di Tommaso Romano
Il crollo della grande capacità di narrare dell’uomo, del mondo e dell’eterno, di indagare ragioni, di abbandonarsi all’immaginazione, di metastorizzare gli eventi, di fornire motivazioni, segni, punti di riflessione.
Certamente il romanzo di Piero Vassallo Un treno nella notte filosofante (Solfanelli, Chieti, 2013) è in totale controtendenza, in positivo stupore l’esito letterario che ci propone, in convincente sintesi l’architettura che regge tutto l’assunto.
Diciamolo subito, il romanzo filosofico di Vassallo non è adatto ai più, sconsigliabile per spiriti belli, ecumenici pacifisti e mistificatori di verità. Come una somma letteraria Vassallo – ormai consapevole della stazione alla grande Opera, dall’alto del notevole lavoro dottrinale, filosofico e di implacabile e acido polemista indomito – sciorina le sue certezze in un mondo che sospetta dominato da un leviatano abile, mellifluo e implacabile, un grande fratello che ci richiama ad Orwell ma anche alla Città del Sole di Tommaso Campanella, che di totalitarismi e controlli ne teorizzava non pochi.
La vicenda si snoda fra l’arresto di un treno che nella notte smette di correre verso una meta definita arenandosi nel neoparadiso delle schiavitù imposte dall’alto, da abili nuovi – vecchi filosofanti appunto, che gnosticamente imperano, imponendo a pochi prescelti le nuove iniziazioni a sfondo sessuale-orgiastico, per “illuminazioni” che conducono al sottosuolo dell’anima.
Un pugno di resistenti prima in modo volontaristico poi prendendo coscienza per una liberazione possibile, si fa guidare dalla determinazione di uno di essi, cosciente fino all’inizio del baratro e dell’inganno.
Vassallo sfodera gli artigli, come sempre sa fare, mostrando una fluente e accattivante affabulazione anche nel rischioso tessuto narrativo, ma appunto non rinunciando alle sue profonde convinzioni etiche, al travaglio metafisico che porta certezze nella trascendenza.
Smaschera gli inganni che trova nella realtà attuale trasfigurando i suoi personaggi, aguzzini e nuovi Rasputin compresi nell’avventura distruttiva del nichilismo senza orizzonti vitali.
Una risposta autorevole, forte, alla morte annunciata del romanzo schiavo adesso del pensiero debole e delle trame mortifere.
Opera di estremo rilievo, pietra miliare per ricomporre un tessuto slabbrato e in piena decadenza, Vassallo ci consegna un romanzo di lunga durata, paradigmatico, capace di suscitare vertigini e meditazioni metafisiche senza sfuggire alle urgenze e alle sfide terribili che la storia ci pone.
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