di Giovanni Matta
Iniziando
a scrivere poesie all'età di 13 anni Attard, malgrado allora così giovane, ha
avuto una visione del tutto pessimista della vita.
Nelle
sue liriche iniziali ritroviamo innanzitutto l'angoscia della solitudine la
noia, l'amarezza, il pianto e – circolare - il dominio della morte.
È
una morte che impera, è la falciatrice "che passa senza arrestarsi e senza
aspettare"; la morte è uno scempio e persino le stelle sono "gocce di
dolore".
È
evidente che il poeta ha subito una grave perdita, che lo ha ammesso così al
cospetto di un totale pessimismo. E certamente ha influito anche un amore non
ricambiato, da cui nasce "il canto d'amore disperato".
Anche
il tempo che disillude le speranze e distrugge i giorni è un nemico. La vita
per il poeta è un "calice doloroso", è un cammino carico di violenza
e di incomprensione. I suoi scritti diventano "poveri versi" (pag.
37) gettati al vento, nel dolore e nel sangue, nella gelosia e nello
scoraggiato pessimismo. Questa è la visione iniziale di Attard.
Fortunatamente,
maturando, il nostro giovane poeta incontra l'amore, la passione lo travolge
"come un mare in tempesta"; arrivano "i giorni belli "e
nella fede ritrovata appare la luce profetica per tutti gli uomini.
Si,
vi saranno certezze cariche di tanti dubbi, ma vengono ricomposte e diventano
vere armonie.
E
qui il poeta nella "notte di luna nel bosco" (pag. 17) ci dona un
quadro esemplare e suggestivo per descrivere "il bacio tra amanti che
senza" ci richiama il Gozzano, ma anche Leopardi.
Può
sembrare un paragone ardito, ma questi versi costruiti nel dolore iniziale,
maturano nella certezza che è l'uomo col suo libero arbitrio a crearsi il
proprio destino e la parola, "il verso", lo aiuta a riconoscere
l'unica verità, il trionfo del "Verbo".
E
con "Parusia" conclude il volume con un grande inno al Signore,
Salvatore del Regno, che dona gioia e pace.
Con
la lirica "Il tuo regno viene" (pag. 99) - che dà il titolo al
volume - Attard prende lo spunto dall'apocalisse
dell'evangelista Luca per descriverci la fine del mondo e il trionfo del Divino
Amore, del Sacro Cuore di Gesù.
È
una poesia moderna - quella di Attard - scandita in versi - alle volte liberi -
scorrevole, cicale, profonda, ricca di metafore,, ma soprattutto di altri
contenuti morali e sociali
In questo nuovo volume
di versi ritroviamo un Attard più consapevole della sua scrittura, certamente
più attuale, meno pessimista e più ricca di valori importanti per maturare e
suggerire una serena vita di pace per tutti.
La sua lirica diventa un
canto sublime - ripetuto è convinto – all’amore infinito, all’eccelso, al Dio
di tutti, vero "ristoro" e "fiamma d'amore".
Quel Dio che è
"balsamo" di pace, che - per il poeta - è anche "padre e madre
d'amore".
La sua fede, maturata
negli anni, gli suggerisce il richiamo dell'Apocalisse di Luca per ricordare a
tutti noi - con la metafora della caduta di Babilonia -che verrà la
"grande bufera", che "atterrerà l'impostura dell'uomo",
miscredente cieco e ambizioso. Poesia critica quella "Dal Califfato al Regno" (pag. 80) (che dà il titolo al volume
e ne rivela il contenuto principale) contro la malvagità degli attentatori di
Parigi, contro il male sparso nel mondo dal maligno, per ritornare - convinti
nella fede - all'eden ritrovato, al "Divino Eterno" (pag. 103), alla
pace universale.
Nei versi ritmati di
Attard non mancano i ricordi: la memoria si riveste di poesia, ritorna la
giovinezza, "rivedere quegli occhi belli", - oblio impossibile -
Porticello, la strada antica, "La vela" (pag. 13), la dipartita dei
cari, la vittoria delle croci (pag. 99).
E poi una sequela di dediche:
da quella al Papa Francesco, a quella a Giovanni Falcone, un'armonica sinfonia
celeste che parte dalla risacca del mare verso l'Ave Maria del Cielo (“Concerto
del mare" (pag. 97)).
Ed ancora dediche: alla
madre - canto forestiero - a Marilyn - luce assassina sesso e droga -, (pag.
78) a William Wordsworth (pag. 86) –
Dolcissimo arpeggio – all’amica Anna Messineo (pag. 72), il dolce sorriso è nel
sole - a Franca Curcio (pag. 24) –
Andartene leggiadra ed ascosa , - ad Antonio Succi (pag. 101) – il fiume del
male richiede mercede -.
E poi "un saluto
amichio… Al vecchio felino" in ricordo del suo gatto Silvestro.
La poesia di Attard è
quasi classicheggiante, è ricca di valori universali; e come tale apre le menti
alla "grande luce" che discende dal cielo, all'eterno "desiderio
di pace" che si ha solo cercando e credendo in Dio.
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