venerdì 24 aprile 2015

Il sismografo e la cometa (Tommaso Romano) - ISSPE

di Lydia Gaziano

Tommaso Romano, intellettuale, poeta, saggista, che non si arrende, non depone le armi, anzi continua - novello Prometeo - la propria battaglia.    Il sismografo e la cometa è – parole dell’autore - un lavoro di ricapitolazione, ma dal titolo apparentemente esoterico. Sismografo, perché attinente agli stati d'animo dell’autore, cometa, perché stella augurale in grado di indicarci una via di salvezza. Con “La tradizione e la deriva apocalittica - Linee antimoderne per i cavalieri erranti dell’ideale” (primo capitolo del pamphlet) l’autore entra nel tema a lui più caro: “la critica alla modernità, (che) non è... incapacitante esotismo d’isolati e fieri reazionari, d’intransigenti individui fuori dal tempo, di curiosi soggetti impermeabili agli “immortali principi”, ma una lucida e impellente necessità per trovare la forza, le idee e la fede onde reagire alla barbarie”. Al contrario, “va raccolta in positivo e senza settarie demonizzazioni una tale critica alla logica moderna”. L'antica trilogia, Dio, patria, famiglia, su cui ha scritto uno dei suoi libri esemplari Marcello Veneziani, può sembrare a qualcuno una “anticaglia” per pochi cultori ma, se appena si riflette sulle conseguenze dell’abbandono di tali valori, ecco che ciò che viene troppo frettolosamente rifiutato torna ben presto a imporsi e a giustificarsi davanti al tribunale della ragione.     Viviamo in piena Apocalisse - afferma Romano - e non si tratta di un paradosso. La critica demolitrice, totale ed estrema ad ogni forma di industrialismo, progresso tecnologico non poteva essere più radicale, ma quali esiti ha dato? Infatti, dopo tanta distruzione, non siamo certo tornati all’auspicata cura del territorio, alla riscoperta dell’identità e delle bellezze della nostra terra. Abbiamo perso, invece, competitività. Inondati da prodotti stranieri di bassa qualità e invasi da immigrati, a loro volta sfruttati e malpagati. Stanchi e impoveriti, noi siciliani, vaghiamo ormai nel limbo dell’inesistenza, alla ricerca dell’identità perduta.    “Sosteniamo da tempo che agricoltura, pesca, artigianato, energie naturali, valorizzazione e investimenti a tutela dei beni culturali e ambientali, centri di eccellenza creativa e scientifica, turismo sono la nostra riserva vera, il nostro giacimento, il campo da far rifruttificare” e invece, proprio all’opposto, “ciò che è già imperante è la spirale verso la totale schiavitù, il diventare una colonia senza prospettive, vegetare e quindi perire; dissanguando conseguentemente i risparmi e le poche riserve e annichilendo il tessuto morale, l’orgoglio di un popolo, già smarrito e con poche speranze”.    Come dice Franco Cassano la logica della modernità va ribaltata. Non è un lavoro da poco e di pochi. Ma è ineluttabile il tentarci... se ciò potrà avverarsi sarà attraverso l’unità di gruppi culturali e politici coesi e con nuovi protagonisti sociali.    Mentre si vaga alla ricerca di illusorie felicità materialistiche e malsane, si istilla l’odio per la vita, l’odio per gli avi, per il passato, per la tradizione. Senza un ritorno a Dio e alla legge naturale vi è solo la perdita del centro della bussola, il voler far tutto solo perché si esiste, o si vegeta, annegando nelle droghe e nel libero arbitrio, provocando spesso la morte di esseri indifesi come donne e bambini. Il sismografo e la cometa è una silloge di opere e personaggi della nostra terra, illustri nei vari campi del sapere. Dino D’Erice, poeta del noi, della coralità, di una tradizione rinnovata da un linguaggio scabro, essenziale. Di profonda spiritualità le lettere di Salvatore Li Bassi a Padre Matteo La Grua. L’opera del frate castelbuonese, che operò alla Noce di Palermo, rivive negli scritti del figlio spirituale che ebbe sempre nel grande carismatico una guida, un aiuto, una speranza.    Il coraggioso scrittore di mafia Michele Pantaleone, condannato a immeritato oblio, ma ripercorso esemplarmente prima dal letterato catanese Mario Grasso e poi da Gino Pantaleone, trova giusta menzione. E ancora, tra gli altri, trovano posto lo storico ciminnese Francesco Brancato come le rivisitazioni critiche di Salvatore Di Marco. A conclusione, l’intera Opera di Tommaso Romano ricapitolata da Ida Rampolla del Tindaro, studiosa attenta e profonda di letteratura, arte e storia.

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