domenica 12 marzo 2017

Tommaso Romano, "Elogio della Distinzione" (Ed. Thule)

di Alberto Maira

Un massificante egualitarismo che ha omologato l’esistenza degli uomini travolgendo la vita di interi popoli con un appiattimento soffocante, sposo e figlio insieme,  di un relativismo dalle fosche tinte ciniche e annichilenti, ha reso irrespirabile e invivibile il clima del nostro mondo, delle nostre città, dalle megalopoli ai villaggi apparentemente più sperduti ma ormai raggiunti dal rullo compressore di dinamiche massmediatiche, che ti inseguono ovunque, pronte a massacrare la ricchezza di ogni identità e gli spazi di ogni libertà concreta.
Tommaso Romano è un educatore e uno scrittore palermitano, che ha fatto della propria esistenza sin da piccolo, un soldato al servizio di valori non negoziabili, di battaglie difficili ma di alto profilo. E la non negoziabilità dei valori ai quali ha dedicato e continua a dedicare ogni giorno della sua vita da vero e proprio “milite” non sta nel partito preso di ideali frutto di una scelta ideologica partigiana ma dalla adesione a quella “verità delle cose” senza la quale l’ esistenza umana diviene non-senso e disperazione. E dolore, disperazione e distruzione sono il volto trascinato e trascurato di parte considerevole dell’umanità contemporanea. L’assalto alla “verità delle cose”, per usare un termine del filosofo Josef Pieper, si è rivelato un assalto all’amore di Dio per l’uomo con  conseguenti diabolici risultati della costruzione di un mondo senza Dio quindi senza pace, senza Dio quindi senza gioia, senza Dio quindi privo di significati.
In Elogio della Distinzione, l’autore, ci offre itinerari di possibile fuoriuscita  dal terreno melmoso della piattezza e del vuoto valoriale. Indicandoci non il proclamare una insignificante “distinzione per la distinzione”, per il puro gusto dell’essere fuori dal coro – che comunque è tra l’altro stonato – ma per essere gli incarnatori di un vissuto che risponda alla nostra natura di creature di quel Re dell’Universo che  ha iscritto nel nostro cuore un compito che ha un fine ultimo comune e itinerari per conseguirlo legati alla unicità e irripetibilità di ognuno di noi.  Sì, uguali ma unici e irripetibili. Dove l’essere uguali non è mai egualitarismo. E dove la unicità e irripetibilità non diviene mai individualismo.
Per aiutarci a meditare tutto ciò e altro, Tommaso Romano offre un ricercatissimo florilegio di autori di tempi, luoghi, condizioni, tratti, scuole, temperamenti ed anche prospettive diversi. Ma che, per gli aforismi e le riflessioni nel volume ripresi, offrono suggestioni utili allo scopo, che è quello, di ri-creare    “cultura, arte e ambienti” che favoriscano la rinascita di un mondo normale e vivibile,  alternativo a quello che è frutto della ribellione delle passioni più disordinate.
Nel testo si utilizzano decine e decine di citazioni molto significative e utili di autori antichi e antichissimi, da Aristotele ad Ariosto e Tasso, da Dante a Vico, così come di maestri di vita che i lettori, che speriamo siano tanti, avranno magari anche personalmente conosciuto come Attilio Mordini, Regine Pernoud, Gustave Thibon o  Giovanni Cantoni .
Già il professor Plinio Correa de Oliveira, nel suo magistrale saggio “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”, che non dobbiamo mai smettere di proporre come lettura della crisi del mondo moderno e come indicazione di itinerario di uscita da questa crisi, aveva parlato di “ complessità e l'ampiezza del processo rivoluzionario nelle zone più profonde delle anime, e pertanto della mentalità dei popoli” dove “è più facile indicare tutta l'importanza della cultura, delle arti e degli ambienti” nella marcia dei processi disgregativi. L’opera del Romano offre strumenti per restaurare rinnovati ambiti ove far rinascere e crescere, una nuova classe di nobili spiriti che vivifichino le famiglie sempre più disorientate, la cultura sempre più mercificata, le nazioni sempre più prive di punti di riferimento autentici. Quella che viene proposta è in definitiva la rinascita di focolai di saggezza.  
Il florilegio offerto diviene cosi un contributo non di puro esercizio letterario ma uno strumento per alimentare lo spirito, un aiuto a sopravvivere, senza abbattimenti e rassegnazioni ingiustificate, a rilanciarsi in forme rinnovate,  al servizio di una nuova evangelizzazione e di rinnovato slancio missionario che coniughi lo spirito contemplativo e  quello attivo, senza ripiegamenti intimistici e folcloristici, senza risibili orpelli e anacronistici estetismi.

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