Con questo pregevole testo l’Autore ci offre uno spaccato singolare del breve regno siciliano del duca sabaudo Vittorio Amedeo di Savoia, proprio nel Trecentesimo anniversario dell’incoronazione avvenuta nel lontano 1713.
«Un breve luminoso periodo (11 ottobre 1713 – 2 settembre 1720), stretto tra la plurisecolare influenza dell’Impero spagnolo e il ritorno degli Austriaci in Sicilia; dinasticamente troppo anticipatore rispetto alla svolta risorgimentale guidata da Casa Savoia e con obbiettivi in parte di segno opposto. A differenza di Vittorio Emanuele che nell’ordinale II si riagganciava alla storia pregressa della Casa. Vittorio Amedeo – come sottolinea giustamente Tommaso Romano – non si sarebbe mai firmato nei documenti ufficiali come II, e ciò facendo intendeva rimarcare l’acquisita sicilianità. Tra i suoi obbiettivi era di rinnovare i fasti del Regno normanno, il periodo eroico che si era concluso con la scomparsa di Federico III d’Aragona (25 giugno 1337), II di Sicilia (incoronato re il 25 marzo 1296). Allora i siciliani si batterono per il loro re contro forze militarmente ben maggiori e contro la Chiesa, divenuta matrigna verso l’Isola che non accettava di rinnegare il Vespro (1282). Ora il contesto interno e internazionale era molto cambiato e la tradizionale distanza del viceré dal popolo aveva reso questo, se non indifferente, almeno distratto e impreparato per cogliere il messaggio nuovo che veniva da Amedeo; tanto meno ci sarebbe stato il tempo per memorizzarlo e tramandarlo. Sobrio nell’abbigliamento e nei modi, era fornito di un sicuro intuito nel valutare i collaboratori, nonché pragmatico nell’affrontare i problemi. Tutto il sistema di governo dell’Isola era scivolato verso l’arretratezza e i commerci avevano perduto il ruolo che l’avevano resa ricca. Il nuovo re era intenzionato a ristabilire gli scambi con l’esterno e soprattutto ad ammodernare le istituzioni pubbliche.», scrive Bordonali in apertura dell’Introduzione.
Il saggio ben puntualizza e sicuramente riscopre un evento, poco conosciuto, della plurisecolare storia sabauda. Dimenticanza questa che appartiene anche agli ambienti scolastici, più concentrati su argomenti politici e politicizzati, sempre meno attenti e tanto meno disponibili a trattare i veri aspetti della storia della nostra penisola; lasciando nell’ignoranza più totale i nostri giovani studenti.
Vittorio Amedeo II, figlio di Vittorio Emanuele II di Savoia e di Giovanna Battista Maria di Savoia-Nemours, nacque il 14 maggio 1666, divenne re di Sicilia nel 1713, nel 1720 riacquistò il trono piemontese, divenendo il primo re sabaudo, regnando fino all’abdicazione, in favore del figlio Carlo Emanuele III, il 3 settembre del 1730, morendo poi il 30 ottobre 1732. Aveva sposato, nel 1684, Anna d’Orléans. Dopo la pace di Utrecht, 11 aprile 1713, riprese dalla Francia tutti i possedimenti alpini e la Spagna gli concesse l’isola di Sicilia in regno. Un evento non straordinario ma insolito per una dinastia che, più tardi, sarebbe assurta fino a diventare sovrana dell’intera Italia.
L’Autore con la qualificata competenza analizza in modo veramente magistrale, non solamente l’arrivo e l’incoronazione di Vittorio Amedeo ma delinea, agevolmente, il programma che, questo sovrano, avrebbe fortemente sviluppato in quell’isola, della quale si sentiva più che monarca già figlio; legandosi indissolubilmente a quella terra nella quale aveva pensato di vivere il resto dei suoi giorni. Cosa che avvenne ugualmente, anche se per un breve periodo, pur restando nel cuore dei siciliani che l’apprezzarono sia come monarca, sia come uomo.
Il volume presentandosi in veste editoriale elegante, corredata di innumerevoli riproduzioni di incisioni e stampe del tempo, si offre ad una facile e invitante lettura che ci sentiamo di consigliare non solamente a coloro che si sentono legati in qualche modo alla Sicilia o alla storia, ma anche per chi realmente volesse approfondire un argomento di notevole interesse, che sembrerebbe scontato e dimenticato; ma che in verità non lo è affatto.
Per questo ringraziamo e vogliamo essere riconoscenti a Tommaso Romano che ci ha offerto questa opportunità e per l’abilità di averci consegnato una lettura altamente qualificata.
«Un breve luminoso periodo (11 ottobre 1713 – 2 settembre 1720), stretto tra la plurisecolare influenza dell’Impero spagnolo e il ritorno degli Austriaci in Sicilia; dinasticamente troppo anticipatore rispetto alla svolta risorgimentale guidata da Casa Savoia e con obbiettivi in parte di segno opposto. A differenza di Vittorio Emanuele che nell’ordinale II si riagganciava alla storia pregressa della Casa. Vittorio Amedeo – come sottolinea giustamente Tommaso Romano – non si sarebbe mai firmato nei documenti ufficiali come II, e ciò facendo intendeva rimarcare l’acquisita sicilianità. Tra i suoi obbiettivi era di rinnovare i fasti del Regno normanno, il periodo eroico che si era concluso con la scomparsa di Federico III d’Aragona (25 giugno 1337), II di Sicilia (incoronato re il 25 marzo 1296). Allora i siciliani si batterono per il loro re contro forze militarmente ben maggiori e contro la Chiesa, divenuta matrigna verso l’Isola che non accettava di rinnegare il Vespro (1282). Ora il contesto interno e internazionale era molto cambiato e la tradizionale distanza del viceré dal popolo aveva reso questo, se non indifferente, almeno distratto e impreparato per cogliere il messaggio nuovo che veniva da Amedeo; tanto meno ci sarebbe stato il tempo per memorizzarlo e tramandarlo. Sobrio nell’abbigliamento e nei modi, era fornito di un sicuro intuito nel valutare i collaboratori, nonché pragmatico nell’affrontare i problemi. Tutto il sistema di governo dell’Isola era scivolato verso l’arretratezza e i commerci avevano perduto il ruolo che l’avevano resa ricca. Il nuovo re era intenzionato a ristabilire gli scambi con l’esterno e soprattutto ad ammodernare le istituzioni pubbliche.», scrive Bordonali in apertura dell’Introduzione.
Il saggio ben puntualizza e sicuramente riscopre un evento, poco conosciuto, della plurisecolare storia sabauda. Dimenticanza questa che appartiene anche agli ambienti scolastici, più concentrati su argomenti politici e politicizzati, sempre meno attenti e tanto meno disponibili a trattare i veri aspetti della storia della nostra penisola; lasciando nell’ignoranza più totale i nostri giovani studenti.
Vittorio Amedeo II, figlio di Vittorio Emanuele II di Savoia e di Giovanna Battista Maria di Savoia-Nemours, nacque il 14 maggio 1666, divenne re di Sicilia nel 1713, nel 1720 riacquistò il trono piemontese, divenendo il primo re sabaudo, regnando fino all’abdicazione, in favore del figlio Carlo Emanuele III, il 3 settembre del 1730, morendo poi il 30 ottobre 1732. Aveva sposato, nel 1684, Anna d’Orléans. Dopo la pace di Utrecht, 11 aprile 1713, riprese dalla Francia tutti i possedimenti alpini e la Spagna gli concesse l’isola di Sicilia in regno. Un evento non straordinario ma insolito per una dinastia che, più tardi, sarebbe assurta fino a diventare sovrana dell’intera Italia.
L’Autore con la qualificata competenza analizza in modo veramente magistrale, non solamente l’arrivo e l’incoronazione di Vittorio Amedeo ma delinea, agevolmente, il programma che, questo sovrano, avrebbe fortemente sviluppato in quell’isola, della quale si sentiva più che monarca già figlio; legandosi indissolubilmente a quella terra nella quale aveva pensato di vivere il resto dei suoi giorni. Cosa che avvenne ugualmente, anche se per un breve periodo, pur restando nel cuore dei siciliani che l’apprezzarono sia come monarca, sia come uomo.
Il volume presentandosi in veste editoriale elegante, corredata di innumerevoli riproduzioni di incisioni e stampe del tempo, si offre ad una facile e invitante lettura che ci sentiamo di consigliare non solamente a coloro che si sentono legati in qualche modo alla Sicilia o alla storia, ma anche per chi realmente volesse approfondire un argomento di notevole interesse, che sembrerebbe scontato e dimenticato; ma che in verità non lo è affatto.
Per questo ringraziamo e vogliamo essere riconoscenti a Tommaso Romano che ci ha offerto questa opportunità e per l’abilità di averci consegnato una lettura altamente qualificata.
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