giovedì 9 giugno 2016

Sandra Vita Guddo Spatola, "Tacco dodici" (Ed. Hombre)

di Maria Elena Mignosi Picone

“Tacco dodici” è il titolo che Sandra Vita Guddo Spatola ha dato al suo libro mettendo in rilievo in tal modo il fulcro attorno al quale esso ruota, e cioè il mondo delle ragazze. Si tratta precisamente di racconti riguardanti in particolare ragazze di periferia, sue allieve, quando ella per un decennio ha svolto il compito di psicopedagogista nei quartieri a rischio di Palermo, secondo il progetto del Miur, contro la dispersione scolastica.
Lavoro difficile e impegnativo che ha portato avanti con competenza e abnegazione: di fronte a situazioni drammatiche non si è risparmiata intervenendo anche di persona con coraggio e fermezza, con senso di responsabilità e affetto.
Ha seguito le sue allieve con l’intuito e la comprensione come farebbe una madre, vigilando sul loro percorso, abbastanza doloroso e travagliato, di riscatto.
Attraverso le storie di queste giovani, affiorano, in tutta la loro drammaticità, i problemi della società odierna: droga, violenza, perdita dei valori, disoccupazione, omosessualità, migrazione e fondamentalismo islamico.
Il clima è tenebroso e pesante però la scrittrice riesce a porgere il contenuto senza suscitare angoscia, anzi, come è proprio del vero artista, lasciando una scia di riflessione, ma nella pacatezza dell’animo; infatti con una narrazione fluida e lineare, di rapida lettura, riesce ad avvincere senza sconvolgere.
E’ un libro che presenta un quadro della società di oggi nei suoi aspetti più degradati, e che, nella riabilitazione e nella risoluzione dei vari casi, apre alla speranza.
Non mancano neanche esempi di amicizia tra docenti e allievi. Ma soprattutto quel che riesce più edificante è il raggiungimento del riscatto che, pur da situazioni estremamente a rischio, riesce infine ad essere un sicuro traguardo.
Nell’opera della scrittrice risalta una gioventù sicuramente sbandata, ma non necessariamente marcia, il cui sbandamento affonda le radici, spesso, nel marciume della generazione passata, sia pure coperto talora sotto un atteggiamento di presunta normalità; non mancano neppure nelle allieve barlumi di ideali, aneliti e sprazzi di luce, propri dell’età giovanile ricca di slancio e di intraprendenza, in cerca di giusti canali in cui esprimersi.
Un compito sicuramente arduo quello di Sandra Vita Guddo Spatola, psicopedagogista in mezzo a tale gioventù, e con la responsabilità di trarre il meglio da questa, di dirigerla e guidarla verso giuste direzioni strappandola ai pericoli e ai rischi propri di questo ambiente di superare i condizionamenti familiari, sociali che hanno provocato in loro vizi e devianze.
L’unica cosa che lascia un po’ dubbiosi e perplessi è che talvolta l’autrice, nelle soluzioni che prospetta ai giovani, sembra cedere, in modo forse un po’ acritico, a pressioni sociali attuali, come ad esempio quella sul matrimonio omosessuale, che avrebbero invece richiesto una riflessione più cauta. In fondo l’educatore dovrebbe sempre stimolare nei giovani che lo incontrano, una ricerca su se stessi, non necessariamente confermarli nella loro condizione.


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