martedì 19 dicembre 2017

Alla scuola di “rivoluzione e controrivoluzione” per rifondare una nuova civilta' cristiana.

di Domenico Bonvegna

Certamente un mondo sta crollando, il nostro, quello occidentale, anzi per qualcuno è già morto da tempo. Allora serve costruirne un altro, che ovviamente non sarà mai uguale a quello scomparso. Per rifare un nuovo mondo, tra le tante cose da fare, bisogna studiare molto, non basta solo leggere. Occorre però studiare opere importanti e significative che possano cambiare la nostra vita. Un testo che può dare un grande contributo a rifondare un nuovo mondo è certamente “Rivoluzione e Controrivoluzione”, un testo che a suo tempo ha cambiato la mia vita e quella di molti giovani, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. “Rivoluzione Controrivoluzione”, scritto nel 1959 da un professore, un pensatore cattolico, un uomo d'azione brasiliano, Plinio Correa de Oliveira, nato a San Paolo, il 13 dicembre 1908, da genitori appartenenti all'aristocrazia,“paulisti di quattrocento anni”.Per il cinquantenario dell'opera, la casa editrice SugarcoEdizioni di Milano, su sollecitazione di Alleanza Cattolica, ha pubblicato nel 2009 il testo integrato da cinque Appendici, precedenti e seguenti la sua pubblicazione di mezzo secolo fa. Corredato dall'Autoritratto filosofico dell'autore e dal suo testamento. Infine nel testo sono proposte testimonianze e presentazioni dell'opera nelle diverse edizioni. Complessivamente la nuova edizione arriva a ben 493 pagine.
Per quanto riguarda, l'edizione della Sugarco, ristampata nel 2016, è la 5a edizione del testo che possiedo e quindi che ho letto. La 1a edizione del testo del pensatore brasiliano è uscita nel 1963 per volontà del giovane intraprendente piacentino Giovanni Cantoni per le edizioni Dell'Albero di Torino. Poi è stato pubblicato per la casa editrice Cristianità nel 1972 e nel 1977. Nel 1999, l'Associazione “Luci sull'Est”, ne ha pubblicato una edizione non commerciabile. Il testo del professor Plinio oltre a leggerlo, l'ho studiato attentamente individualmente, ma anche in gruppo con gli amici militanti di Alleanza Cattolica.
Ma chi è il professor Plinio? E' una figura poliedrica, per avere l'idea del personaggio, elenco qualche incarico, ben presto in Brasile si è qualificato come l'esponente più in vista del Movimento cattolico, nel 1929 fonda l'Acao Universitaria Catolica. Nel 1932, promuove la formazione della LEC, la Liga Eleitoral Catolica, nelle cui liste, l'anno seguente viene eletto all'Assemblea Costituente: è il deputato più giovane e più votato di tutto il paese.
Scaduto il mandato parlamentare, viene chiamato alla cattedra di Storia della Civiltà e poi diventa titolare di Storia Moderna e Contemporanea. Nel 1940 è uno dei fondatori dell'Azione Cattolica paulista.
Plinio Correa de Oliveira, scrive Giovanni Cantoni, nella presentazione del testo pubblicato dalla Sugarco, è “un uomo di pensiero, oratore, conferenziere e giornalista, attratto fin da giovane dall'analisi della crisi contemporanea, della sua genesi e delle sue conseguenze. Correa de Oliveira è autore di studi di carattere sociologico e storico, sempre sollecitati da situazioni della vita della Chiesa e del mondo cattolico, nonché da frangenti del mondo religioso e sociopolitico internazionale o iberoamericano, cattolico convinto e militante, la sua parola e la sua penna sono sempre state al servizio della Chiesa e della civiltà cristiana.
Nel 1960, fonda la Sociedade Brasileira de Defesa da Tradicao, Familia e Propriedade, la TFP brasiliana, il cui statuto si ispira a quello dei Comitati Civici costituiti in Italia nel 1948 da Luigi Gedda (1902-2000). Da allora si dedica completamente alla funzione di presidente di questa associazione. L'obiettivo era quello di diffondersi tra i giovani brasiliani e di organizzarli per la Contro-Rivoluzione.“Il suo metodo consisteva nell'attrarre e nel formare giovani che potessero contribuire alla promozione contro-rivoluzionaria della Società attraverso giornali, libri, radio e televisione e contribuire alla vendita di materiali pubblicati dalla Società in campagne pubbliche per le strade”. Un ideale che ha attirato l'entusiasmo di tanti giovani in tutta l'America Meridionale, facendo nascere società autonome simili. Naturalmente queste associazioni hanno combattuto il comunismo organizzato e dichiarato.“Insomma, si può dire che, se non fosse stato grazie all'esistenza delle TFP, forse la tattica cripto-comunista avrebbe soggiogato l'intera America Meridionale a Mosca”.
In qualità di scrittore, giornalista e pensatore, lascia oltre 2500 articoli e manifesti. E' stato direttore del settimanale O Legionario, collabora regolarmente al mensile di cultura Catolicismo, peraltro dove ha pubblicato per la prima volta nel 1959 il best seller “Rivoluzione e Controrivoluzione”. Inoltre De Oliveira ha collaborato con alcuni quotidiani brasiliani come la Folha de S. Paulo. I suoi scritti sono ripresi in tutto il mondo in particolare in Italia, dalla rivista Cristianità, organo ufficiale di Alleanza Cattolica.
Il pensiero e l'azione di Correa de Oliveira, che troviamo in “Rivoluzione e Controrivoluzione”, prendono l'avvio e ruotano attorno a un giudizio storico:“è esistita una civiltà cristiana occidentale, animata dalla Chiesa Cattolica, frutto dell'inculturazione della fede prima nell'Europa Occidentale, poi, via via, nella Magna Europa. Di tale civiltà cristiana - scrive Cantoni - è in via di realizzazione il processo di distruzione, la Rivoluzione, una dinamica storica in quattro fasi: la prima religiosa, la Riforma protestante, preceduta e accompagnata da una rivoluzione culturale rappresentata dall'Umanesimo e dal Rinascimento; la seconda politica, la Rivoluzione Francese; la terza sociale, la Rivoluzione comunista; e, infine, la quarta, la Rivoluzione Culturale iniziata con il Sessantotto francese e a esso emblematicamente, anche se non sempre fattualmente, collegabile”. E' un lungo processo storico di lunga durata, oltre cinquecento anni, che si sviluppa abbracciando tutte le attività dell'uomo, come la cultura, l'arte,le leggi, i costumi e le istituzioni. Fino al secolo XVIII, il processo rivoluzionario fu eminentemente religioso: le istituzioni politiche rimanevano più o meno intatte. Invece dal 1789 alla fine del XIX secolo fu essenzialmente politico.
Nella I appendice si può leggere una conferenza del dott. Plinio che ha tenuto sulla Civiltà Cristiana del Medioevo. Qui viene esposto l'ordine cattolico che “si realizzava in una gerarchia in cui le diverse classi sociali – fra le quali vi era una transizione perfetta – erano l'esito dello stesso ordine naturale delle cose”. De Oliveira espone i rapporti sociali improntati sulla paternità e la bontà. Naturalmente qui si viene a smontare tutte quelle sciocchezze scritte senza documentazione sul “buio medioevo”. A questo proposito per comprendere quei mille anni, può essere utile l'ottimo testo scritto da Regine Pernoud, “Luce del Medioevo”. Ma anche tutti i fondamentali testi scritti dal sociologo americano Rodney Stark. Il professore brasiliano evidenzia la notevole differenza tra la schiavitù dell'antichità e i servi della gleba. Per de Oliveira,“Soltanto con l'instaurazione della Cristianità medievale in Europa si conobbe, per la prima volta nella Storia, un continente intero senza la schiavitù”. Il servo della gleba, godeva di molti diritti, non poteva essere espulso dalla terra ove lavorava ed esercitava una specie di diritto di proprietà sulla casa in cui abitava. Poi c'erano le corporazioni di mestieri con una propria legislazione del lavoro. E poi le università, le scuole dei conventi, dei religiosi. Gli ospedali erano mantenuti dal clero o dagli ordini femminili.“Il clero fondò molti ospedali durante il Medioevo e iniziarono a essere praticati i principi igienici nel trattamento degli infermi e di feriti. La medicina moderna è nata in quegli ospedali”. Mentre la nobiltà era obbligata a combattere in tempo di guerra, i plebei non erano obbligati. Nel Medioevo esistevano le libertà regionali.“La libertà provinciale e municipale conobbe in tale epoca una straordinaria possibilità di espansione”. Al contrario degli Stati moderni che posseggono una sola Costituzione che regge tutto il paese. Il nostro autore sostiene con forza che la“civiltà cristiana non un'utopia. Si tratta di qualcosa di realizzabile e che, di fatto, si è realizzata in una determinata epoca”. E puntuale il professor Plinio cita il grande Papa Leone XIII, in riferimento al Medioevo, nell'enciclica “Immortale Dei”, poteva scrivere: “Ci fu un tempo in cui la filosofia dell'evangelo governava gli Stati...”, “quando la forza e la sovrana influenza dello spirito cristiano era entrata ben addentro nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in tutti gli ordini e apparati dello Stato; quando la religione di Gesù Cristo, posta solidamente in quell'onorevole grado che le spettava, andava fiorendo all'ombra del favore dei principi e della dovuta protezione dei magistrati; quando procedevano concordi il sacerdozio e l'impero, stretti avventurosamente fra loro per amichevole reciprocità di servigi. Ordinata in tal modo la società, apportò frutti che più preziosi non si potrebbe pensare, dei quali dura e durerà la memoria, affidata a innumerevoli monumenti storici, che nessun artificio di nemici potrà falsare od oscurare”. Ma anche Paolo VI, interviene sul ruolo del Papato nell'Italia medievale: “[...]non dimentichiamo i secoli durante i quali il Papato ha vissuto la sua storia [d'Italia], difeso i suoi confini, custodito il suo patrimonio culturale e spirituale, educato a civiltà,, a gentilezza, a virtù morale e sociale le sue generazioni, associato alla propria missione universale la sua coscienza romana ed i suoi figli migliori”. E ancora Papa san Pio X, ha potuto scrivere sempre riferendosi al Medioevo: “[...] non si deve inventare la civiltà, né si deve costruire la nuova società tra le nuvole. Essa è esistita ed esiste; la civiltà cristiana, è la società cattolica. Non si tratta che di instaurarla, ristabilirla incessantemente sulle sue naturali e divine fondamenta contro i rinascenti attacchi della malsana utopia, della rivolta e dell'empietà: 'Restaurare ogni cosa in Cristo”.
RcR, il testo scritto da de Oliveira, consta di due parti: La Rivoluzione e la Controrivoluzione.
 La Rivoluzione è promossa dall'orgoglio, e dalla sensualità, due passioni che suscitano la rivolta dell'uomo contro la morale e contro la fede cristiana. In pratica, per de Oliveira, la Rivoluzione “non è essenzialmente un moto di piazza, una sparatoria o una guerra civile, ma ogni sforzo che mira a disporre gli esseri contro l'Ordine”. E' un fenomeno eminentemente spirituale, il campo d'azione è “l'anima umana e la mentalità della società”. Scrive nel suo autoritratto filosofico:“Le crisi non nascono dalla mente di qualche pensatore, ma dalle passioni disordinate, eccitate dal Potere delle tenebre”. Tuttavia,“le passioni disordinate, eccitate dall'azione preternaturale del Potere delle Tenebre, sollecitano continuamente gli uomini e i popoli al male[...].
La Contro-Rivoluzione è ogni sforzo che miri a circoscrivere e a eliminare la Rivoluzione. Nella storia ci sono stati diversi movimenti e brillanti talenti che hanno combattuto la Rivoluzione, ma la maggior parte si limitavano a contrastarla in qualche sua espressione, mai nella sua totalità.
La Contro-Rivoluzione sarà una “re-azione, cioè un'azione diretta contro un'altra azione”. Il de Oliveira ha in mente una Cristianità nuova, tutta splendente di fede, di umile spirito gerarchico e d'illibata purezza, chiaramente questo si farà soprattutto attraverso un'azione profonda nei cuori. Ora, quest'azione è opera specifica della Chiesa, che insegna la dottrina cattolica e la fa amare e praticare. La Chiesa è, dunque, l'anima stessa della Contro-Rivoluzione”.
“La nostra epoca - scriveva Eugenia Adams-Muresanu, una scrittrice e poetessa rumena - presenta tutti i segni evidenti delle rovine con cui la Rivoluzione ha ricoperto la terra”, che poi “è tutto un mondo, che occorre rifare dalle fondamenta”, ha dichiarato con tono profetico Pio XII. Certo qui non possiamo affrontare tutti i temi che ci ha offerto il professor Plinio con il suo prezioso manuale, “Rivoluzione Controrivoluzione”.
In conclusione mi preme segnalare l'ultimo testo del professore brasiliano, scritto qualche anno prima della sua scomparsa. Si tratta di “Nobiltà ed èlites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà romana” del 1993. Al solo enunciare il titolo, sembrerebbe un argomento per soli storici ma non è così. Anzi il tema affrontato è di estrema attualità.
Il professore si riferisce alla mancanza di èlite, di équipe, di classi dirigenti adeguate nel proprio paese, ma vale anche per gli paesi.“Perché non abbiamo le élite necessarie. Dove vi sono le élite moralmente e intellettualmente capaci, non mancano gli uomini idonei per la loro competenza e per la loro moralità. Dove non vi sono élite, gli uomini di reale valore sono rari, poco noti e condannati a vegetare anonimi nella moltitudine dei mediocri o dei ladruncoli”.
Il Pontefice Pio XII aveva previsto che, presto o tardi, le condizioni morali del mondo moderno, si stava avviando verso una crisi totale profonda. Per questo ha pronunciato, nel suo pontificato, quattordici importantissime allocuzioni, che contengono un appello a che fossero preservati con cura, nei paesi con tradizione nobiliare, le rispettive aristocrazie. E che, nello stesso tempo, le élite nuove, originate dal lavoro esercitato nel campo della cultura come in quello della produzione, trovassero condizioni propizie per costituire élite autentiche, dello stesso genere della nobiltà per la loro formazione morale e culturale, come per la loro capacità di comando. Sarebbe loro compito formare, al modo della nobiltà, autentiche élite capaci di dare origine a uomini scelti nei più diversi campi”.


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