mercoledì 11 novembre 2015

Sebastiano Timpanaro, "Alcune osservazioni sul pensiero di Leopardi" (ed. Solfanelli)


Il presente lavoro di Sebastiano Timpanaro, che si avvale nelle sue argomentazioni della svolta critica segnata dagli studi di Walter Binni e di Cesare Luporini, è una serrata indagine, filologica e filosofica insieme, che porta in primo piano la sostanza concettuale dell'opera di Leopardi, il quale fece della poesia un passaggio testimoniale per la definizione del suo pensiero.
     La particolarità della posizione leopardiana, ancorata a una tradizione classicistico-illuministica, risiede nella rappresentazione del rapporto uomo-natura che esclude ogni metafisica consolatoria. Il critico, tenace avversario della linea idealista ottocentesca e poi crociana, vede nell'umana infelicità di cui ragiona il Leopardi materialista non già un romantico mal du siècle, né un'angoscia esistenziale, ma un'afflizione soprattutto fisica che egli converte in strenua strategia conoscitiva.
     Leopardi viene esaminato lungo il dispiegarsi di un pensiero lucido, corrosivo pur dietro le sue forme limpide, che Timpanaro va ricomponendo attraverso le categorie del «materialismo» e del «pessimismo» per ridefinirne la visione del mondo e dell'uomo, con un'indagine sempre puntuale e poggiata sulle fonti.
     L'appassionata esperienza di Timpanaro rimane uno dei rari esempi italiani di quella difficile unità fra campo di analisi e scelte di vita, fra ragione letteraria e ragione politica. Le pagine introduttive di Antonio Prete, che rivisitano con garbo e autorevolezza il lavoro del grande studioso, aiutano a metterci in ascolto di quell'interrogare che è il «respiro» della scrittura leopardiana.

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