ il sole e l’ altre stelle “ .
Inevitabile non ricordarci della testimonianza molto più recente e assai vibrante di Albert Einstein ( 1879 - 1955 ) che, giunto in prossimità del suo percorso terreno, intuì da quel grande genio quale Egli era, che non tutto può essere riconducibile a complesse procedure aritmetiche o condensato in difficili  formule equazionali trovandosi in tal modo incredibilmente vicino a quanto aveva già scritto, secoli prima, il Sommo Poeta che ignorava i complicati logaritmi della matematica più avanzata!
Albert Einstein, nella lettera inviata alla figlia Leslie, dichiara che inutilmente gli uomini hanno cercato di spiegare l’universo con la sola forza dell’intelletto perché c’è un quid che sfugge a qualsiasi ragionamento e non si lascia imbrigliare in regole astratte ed in formule aritmetiche: quella forza misteriosa e potente è l’Amore. Fa paura l’Amore perché è l’unica forza che l’uomo non riesce a spigare completamente né  è  in grado di  controllare secondo i suoi desideri.
L’Amore è luce, l’Amore è gravità, l’Amore è potenza che consentirà all’uomo di trovare la via della salvezza dalle tenebre e dalla fine di ogni cosa.
Sono queste le riflessioni che sono immediatamente scattate dentro di me quando ho finito di leggere le tre sillogi poetiche, probabilmente perché la mia sensibilità è molto vicina alla loro per cultura o più semplicemente  per appartenenza di genere , essendo anch’io una donna.  Sto parlando di tre signore : Maria Concetta  Ucciardi, Giusi Lombardo e Maria Patrizia Allotta.
Tre Muse che con la  cetra ci hanno incantato, con le loro liriche che sono insieme musica e parole soltanto che la musica che accompagna i loro componimenti nasce dall’armonia che si sprigiona dal loro verseggiare.
Un poetare che colpisce perché appare insieme intenso e ritmico, lento e acuto, fluido e penetrante: in ultima analisi è proprio ciò  che caratterizza il loro modo di essere donne e poetesse che si distinguono proprio per il loro apparire, nello stesso tempo, lineari e controverse, trasparenti ed intellegibili, arieggiate e misteriose come lo sono le loro opere, edite tutte e tre dalla Fondazione Thule i cui titoli svelano e rivelano !

Il Crepuscolo dell’Alba “ di Cetti Ucciardi, un ossimoro solo apparentemente incomprensibile ma che indica, a mio avviso per come ho percepito ed assaporato il suo poetare delicato ed armonioso, la circolarità della nostra esistenza che oscilla tra buio e luce, tra crepuscolo ed alba. Ella infatti si pone pacatamente la domanda che da sempre assilla il genere umano sul senso della vita e della morte ma non esige, non pretende risposte: semplicemente accetta quello che altrove una Volontà Superiore ha stabilito; ciò le basta per ritrovare serenità non senza però qualche turbamento. Cetti Ucciardi trova nel poetare una ragione di vita che la spinge generosamente a mettere a nudo la sua anima e a svelare ai suoi lettori parti segrete di sé con l’intento  dichiarato di creare un ponte di comunicazione che possa essere di sollievo a chi soffre per la perdita di un caro amico o di un familiare molto amato. Ella vuole trasmettere un messaggio di luce e di speranza perché tutti i crepuscoli  sono sempre seguiti dall’alba che con la sua luce dissiperà il buio riaccendendo la fiaccola della speranza e della gioia che seppure a tratti la vita generosamente offre a chi sa accoglierla con animo puro.
Mare Dentro “ di Giusi Lombardo  racchiude nel titolo il mistero e la profondità del nostro navigare ma indica anche tutta la pienezza di chi, ricco della sua esperienza sedimentata negli anni, avverte il mare dentro con le sue onde che lentamente avanzano verso la spiaggia e ne mutano la sua configurazione: ogni granello di sabbia dopo essere stato sfiorato dalle acque del mare non sarà più lo stesso. Ella, dotata di una sensibilità particolare, avverte anche i più piccoli moti delle correnti marine che l’attraversano, la inquietano ed infine la cullano nel ritmo armonioso del suo eterno oscillare tra flussi e riflussi, tra le maree che si innalzano per poi ridimensionarsi e tornare al loro aspetto consueto dopo avere provato il brivido di essere diverso dall’abituale configurazione. Una versione al femminile dell’intrepido protagonista dell’Odissea che peregrina da un lido ad un altro sempre alla ricerca di quel quid indefinito che ciascuno di noi si porta dentro. Ebbene Giusi Lombardo con i suoi versi, ha avuto la capacità di estrinsecare il suo mondo interiore, di scandagliare gli abissi della coscienza umana  e di farcene dono con una semplicità ed una immediatezza comunicativa che non lascia indifferente anche il più superficiale dei  lettori.

il Giglio e l’ortica“ di Maria Patrizia Allotta  svela tutte le contraddizioni della condizione umana sempre combattuta tra scelte antitetiche ma dove la spinta ascensionale verso il divino diventa vincente sulle difficoltà del quotidiano andare tra amarezze, difficoltà e delusioni. Alla fine il giglio, simbolo di purezza e di salvezza, si erge vittorioso sul suo alto seppur fragile stelo, sulle asprezze della vita.
Senza scomodare il filosofo Blaise  Pascal, l’uomo con le sue debolezze sembra piegarsi  come una canna al vento ma non cede, non si spezza e resiste alla furia della tempesta senza che le sue radici profonde vengano sradicate anzi proprio da esse che affondano solide e sicure in un humus ricco e fertile, trae la forza per andare avanti seguendo il divino che è presente in tutto ciò che lo circonda. L’ortica sembra porsi decisamente in contrapposizione al giglio per il suo aspetto esteriore  poco piacevole alla vista e soprattutto in quanto essa risulta sgradevole  per  la sua caratteristica proprietà di essere pruriginosa al contatto ma nasconde in sé qualità medicamentose e salutari che vanno però ricercate al di là del primo impatto. Così è la poetessa Maria Patrizia Allotta che ci invita  ad andare oltre le apparenze per ricercare le essenze delle cose che spesso dietro un aspetto sgradevole nascondono proprietà salvifiche.
D’altra parte il giglio con il suo colore bianco splendente, che suggerisce immediatamente visioni di gioia è invece come sostiene Federico Garcia Lorca, il colore della pena.
Nelle sue poesie c’è dunque un forte richiamo a ricercare sempre la Verità che non appare ad occhi che non sanno guardare ma deve essere trovata con il linguaggio profondo e celato dell’anima.
Tre donne, tre amiche, tre poetesse  che con i loro versi superano le contraddizioni per andare alla ricerca, come nella migliore speculazione filosofica che procede per tesi ed antitesi, della più alta sintesi; versi che si confondono magicamente in un abbraccio panico con la Bellezza della natura a cui riconoscono il sigillo divino.

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