sabato 14 ottobre 2017

Tommaso Romano, "Attilio Mordini di Selva, L’ordine Costantiniano di S. Giorgio la regola di S. Basilio e altri scritti di Simbologia e Cavalleria (1960 - 1964)" (Ed. Thule)

di Gianandrea de Antonellis

La raccolta di scritti dello studioso fio­rentino Attilio Mordini (1923-1966), curata da
Tommaso Romano, com­prende tre saggi apparsi su «L’alfiere. Riv
ista tradiziona­lista napoletana», fondata e diretta da Silvio Vitale: L’Ordine Costantiniano, La re­gola Basiliana dell’Ordine Costantiniano e l’approfon­dito studio simbologico II Gi­glio, antico fiore dei Re. Ad essi si affianca l’articolo Carità Equestre (pubblicato inizialmente su «Ordo Pacis. Reme du Front equestre international) ed una aggiornata biblio­grafia delle monografie di Mordini e dei principali scritti sullo scrittore fio­ren­tino. Di particolare importanza il saggio sul­la regola dell’Ordine, derivata da quella dettata per i propri monaci nel IV secolo da San Basilio (330-379). Essa venne stabi­lita nel 456 da papa S. Leo­ne Magno, che confermò per l’istitu­zione cavalleresca la regola monacense, affratellando, anche nel mondo cristia­no, «le istituzioni del mo­nachesimo e della cavalleria» (p. 27). Ciò sottolinea «la natura canonica della Sacra Milizia e quindi la sua vocazione prevalente­mente religiosa» (come scrive Diego de Vargas Machuca nella prefazione). Quello di San Basilio è un semplice decalogo, che viene breve commentato da Mordini: 1) meditare quotidiana­mente sulla passione di Nostro Signo­re e quindi digiunare il venerdì; 2) combattere per la Fede cristiana; 3) di­fendere la Chiesa e i suoi ministri; 4) portare le armi solo contro i nemici della Chiesa e dell’Im­pero; 5) soppor­tare le ingiurie e vivere con modestia; 6) portare su di sé il simbolo della Croce (e maneggiare solo spade a forma di croce e non sciabole); 7) vendicare (spiritualmente) la morte di Cristo; 8) soccorrere le vedove, gli or­fani e i poveri; 9) obbedire ai superiori; 10) vivere castamente con la propria moglie. Per i Costantiniani è dunque previsto il matrimonio (a differenza dei Giovanniti e dei Templari): non c’è obbligo di castità assoluta, ma solo di castità matrimoniale. Ai nostri tempi, conclude l’autore, in cui non è pensa­bile una guerra santa, ma neppure un’obbedienza assoluta a un superiore (se non all’interno di un monastero), «se da un lato si può sostituire la spada con mitra, il cavaliere col motore, la catapulta col cannone, le castella con i Bunker, non si può sostituire — dall’altro — la carità con le previdenze sociali, l’unità del genere umano, senti­ta dalla naturale gerarchia del feudalesimo, con l’interesse comune e con la pianificazione collettiva; in una parola, non si può sostituire l’Impero nella sua gerarchia di persone vive, con l’ente anonimo e imperso­nale dello Stato che tutti e tutto opprime per il suo innatu­rale meccanismo burocratico» (p. 40). Dunque, «la Regola Basiliana, letta, ri­letta e meditata, è per il cavaliere testo di autentica formazione interiore, igie­ne spirituale a tenerlo ben fuori del mondo moderno con tutta l’anima sua. “Ove è il tuo tesoro — dice Gesù — là è il tuo cuore” (Mt 6,21); e se il cuore del cavaliere costantiniano sarà costan­temente sui precetti della Regola di San Basilio, su quei precetti formulati e scritti per uomini d’arme che vivevano in un mondo ancora degno di loro, sa­rà lontano dal mondo moderno e dalle moderne pompe di Satana (ben più insidiose di quelle antiche!), sarà lonta­no dal regno della Bestia, per vivere, nutrirsi e formarsi al Regno di Dio che ha dato il Suo Unigenito a redimerlo. Ed è appunto in hoc Signo, nel segno della Croce per la Redenzione univer­sale, che... in questo decalogo consiste — an­cora — tutta la virtù del milite cristiano e la salute per il conseguimento della patria eterna» (p. 40-41).


Gianandrea de Antonellis

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