di Giovanna Sciacchitano
Un mondo senza biblioteche e
librerie sarebbe certamente più povero: sono i luoghi dove lo spirito ed il
pensiero si alimentano e crescono per dare i loro frutti. Da questa
considerazione per nulla scontata nasce la scelta di Sandra Guddo di presentare
il suo nuovo romanzo “Le Geôlier”, pubblicata da Ed.Vertigo, alla sala convegni della libreria Mondadori
Multicenter di Palermo, il 17 novembre scorso. L’opera della Guddo, apprezzata
dal numeroso pubblico presente, si è rivelata, subito, un’opera originale e
intelligente. Attraverso uno stile “scorrevole ed elegante, ricco di metafore e
simboli” così come ha sottolineato, durante la presentazione del romanzo, la
professoressa Maria Vita Gambina, presidente dell’ULITE, l’autrice espone le
vicende di Cesare Molinari, protagonista del romanzo, che attraverso una
sofferta ricerca esistenziale si redime dagli “abissi della perversione”
(alcool, droga, prostituzione), grazie al sentimento più bello che l’uomo possa
agire: l’amore. Maria Vita Gambina ha fatto inoltre notare che la scrittrice con
questo romanzo ha saputo magistralmente rappresentare la società malata
contemporanea di cui siamo spesso testimoni impotenti. Nella narrazione la Guddo procede con ritmo
incalzante e avvincente, trovando strategie stilistiche che le hanno permesso
di affrontare nello stesso romanzo più tematiche e regalando al lettore una
fitta trama ricca di colpi di scena. Ogni frase, ogni parola prima di essere
stata scritta è stata soppesata, valutata da Sandra Guddo, perché, come lei
stessa dice, “le parole hanno un peso: alcune pesano come macigni, altre hanno
la leggerezza del soffio vitale”..Durante la presentazione del romanzo
l’autrice ha voluto leggere un passo che vuole essere di monito affinché le
parole vengano utilizzate senza esagerazioni, nella giusta misura, affinchè
arrivi a chi ascolta il vero senso del discorso:
< - Io mi chiamo Cesare Molinari e lei è la mia promessa - rispondo come
se in me sia cresciuto un uomo nuovo, un altro me stesso, emerso dalle ceneri della distruzione che ora riscopre ed usa
parole dimenticate, parole di antica saggezza, cariche di significato,
inequivocabili, non logorate dall’abuso o dalla voglia di essere a tutti i
costi originali, per sorprendere o peggio per nascondere il vuoto di contenuti,
di chi usa una sintassi che trascura il verbo per l’iperbole, di chi si
consegna al linguaggio fittizio abusando di metafore che amplificano a
dismisura ogni significato fino a
renderlo paradossalmente inconsistente e incomprensibile.->
L’autrice ha dimostrato con questa
pubblicazione di avere il merito di sapere ascoltare ciò che sta attorno a lei
e citando Walter Bengjamin e i suoi “Quaderni berlinesi”, la Guddo recupera proprio
quella capacità di ascoltare che poi restituisce attraverso i sentimenti nella
vita quotidiana, ma non senza essersi prima immersa in un silenzio riflessivo
che la conduce alla verità. L’intervento di Aldo Gerbino ha poi messo in
luce aspetti dell’opera dell’autrice che fanno riferimento alla cultura e alla migliore
tradizione letteraria francese e non soltanto per il titolo del romanzo “Le Geôlier”
che ripropone subito nell’immaginario la bella poesia di J. Prevert., ma per lo
stile della sua prosa : sensibile, precisa, tesa, graffiante, ritmata, insomma
una scrittura poetica con la quale l’autrice si può permettere di far circolare
anche problematiche di un realismo esasperato, che a volte confluiscono nella
violenza di azioni legate sempre e comunque alla diluizione continua e costante
della propria identità . Il protagonista non è più centrato nella sua essenza
sana, ma si smarrisce in una società globalizzata dove non si può riconoscere,
si spersonalizza sempre di più, fino a rimanere vittima di pulsioni insane che
non sa contenere. Purtroppo, spesso, questa è la condizione dell’uomo
contemporaneo e Cesare Molinari diventa così “il simbolo di questa nostra
società lacerata da una profonda crisi economica che sostanzialmente si
manifesta come crisi di valori”. L’opera della Guddo ci dà l’opportunità,
dunque, di riflettere su queste realtà che sono vicine a noi più di quanto non
pensiamo. “Questa crudezza dei messaggi,
dei sentimenti della nostra società globalizzata” dice Aldo Gerbino “ può essere raccontata in tanti modi ma Sandra
Guddo riesce a farlo quasi poeticamente
utilizzando un linguaggio che per certi versi è vicino a Guj de Monpassant e al
suo romanzo realista Bel Ami. Nell’opera di Sandra Guddo c’è un calco francese anche se ovviamente il
suo modo di scrivere è rinnovato ed assolutamente aderente ai nostri tempi.” Una
scrittura, come già detto, ricca di simboli e metafore, che dà molto rilievo
ai luoghi dove si svolgono le vicende,
il nord e il sud, quasi a voler scindere la personalità del protagonista in un
prima e in un dopo. Così la descrizione
dell’Arena di Verona per la sua forma circolare può ricordare al lettore la
discesa in un cerchio infernale dantesco, luogo di transito prima del percorso
di redensione che lo porterà verso i luoghi più solari e vivaci del meridione,
come è la città di Napoli. A proposito di nord e sud Sandra Guddo tratta
abilmente il problema della “questione meridionale” e lo colloca all’interno
della sua narrazione proprio perché non
essendo “Le Geôlier” un saggio storico può forse meglio catturare l’attenzione
dei giovani. L’autrice agisce una sorta di riscatto morale trattando la
“questione meridionale” attraverso le parole di un veneto che riconosce i torti
che la Sicilia
ha subito al momento dell’unità nazionale, quando le strutture economiche e
sociali rimasero immutate, decretando la situazione di difficoltà del
mezzogiorno d’Italia rispetto alle altre regioni del Paese. Divario che non si
è mai sanato nel tempo. Il romanzo di Sandra Guddo è davvero pieno di sorprese,
l’autrice abilmente sa spostare l’interesse del lettore, ora con la capacità di
entrare in punta di piedi nella mente del protagonista con una profonda analisi
introspettiva che partendo dal vissuto sregolato di Cesare arriva ad essere
un’analisi della collettività malata, ora impegnando il lettore in analisi
socio economiche che interessano la vita civile e politica degli italiani, sia
passata, sia attuale. Tutto ciò è
possibile perché “nel romanzo di Sandra Guddo è presente”, come afferma Tommaso
Romano, “non soltanto una leggera vena
di ironia ma quel messaggio di speranza che illumina tutta la vicenda umana e
spirituale dei suoi tanti personaggi “. Un neorealismo quello della Guddo “non
drammaticamente risolto ma speranzoso”.
Epoca di transizione la nostra dove, afferma Aldo Gerbino, non si dovrebbe mai
perdere la speranza e la Guddo
ce ne fa dono perché “gli uomini sono come
pattinatori su una lastra di ghiaccio che si può rompere da un momento
all’altro oppure potrebbe resistere a pesi notevoli”
Bellissima la metafora del bosco
introdotta da Tommaso Romano che cita il celebre saggio “Passaggio al bosco” di Ernst Junger, unico luogo di silenzio dove simbolicamente
sarà possibile riscoprire le forze primordiali della natura. Luogo di di riflessione per giungere alla conoscenza di
sé stessi e rintracciare la propria essenza. Ed è attraverso il bosco e l’eremo
che Cesare Molinari si avvia alla redenzione, finalmente la “dimensione
criminale” si allontana sempre di più e Sandra Guddo scrive a proposito del
protagonista
“canalizzare
tutte le mie energie per avviare una
vera e propria mutazione genetica che mi trasformasse in un’ameba asessuata.
Progetto ambizioso ma non impossibile se perseguito con la convinzione di un
anacoreta.”
La voce interiore che Cesare
ascolta è la voce dell’amore, sottolinea Tommaso Romano: “ non è soltanto
l’innamoramento di cui parla Alberoni , ma è un amore totalizzante”, che si
materializza nella persona di frate Carmelo, prezioso tramite con l’Amore
Assoluto che è Dio. Dalla lettura del
romanzo si evince la significativa influenza
che la cultura classica ha lasciato in Sandra Guddo, tuttavia nella sua
scrittura c’è, sottolinea Tommaso Romano, “un vettore moderno mai usato nella
dimensione classica o peggio passatista del discorso amoroso ma tutto è
inserito nella dimensione della quotidianità”. In “Le geôlier” c’è il presente, il passato e
il futuro, c’è la vita, mi piace concludere con le efficaci parole di Tommaso
Romano: “Il romanzo di Sandra Guddo è un
libro godibile che parte da Prevert ed entra in relazione con le questioni del
mondo”.
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