di Marcello Falletti di Villafalletto
L’Autore, con questo nuovo volume, ci offre circa venti
liriche della sua recente produzione, affidandone i pensieri alle molteplici
direzioni del vento; affinché possano giungere nell’intimo sentire di quanti
sanno cogliere la cogente percettibilità che nasce dall’espressione poetica..
Canti, fortemente espressivi,
straordinari che colpiscono, inevitabilmente, chi è concretamente affine a
quello che scrive Maria Teresa; anzi, più che mai, prova, coraggiosamente,
sulla sua pelle, trasformandolo e trasmettendolo con evidente energia lirica.
Il testo, interamente,
attraversato dalla «finitezza e fragilità /in un corpo abitato /da un dolore
tagliente /sino alle midolla …», avvertite soltanto da chi ha affinato
percettibilità alla condivisione del vissuto quotidiano; vivendo la precarietà
della costante debolezza che, per dirla con San Paolo, «ci fa sentire forti
quando siamo più deboli!». Nel terrestre passaggio /dai contorni imprecisi,
/ niente è come si vorrebbe., ma la traballante barca “sfasciata” continua
a solcare, imperterrita, queste strette e angosciose rotte della vita che,
dentro, continuano a mantenerci desti, permettendoci di apprezzarne il vero
senso.
Elevata poesia! Certamente il
meglio della Sua vasta produzione, dove la maturità esplode ad ogni verso,
concentrandosi in suoni tangibili, visibili, immediatamente catturati dalla
sensibilità e predisposizione di chi sa coglierne l’elevata simbologia; ammantata
da una profonda ricerca escatologica che continua, costantemente ad essere, il
quotidiano del vero poeta che, invece, dovrebbe esserlo per tutti gli esseri
razionali.
Prigioniera e reclusa /in una
lunga notte /geme lo spirito indocile. /Il dolore mi aggredisce, /scortica la
carne /con unghie di tigre. /Esclusa dalla vita /intravedo un timido bagliore,
/uno spiraglio di luce. /Memore del conforto, /supplico che tale rugiada /non
evapori e sempre /sia fonte di letizia.
Il malcelato pessimismo leopardiano,
dettato da un legittimo compromesso esistenziale, in Maria Teresa viene
sublimato dalla speranza trascendente della quale è pervasa e da cui riceve
forza, costantemente rigenerante, fino a diventare zampillante sorgente alla
quale attingere, non solo forza stimolante per la quotidianità, ma linfa
creatrice, efficacie che la colloca nell’empireo dei maggiori. Anche se loro
stessi, ai nostri giorni, rischiano di essere ricordati, esclusivamente, dai
pochi che gli sono rimasti fedeli e appassionati estimatori!
Non sempre il tormento interiore
partorisce sofferte parole, opprimenti pensieri; bensì edulcorate aspettative
che, non possono mai rimanere soltanto illusioni o effimere chimere poetiche,
ma rinvigorenti certezze che trovano riparo sia nel verso scritto, sia nella
mente che l’intende: Quando il sonno cala sull’umano /giaciglio, e con lieti
sogni riscatta /i crucci del quotidiano, /la luna assonna sbadiglia. /La rosa
vermiglia, /per il giorno sepolto, /invoca sdegnosa, il chiarore /rosato del
mattino. …
È qui la profondità del pensiero
poetico della Scibona. Lasciando affiorare quell’enorme scintilla, che diviene
forza vulcanica, espressiva del verso; permettendo di lasciarsi leggere,
afferrare, meditare anche da coloro i quali non hanno voglia di addentrarsi,
forzatamente, nei meandri, non sempre facili, della percezione che, per
delicatezza, riservatezza o indolenza, sovente ottenebra anche il più semplice
degli uomini.
Grazie, amabile Maria Teresa, di
averci proiettato, ancora una volta, verso di te; sintonizzandoci sulle stesse
lunghezze d’onda che credevamo di aver smarrito e grazie per aver incluso in
questa importante silloge anche Il gabbiano peregrino che ai voluto
dedicare a me “tuo amabile fratellino”.
A tutti gli estimatori della
poesia di Maria Teresa Santalucia Scibona, ma anche a tutti quelli che non la
conoscono personalmente, consigliamo di addentrarci dentro questo affascinante
viaggio, attraverso le inesplorate rotte di un vento che, delicatamente
irruente, con la sua straordinaria dolcezza, certamente può ritemprarci,
rinnovarci, donandoci serenità e pace.
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