di Marcello Falletti di Villafalletto
La brava scrittrice vicentina ci ha da tempo abituati alla pubblicazione di qualche volumetto di liriche – tengo a evidenziare che il significato di “volumetto” vuol solamente dire: piccolo libro solamente –; questa volta ci ha sorpresi veramente anche con brevi racconti e per aver verseggiato in vernacolo.
Ines ha scritto a pagina 53: “La poesia è l’anima dell’uomo”. Io vorrei aggiungere: “la poesia è la coscienza dell’umanità”; che rivela, attraverso i pensieri più reconditi, la sua natura, l’intimo, il personale, che altrimenti non paleserebbe neanche a se stessa.
«Ho addolcito/ ogni istante del giorno/ con carezze di sole leggero/ con i baci di petali rosa/ con parole cantate dal vento./ E ora/ che è giunto il momento/ di andare/ potrò continuare/ da sola il cammino,/ custode/ di emozioni incantate/ che il tuo amore/ mi ha saputo donare». L’Autore non usa parole complesse, complicate, macchinose retoriche, tanto meno dubbiose suggestioni interpretative; si mostra così com’è, con candore e semplicità che colpiscono immediatamente. Non vi è, nella Scarparolo, una affannosa ricerca di atteggiamenti straordinari, tanto da giocare d’effetto sulla sensibilità del lettore; usa una naturale spontaneità che colpisce immediatamente, arrivando immediatamente a destinazione, vale a dire: dal cuore e alla mente. Questo è il grande valore di poter e voler scrivere: farlo per uno scopo semplice, personale che si dilata automaticamente, senza alcuna forzatura, senza alcuna macchinazione o voglia di essere e di fare. Guarda caso confessa, ingenuamente: «Sono una nonna extra-large che in cuore sente ancora la gioia, anzi “il boresso” degli anni della giovinezza. Amo scrivere perché con la scrittura, e specialmente con la poesia, posso far fiorire le mie giornate e renderle profumate come un prato a primavera, anche se spesso le nubi offuscano l’azzurro del cielo e le fragranze di fiori e frutti svaniscono troppo presto nell’aria». Se nello scrivere, ma più ancora nei versi poetici può conservare la freschezza dell’eterna giovinezza, allora dobbiamo riconoscere che questa qualità, continua ad essere energia viva, trascendente e generosa che la conduce direttamente a mete elevate, dove tutti vorrebbero salire.
«M’inebria/ un profumo di rose/ stasera./ Dietro alle case si spengono/ i bagliori del sole che muore/ e io sento qualcosa che preme/ che punge nel cuore./ Mamma, dimmi:/ Perché il tuo ricordo/ non riesce a bastarmi/ stasera?/ Questo profumo di rose/ che si spande nell’aria/ si fa ancora più forte/ e ti immagino, mamma, in un viale/ di boccioli in fiore/ avanzare piano piano/ mandarmi un bacino/ farmi “ciao” con la mano…/». Sentimenti, pensieri elevati che proiettano verso il verticale di un orizzonte invalicabile dove possiamo scoprire che quest’esistenza è qualcosa di più di un semplice passaggio, ma l’inizio di una promessa che si realizza dal momento che si avverte. Questo lo riscontriamo nello scrivere di Ines: «Un compendio di bellezza interiore, dunque, o, se preferiamo, un ulteriore salto in avanti di una scrittrice genuina e dal cuore sincero che sa riempire con abbondanza i giorni del suo passaggio sulla Terra.», come ha ottimamente scritto Fulvio Castellani al termine della Prefazione.
Il bel volume, dove le poesie in vernacolo hanno la traduzione a fronte con suoi ottimi disegni, si legge d’un fiato, ma appena terminato si sente il desiderio di tornare a iniziare a rileggerlo.
Grazie Ines per questo ulteriore e meraviglioso dono!
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