martedì 5 settembre 2017

Non fatevi rubare la speranza

di Domenico Bonvegna

Oggi il nostro tempo sembra fatto apposta per non sperare. Sono troppi i fattori che che impediscono di sperare. Penso al terrorismo islamista, alla crisi economica, alla mancanza di lavoro per i giovani, alla crisi del matrimonio, della famiglia, la crisi demografica. Si potrebbe continuare. Ma si può vivere senza speranza? Il cristiano, l'uomo d'oggi può vivere senza speranza? Risponde alla grande fondamentale questione il cardinale Gerhard Ludwig Muller, in un libro scritto insieme al giornalista spagnolo Carlos Granados, “Indagine sulla speranza”, Cantagalli (2017). Le pagine del libro mettono in evidenza la grande personalità dell'ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, uno splendido esempio di “cristiano credibile”, di un uomo che testimonia con coraggio e chiarezza la propria fede, il proprio pensiero, i propri sentimenti, non censurando ciò che pensa sui temi più importanti che riguardano la Chiesa, la società, il mondo.
Il testo assomiglia molto, già nel titolo, al famoso libro-intervista che l'allora cardinale Joseph Ratzinger, concesse al giornalista Vittorio Messori, “Rapporto sulla fede”, Granados lo ricorda nella presentazione. Peraltro il giornalista spagnolo sottolinea l'amicizia di Muller con il Papa emerito Benedetto XVI e spera che anche questa sua intervista abbia altrettanto successo come quella di Messori.
Il libro è composto di quattro sezioni: I. Cosa possiamo sperare da Cristo? II. Cosa possiamo sperare dalla Chiesa? III. Cosa possiamo sperare dalla famiglia? IV. Cosa possiamo sperare dalla società? Inizia con l'appello di Papa Francesco: Non fatevi rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”, ma poi si ricorda che Benedetto XVI, nell'enciclica Spe salvi, del 2007, sosteneva che la crisi della fede nel mondo contemporaneo coincide con la crisi della speranza cristiana. Nello stesso tempo il Papa, facendo riferimento alle due grandi rivoluzioni della modernità: quella francese e quella comunista, spiegava che per colpa di queste ideologie, gli uomini, avevano cessato di sperare, come pure il cristiano moderno. Nell'epoca della modernità, Dio è stato sostituito dalle ideologie, che hanno prodotto false speranze e indotto all'errore milioni di uomini. Oggi, dopo il 1989, venute meno le ideologie, l'uomo è rimasto solo e disperato.
L'opera del cardinale Muller, conferma questa situazione dell'uomo contemporaneo, che non crede più in nulla, neanche nella propria storia personale.
Allora che fare? “Alzare lo sguardo, guardare in alto, dove troviamo il Signore della storia” e soprattutto fare riferimento, come aveva suggerito Benedetto XVI a Ratisbona, ai“quattro movimenti che avevano fatto grande la civiltà occidentale”: il mondo greco, il profetismo ebreo, la fede cattolica e la libertà di coscienza moderna”.
E' necessario elaborare e diffondere un “pensiero forte”, scrive Marco Invernizzi, recensendo il libro sulla rivista Cristianità (n.385; maggio-giugno 2017). Un pensiero che trasmetta certezze, tenendo conto delle fragilità del mondo contemporaneo, delle situazioni di disagio esistenziale di molti giovani e adulti di oggi.
“La nostra società - scrive il cardinale - che si vanta della democratizzazione della cultura e dell'informazione, assiste però impavida alla marginalizzazione di quegli intellettuali che propongono un pensiero forte, alla nascita costante di convinzioni irrazionali e offensive per la loro volgarità, alla diffusione di ideologie distruttive che si impongono con la scusa del politicamente corretto, ai movimenti oscuri di poche persone che detengono il potere economico e che manipolano a propria discrezione le coscienze di gran parte della popolazione”.
A questi intellettuali, uomini di buona volontà, il cardinale sembra consigliare di abbandonarsi alla Persona di Cristo, perchè qui sta la speranza, la Persona che ha il potere di salvare e di offrire la vera felicità che ogni uomo cerca. Quella del cristiano non è una speranza generica, che nasce da una specie di ottimismo, il cristiano spera in Cristo, persona concreta, uomo e Dio.
“Credo che la nostra società odierna – scrive Muller – considerando Dio come metafisicamente non necessario e proponendo un ottimismo che non si basa sulla realtà, stia rendendo ancora più drammatici i problemi che affliggono. Si sta diffondendo - continua il cardinale - uno stile di vita scettico ed edonista, totalmente contrario alla natura dell'uomo, che irrimediabilmente lo danneggia. Basta notare la rassegnazione, oggi tanto diffusa, e la disperazione di tante persone riguardo alla possibilità di trovare un senso alla vita”.
La via di uscita a tutti i problemi dell'uomo moderno, è quella di confidare solo in Lui, non negli uomini. Anche se questo non significa, che dobbiamo diffidare sempre e di chiunque. Il cardinale ci ricorda“che non dobbiamo assolutizzare neanche la persona più onesta che merita fiducia incondizionata”. Pertanto,“Anche il più leale tra gli uomini alla fine muore e ci lascia soli”. Quindi la nostra speranza non deve venire meno neanche davanti ai molti scandali che sembrano travolgere la Chiesa, che, nonostante i tanti peccati gravissimi,“non hanno ostacolato la Chiesa nel continuare ad annunciare con forza il Vangelo [...]”.
Dopo essersi interrogato su che cosa possiamo sperare da Cristo nel primo capitolo, nel secondo il cardinale Muller risponde alla domanda su che cosa si possa sperare dalla Chiesa, che “se è santa nel suo capo rimane peccatrice nelle membra, compresi i vescovi e i sacerdoti”. Muller è molto realistico, accenna che “è nata tradita nel primo collegio apostolico e ha conosciuto periodi tremendi, come per esempio l'Alto Medioevo, per quanto riguarda l'esemplarità dei pastori”.
Subito dopo Muller fa riferimento al grande gesto di San Giovanni Paolo II di chiedere perdono per i peccati commessi dagli uomini di Chiesa, in occasione dell'Anno Santo del 2000. E' stato un grande gesto di purificazione della memoria. A questo proposito l'ex prefetto sottolinea che “sono gli eredi di alcune ideologie che dovrebbero imitare il Papa polacco, chiedendo scusa delle violenze inflitte alla Chiesa durante la Rivoluzione francese o quella comunista, o con le leggi che toglievano i diritti civili ai cristiani, come per esempio nel Messico del secolo XX. Ma ciò non avviene”i
Pertanto i cattolici, nonostante certi errori degli uomini di Chiesa, devono essere“fieri del tanto di vero, di bene e di bello che la Chiesa ha introdotto nella società attraverso l'evangelizzazione”. Inoltre è giusto ricordare l'inculturazione della fede che peraltro può avvenire se vi è una dottrina che a sua volta diventa vita e si incarna nella storia.
Muller è attento a denunciare qualsiasi contrapposizione tra dottrina e vita. “La dottrina cristiana non è una teoria, un sistema come lo presenta l'idealismo o anche un'ideologia, cioè una composizione di idee umane[...]”. Certo il cristianesimo non è una dottrina, ma ha una dottrina e questa deve essere conosciuta, promossa e difesa dagli errori, perché “l'ortodossia è la condizione per la redenzione e per concepire adeguatamente la vita eterna”.
E' una dottrina che è durata fino al 1789, poi dalla “Rivoluzione francese in poi, i regimi liberali e i sistemi totalitari del secolo XX che si sono succeduti, l'oggetto dei principali attacchi è sempre stato la concezione cristiana dell'esistenza umana e il suo destino”. Certo non è che prima in Europa c'era il“paradiso terrestre” e poi è subentrato l'inferno. Anche perchè si rammenta che“non potrà mai darsi la società perfetta”. Tuttavia il mondo occidentale ha conosciuto per due secoli una progressiva disumanizzazione, nonostante il grande progresso materiale. Aggiunge Invernizzi: “La fede è stata aggredita ed è entrata in crisi, finchè la stessa Chiesa ha convocato il Concilio Ecumenico Vaticano II al fine di riflettere e indicare la via per uscire dalla crisi”. Sul Concilio Muller è determinato: la crisi nella Chiesa si manifesta prima del Concilio Vaticano II e i documenti prodotti sono proprio per porre fine a questa crisi. A questo proposito Muller rivaluta il pontificato di Pio XI, che meglio di altri aveva compreso il “nefasto progetto culturale della mentalità laicista”.
Dalla crisi si esce, da una parte esigendo una condotta di vita seria dei religiosi e dei sacerdoti; dall'altra con “la formazione di giovani alla gratuità, alla costituzione di gruppi familiari forti[...]”.
Il terzo capitolo sulla famiglia, vista da Muller come “la realtà sociale che meglio esprime la speranza per l'umanità”. Sempre però se rimane fedele alla sua origine e non cede a quelle tentazioni di ridurre il matrimonio ai desideri soggettivi e ai sentimenti. Oggi si rileva“una pericolosa ridefinizione dell'amore basata sul sentimento, delimitando anche il concetto di famiglia sulla base dell'utilità e della soddisfazione e non in base alla verità accolta nell'intimo di questa esperienza”. E' una visione ideologica, che porta ad una vera e propriarivoluzione sociale in base alla quale ognuno può determinare liberamente, secondo il proprio capriccio e la propria volontà, il modo di vivere la sessualità che desidera, anche se ciò significa snaturare la famiglia come istituzione basilare della nostra società”.
Peraltro questa ideologia avvalendosi della legislazione penale censura chiunque non accetta questo “diritto alla scelta”, definendolo omofobo e considerandolo perfino un pericolo sociale. Muller chiarisce che i diritti umani si fondano sulla natura, non sui desideri dell'individuo. A chi desidera vivere con tante donne,“questo desiderio non dovrebbe mai ricevere alcun riconoscimento legale, poiché non si fonda su alcun diritto che debba essere riconosciuto come tale dall'insieme della società”. Per il cardinale i cittadini responsabili,“non dovrebbero mai cedere alla pressione intollerabile dell'ideologia del pensiero unico che confonde i desideri con i diritti soggettivi”. Il cardinale pertanto auspica una reazione contro i diversi “modelli di famiglia”, della società occidentale impazzita. La famiglia tradizionale oggi è sotto attacco, soprattutto dalle diverse “colonizzazioni ideologiche” come ama definirli Papa Francesco. C'è un autentico scontro, nonostante molti, anche cattolici, vogliono evitare ogni contrapposizione.
Le nuove ideologie anti-famiglia ci stanno conducendo a un paganesimo precristiano. Del resto per Muller,“non c'è niente di più controllabile di un individuo frammentato, senza veri legami familiari, senza storia e senza altro obiettivo della ricerca del benessere, anche se di scarsa qualità: gli si offre panem et circenses come nell'antica Roma, ma in versione moderna e digitale”.
Ci troviamo di fronte ad una sfida educativa di primaria grandezza. A questo proposito il cardinale ricorda che i totalitarismi del secolo scorso, “hanno sempre tentato di sottrarre alla famiglia questo diritto fondamentale all'educazione dei figli: il Konsomol, la Hitler-Jugend, l'Opera Balilla sono tre esempi chiari di come queste ideologie hanno compreso che la famiglia e il suo grande difensore, la Chiesa, fossero le istituzioni più resistenti alla disgregazione sociale  che loro cercavano di imporre”. Pertanto secondo Muller,“dovremo educare meglio i nostri bambini, i nostri giovani, accompagnarli meglio con la nostra testimonianza di vita”. Dobbiamo prepararli a un matrimonio indissolubile e soprattutto proteggerli “dal sesso inteso come mera occasione di piacere”. Non bastano sei o sette incontri prematrimoniali. Muller nel libro risponde a tutte le domande “calde” inerenti alle questioni del sesso e della coppia, facendo riferimento al documento tanto discusso della “Humanae vitae” del beato Paolo VI.
“Ma chi mai potrà restituire speranza al mondo contemporaneo, tecnicamente disperato, cioè privo di qualsiasi prospettiva per il futuro?”A questa domanda risponde la IV parte del libro: la società.
Qui il cardinale Muller utilizza molto l'immagine usata da Benedetto XVI: la “minoranza creativa”, che a sua volta faceva riferimento al grande storico, Arnold J. Toynbee, che era convinto che per superare la decadenza di una cultura, di una civiltà, “è necessario che nella società sorgano minoranze creative che affrontino la crisi con intelligenza nuova. Esistono oggi queste minoranze?”. Oggi i cristiani, cattolici, che vivono in un mondo che sta morendo possono contribuire a farne nascere uno nuovo, con alcune caratteristiche riconducibili al cristianesimo.
La realtà della minoranza creativa è sempre esistita nella vita della Chiesa, soprattutto nei periodi a cavallo fra due epoche, come poteva essere alla fine dell'impero romano, oppure dopo la Riforma protestante nell'epoca della scoperta dell'America.
Del resto,“La minoranza creativa, opposta all''uomo massificato' è un concetto profondamente evangelico”. Monsignor Muller a questo proposito ricorda l'esempio dei Paesi di frontiera, come la Polonia, la Croazia o l'Ungheria. Popoli con una tradizione culturale di prima grandezza che sono stati plasmati dall'evento cristiano sulla scia della conversione al cattolicesimo dei loro re.
Concludo con le parole del reggente nazionale di Alleanza Cattolica, Marco Invernizzi: “La minoranza creativa può essere un buon modello per i cattolici di oggi, che vivono dentro un mondo che muore, ma che sperimentano anche l'aurora di un altro che nasce”. Invernizzi insiste,“bisogna costruire degli ambienti dentro il mondo moribondo, come lievito che possa far fermentare con il loro esempio, imparando sempre ad attrarre, come spiega spesso Papa Francesco”.
I segni per riconoscere queste minoranze creative sono “la fiducia, il senso di appartenenza, la gioia, la generosità, il riconoscimento della sovrabbondanza di quanto hanno ricevuto, la gratitudine, la responsabilità di lavorare e costruire insieme”


Nessun commento:

Posta un commento