di Maria Elena Mignosi Picone
Ciminieri è il titolo che la poetessa Paola Galioto Grisanti ha voluto dare a questo suo libro che non è solo di poesie, ma anche di racconti, seguiti da acrostici, e che è ampiamente corredato da fotografie che segnano, inserite opportunamente nel contesto letterario, le varie tappe della sua vita.
Ma vorrei soffermarmi prima di analizzare i versi e il seguito, su una fotografia che apre le pagine del suo libro; in questa aveva due anni ma già c’è in lei quel che sarà Paola Galioto Grisanti da adulta: una persona solare, di una radiosa bellezza sia fisica che spirituale, dallo sguardo ridente che emana bontà.
E la vedremo anche adolescente, aggraziata e composta, la vedremo come figlia coi suoi genitori, come sorella, ma purtroppo per pochi anni, essendo venuta a mancare ancora piccola la amata sorellina, come moglie e madre col marito e la figlia. Questo per quanto riguarda la sua vita familiare.
Ma oltre a queste ricchezze, una famiglia unita sia quella d’origine che la sua propria, anche se la sua esistenza è stata oscurata da un grande dolore, Paola Galioto Grisanti è stata dotata dalla sorte di vari altri talenti.
Sin da giovinetta ha manifestato una grande passione: la musica, e ha studiato per alcuni anni pianoforte arrivando a suonare in concerti organizzati nella scuola.
Poi è sopravvenuto il dono della poesia. Ed è anche scrittrice.
Un’altra passione ancora, la fotografia , ma a livello di arte.
E oltre a ciò, ha manifestato anche predisposizione per il ricamo, l’uncinetto e la maglia.
Una persona versatile, dunque, con animo da artista.
Spirito contemplativo, sin da piccola non si stancava mai di ammirare dal terrazzo di casa sua il paesaggio che le si offriva davanti, i tramonti “sempre l’uno diverso dall’altro”, l’ “Aspra, bella e splendente nei…colori, adagiata tra il verde dei limoni e quel mare azzurro”, e soprattutto la ciminiera da cui trae il titolo il libro.
Ciminieri, una sintesi di ciminiera e di ieri, con cui l’autrice vuole esprimere quasi il motivo ispiratore dell’opera: la nostalgia. La contrapposizione tra passato e presente, tra l’oggi e l’ieri, che va però a beneficio del tempo trascorso.
Ecco la nostalgia è il nucleo dell’intero lavoro, il cuore, ma non è una nostalgia strerile, quella propria di coloro che inneggiano sempre al passato, i “laudatores temporis acti”, no, è una nostalgia diversa che suona quasi come una denunzia, e nel mettere innanzi il degrado dello stato attuale, quasi auspica un risveglio, un cambiamento di rotta. E questo lo possiamo dedurre dalle sue parole poste in esergo alle poesie in dialetto, dopo quelle in lingua. “Curriti, iti sempri avanti, ma nun dimenticati a vostra terra, a parrata di li vostri patri, a vostra matri ca vi fici. A Sicilia è terra d’amuri, prutiggitila, nun lassatila affunnari.”
Ed è con questo intento che si rivolge alla ciminiera con l’animo pregno di nostalgia: “Povera ciminiera dei miei ricordi…/ oggi ti ho cercata nel vederti / un tuffo al cuore mi ha creato / ahimè mozzata ti ho trovata / della tua altezza ti hanno privato” e il motivo lo spiega “…anche al paese mio i palazzoni si son fatti”. E perciò ella non può ormai provare le sensazioni di prima: “Alta e maestosa eri per me…Eri bella pulita…sempre la più alta eri / e dietro per sfondo avevi / l’azzurro mare e il grande Pellegrino.”
La nostalgia la ritroviamo in altre poesie: “Così bella, verde e colorata / era la campagna di mio padre. / Ora tutto è secco, anche i limoni.” In questa ella ricorda le farfalle che ora non si vedono più, le lucertole, le lumache. “Ho lontano in me / il ricordo di tante / belle colorate farfalle” E non può fare a meno di prorompere: “Perché distruggere la natura / e non far sopravvivere gli animaletti / che il buon Dio ci / ha donato?” Quella farfalla che le ispirava sogni grandiosi: Vorrei essere una farfalla / e volare nei cieli azzurri / in cerca di pace.” E aggiunge. “Dove e quando vivremo la / tanto attesa pace?..per troppi interessi / i potenti vogliono distruggere / tutto il creato”. E si rivolge alla luna: “Ah se tu potessi parlare/ …non più guerre e cattiverie / sulla terra avremmo, / ma vera serenità.”
Ecco la nostalgia che si fonde con l’anelito alla pace , al superamento del male che affligge il nostro tempo.
Risulta così la poesia di Paola Galioto Grisanti, che è soffusa di nostalgia, uno specchio veritiero della realtà attuale e uno sprone a miglioralrla.
E’ spirito contemplativo ma anche realistico, con gli occhi aperti sul mondo circostante, di cui non dimentica neanche personaggi della sua cittadina, Bagheria, o anche personaggi che conosciamo attraverso le notizie della televisione. E così non manca una poesia A Giacomo Giardina nel decennale della sua scomparsa, ad Alberto Sordi in occasione della sua morte, e pure la preghiera accorata per la salute di Giovanni Paolo II.
Animo sensibile e delicato, non le sfugge sin da bambina, sempre dal terrazzo della sua casa, l’arrivo del treno. “Così da bimba quando l’ansimare / del treno udivo, correvo su in terrazzo / a vedere il treno partire.” E ancora aggiunge: “A me sempre caro il treno è stato.” E con senso romantico lo paragona all’amore: “L’amore è come il treno” ed esorta “E tu fanciulla svegliati, / …sappi riconoscere se quello è / il treno giusto dell’amore”.
Come possiamo osservare, dall’ammirazione della bellezza, sia essa la natura o il treno che sbuffa e la attira, ella però poi non si ferma lì, non si esaurisce il sentimento della bellezza in se stesso ma si apre alla bontà, all’amore.
Questo lo possiamo pure osservare a proposito del suo sogno, da bambina sempre, di vedere le strade del suo paese, alberate. Poi questo suo sogno si avvera, sia pure con lentezza, dopo cinquant’anni, però ella pensa al vecchierello stanco che si può riposare nel sedile sotto l’albero, pensa a chi può farsi pure una lettura, ai bimbi che possono giocare accompagnati dalle loro madri. “Iu sunnava strati arvulati / e sidili ‘nta li marciapiedi / pi fari ripusari i vicchiareddi stanchi.”
Bellezza e bontà fanno un tutt’uno nell’animo di Paola Galioto Grisanti.
E la bellezza la poetessa non solo la contempla ma ella stessa è fattiva e operosa nel realizzarla. Basti pensare che ha rimesso a nuovo la già Villa Coglitore ora Villa Galioto, e ne ha fatto sede per convegni culturali, per trattenimenti. E’ un donna che non si ferma mai: “Lu jornu su tanti / li cosi ca fazzu / curru a dritta e a manca / …A sira stanca mi ritrovu”.
La nostalgia ritorna anche nelle poesie in vernacolo. Una di queste porta proprio il titolo: “ ‘A nustalgia”. “Nustalgia è pinzari / li tempi di la fanciullezza / quannu u mari era chiaru / cristallinu e ciaurusu.”
Nostalgia è anche ricordare certe consuetudini familiari come quella di fare il pane in casa. La massaia si alzava di buon mattino, impastava con amore ed allegria e per tutta la casa si diffondeva un odore inebriante: “Ah chi ciauru si rispirava / ‘n dda casa quannu ‘u pani si facia!”
Ma anche nelle poesie in vernacolo l’angoscia: “ ‘U munnu forsi forsi sta finennu?” e invoca: “Signuri nostru Ddiu ajutanni, / libira ‘u munnu di tutti sti guai.”
Alle poesie, che sono in lingua nella prima parte e poi in dialetto, seguono i racconti.
Essi sono in numero di quattro. Si imperniano più che altro sulla descrizione di luoghi della sua Bagheria con particolare riferimento all’arte, alle Ville Nobiliari di cui la cittadina è ricca. A questa si intreccia in genere una storia d’amore di ragazzi, l’innamoramento tra studenti, l’amore giovanile . che si conclude sempre con la formazione della famiglia e il raggiungimento della felicità.
Sono gradevoli a leggersi e soprattutto risalta una minuziosa precisione, oltre che una profonda conoscenza degli artisti che vi hanno lavorato, della storia. Sono utili anche appunto per chi apprezzasse e volesse sapere.
Sono scritti con una precisione che si sofferma pure nei dettagli e che definirei quasi fotografica.
E infine non possiamo non fare cenno a un’altra grande passione di Paola Galioto Grisanti, la fotografia. In lei la fotografia diventa arte. Le inquadrature, la luminosità, la prospettiva sono mirabilmente curate. Si sente il cuore dell’autrice. E’ poesia. Ha la forza di trasmettere un messaggio, il messaggio della bellezza e con questo sembra raccomandare la tutela di quei luoghi che ella ritrae. Perché è patrimonio incommensurabile, è segno di civiltà.
Ecco uno straordinario messaggio si propaga da tutta l’opera della nostra autrice: poetessa, scrittrice, pianista e fotografa.
Stupenda persona, ricca di valori umani e spirituali, di quei valori che restano perenni nel tempo e non tramontano mai.
Innumerevoli e impossibili a elencarsi sono i riconoscimenti che ha ricevuto, le cariche e i premi di grande prestigio, gli apprezzamenti non solo in Sicilia ma anche in campo nazionale.
Ma quel che rimane indelebile in chi la conosce è la sua amabilità, la sua naturalezza, il suo sorriso.
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