lunedì 11 maggio 2015

Uomini onesti e dignitosi nei racconti di Guareschi


di Giovanni Lugaresi

Non parliamo di una novità libraria, ma di una raccolta di racconti del grande scrittore della Bassa, ricca di storie che fanno la Storia, e sulle quali il lettore, se lo vorrà, potrà a lungo (e proficuamente) riflettere.

Anni fa, in una intervista, Sergio Romano affermò che spesso la storia la si legge meglio attraverso la letteratura, come a dire: meglio i romanzieri che gli studiosi di professione. Nulla di più vero in tanti casi, in primis quello di Giovannino Guareschi, attraverso i cui racconti (molti dei quali ispirati appunto dalla realtà) si può leggere la storia. Ma non soltanto scorrendo le sue pagine scritte, perché anche nelle sue vignette e nei disegni ce n’è di storia da apprendere, anche di lati tragici della nostra vicenda nazionale.
Quel che qui però interessa è la pagina scritta: di ieri e di ieri l’altro, anche perché spesso appare di una attualità straordinaria, e sconcertante.
E’ il caso di un racconto dal titolo apparentemente… amorfo: “Il cittadino Demei”, che contiene invece una anticipazione del fenomeno (sempre attuale) dei perseguitati dal fisco, diversi dei quali come è noto si sono tolti la vita.
Il Demei, cittadino e imprenditore onesto di cui scrive Guareschi, è malato e viene colto da un malore poco dopo la visita della Tributaria che ha posto i sigilli a tutti mobili dell’ufficio, compreso l’armadio nel quale sono custodite le medicine che l’uomo assume.
In breve: basterebbe rompere quel sigillo per recuperare la pastiglia salvavita, ma il Demei appartiene a una categoria di uomini per i quali la dignità, l’onestà personali e professionali camminano in coppia. Così: il professionista onesto, che non ha nulla da nascondere, e il cittadino rispettosissimo dell’autorità dello Stato (ancorché Stato infame!), che convivono nella persona del Demei, vengono a costituire un unicum che non ha tempo: è di ieri, di oggi, lo sarà di domani.
Perché accanto ai malandrini furbastri che lo Stato lo fregano, ci sono quelli che, pur dallo Stato ingiustamente perseguitati, ugualmente ne riconoscono l’autorità e ne osservano le leggi.
Naturalmente, nel racconto di Guareschi ci sono rappresentanti dello Stato (quelli della Tributaria), freddi e cinici, i quali agiscono prevenuti, con il presupposto cioè (ed è fenomeno pure dei nostri tempi) che ogni imprenditore sia disonesto e perciò vada castigato…
E’ storia di ieri, come si diceva. Ed è storia di tutti i tempi, supponiamo, che riusciamo a leggere, a capire, proprio attraverso la letteratura.

Ancora. In un altro racconto guareschiano: “La notte dei miracoli (Una favola di Natale)”, il lettore rivive il dramma della disoccupazione del dopoguerra, segnatamente riferito a un giovane tornato dall’internamento nei lager nazisti e per il quale non c’è un minimo di comprensione da parte della famiglia della moglie, emblematica di un certo mondo borghese al quale nulla interessa del cristiano Dio Uno e Trino, per sentirsi invece cinicamente ed egoisticamente ed esclusivamente legato al “dio quattrino”.
Ci sono altre storie, e c’è altra storia, nei racconti di Giovannino Guareschi, come torniamo a constatare sfogliando le pagine di un volume che i figli Alberto e Carlotta hanno messo insieme per la serie Opere II, uscito per i tipi dell’editore Rizzoli: “I racconti di nonno Baffi” (pagine 735; Euro 32,00 – con una nota di Guido Conti).
Tre sono le parti nelle quali si articola il volume: “Piccolo mondo borghese”, raccolta in ordine cronologico di tutti i racconti del “Decimo clandestino” (1982) e di “Noi del Boscaccio” (1983); poi, “Baffo racconta”; infine “La calda estate del pestifero”. Racconti e favole, appartenenti alla ricca produzione letteraria di Guareschi, la cui validità di scrittore si tocca con mano, al di là e al di sopra della saga di Don Camillo.
C’è un “piccolo mondo borghese” fatto di quotidianità di gente modesta, della piccola borghesia, appunto, i cui valori sono quelli dall’autore mai smentiti, fra i quali quel decoro formale emblematico di una interiore dignità e di una onestà a prova della vita, come nel racconto citato, che insieme all’altro fa parte, appunto, di questo volume. Le cui pagine, come del resto tutte quelle dello scrittore della Bassa, ci fanno ora sorridere ora immalinconire, e a volte fan venire un magone così!
Alla fine ne esce, per dirla con Guido Conti, “il ritratto di un mondo affollato di gente piegata dal dolore e dalla vita però mai vinta, che attraversa il difficile dopoguerra, la ricostruzione e un futuro di speranze e di lotte nel pieno del boom economico…”.
Storie, insomma, che fanno la Storia, e sulle quali il lettore, se lo vorrà, potrà a lungo (e proficuamente) riflettere.

Riscossa Cristiana, 8 maggio 2015

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