lunedì 5 dicembre 2016

Sandra Guddo, “Le Geôlier” (Ed. Vertigo)

di Giovanna Sciacchitano

Un mondo senza biblioteche e librerie sarebbe certamente più povero: sono i luoghi dove lo spirito ed il pensiero si alimentano e crescono per dare i loro frutti. Da questa considerazione per nulla scontata nasce la scelta di Sandra Guddo di presentare il suo nuovo romanzo “Le Geôlier”, pubblicata da Ed.Vertigo,  alla sala convegni della libreria Mondadori Multicenter di Palermo, il 17 novembre scorso. L’opera della Guddo, apprezzata dal numeroso pubblico presente, si è rivelata, subito, un’opera originale e intelligente. Attraverso uno stile “scorrevole ed elegante, ricco di metafore e simboli” così come ha sottolineato, durante la presentazione del romanzo, la professoressa Maria Vita Gambina, presidente dell’ULITE, l’autrice espone le vicende di Cesare Molinari, protagonista del romanzo, che attraverso una sofferta ricerca esistenziale si redime dagli “abissi della perversione” (alcool, droga, prostituzione), grazie al sentimento più bello che l’uomo possa agire: l’amore. Maria Vita Gambina ha fatto inoltre notare che la scrittrice con questo romanzo ha saputo magistralmente rappresentare la società malata contemporanea di cui siamo spesso testimoni impotenti. Nella narrazione la Guddo procede con ritmo incalzante e avvincente, trovando strategie stilistiche che le hanno permesso di affrontare nello stesso romanzo più tematiche e regalando al lettore una fitta trama ricca di colpi di scena. Ogni frase, ogni parola prima di essere stata scritta è stata soppesata, valutata da Sandra Guddo, perché, come lei stessa dice, “le parole hanno un peso: alcune pesano come macigni, altre hanno la leggerezza del soffio vitale”..Durante la presentazione del romanzo l’autrice ha voluto leggere un passo che vuole essere di monito affinché le parole vengano utilizzate senza esagerazioni, nella giusta misura, affinchè arrivi a chi ascolta il vero senso del discorso:
< - Io mi chiamo Cesare Molinari e lei è la mia promessa - rispondo come se in me sia cresciuto un uomo nuovo, un altro me stesso, emerso dalle ceneri  della distruzione che ora riscopre ed usa parole dimenticate, parole di antica saggezza, cariche di significato, inequivocabili, non logorate dall’abuso o dalla voglia di essere a tutti i costi originali, per sorprendere o peggio per nascondere il vuoto di contenuti, di chi usa una sintassi che trascura il verbo per l’iperbole, di chi si consegna al linguaggio fittizio abusando di metafore che amplificano a dismisura ogni significato fino a renderlo paradossalmente inconsistente e incomprensibile.->
 L’autrice ha dimostrato con questa pubblicazione di avere il merito di sapere ascoltare ciò che sta attorno a lei e citando Walter Bengjamin e i suoi “Quaderni berlinesi”, la Guddo recupera proprio quella capacità di ascoltare che poi restituisce attraverso i sentimenti nella vita quotidiana, ma non senza essersi prima immersa in un silenzio riflessivo che la conduce alla verità. L’intervento di Aldo Gerbino ha poi messo in luce aspetti dell’opera dell’autrice che fanno riferimento alla cultura e alla migliore tradizione letteraria francese e non soltanto per il titolo del romanzo “Le Geôlier” che ripropone subito nell’immaginario la bella poesia di J. Prevert., ma per lo stile della sua prosa : sensibile, precisa, tesa, graffiante, ritmata, insomma una scrittura poetica con la quale l’autrice si può permettere di far circolare anche problematiche di un realismo esasperato, che a volte confluiscono nella violenza di azioni legate sempre e comunque alla diluizione continua e costante della propria identità . Il protagonista non è più centrato nella sua essenza sana, ma si smarrisce in una società globalizzata dove non si può riconoscere, si spersonalizza sempre di più, fino a rimanere vittima di pulsioni insane che non sa contenere. Purtroppo, spesso, questa è la condizione dell’uomo contemporaneo e Cesare Molinari diventa così “il simbolo di questa nostra società lacerata da una profonda crisi economica che sostanzialmente si manifesta come crisi di valori”. L’opera della Guddo ci dà l’opportunità, dunque, di riflettere su queste realtà che sono vicine a noi più di quanto non pensiamo. “Questa  crudezza dei messaggi, dei sentimenti della nostra società globalizzata” dice Aldo Gerbino “  può essere raccontata in tanti modi ma Sandra Guddo riesce  a farlo quasi poeticamente utilizzando un linguaggio che per certi versi è vicino a Guj de Monpassant e al suo romanzo realista Bel Ami.  Nell’opera di Sandra Guddo c’è un calco francese anche se ovviamente il suo modo di scrivere è rinnovato ed assolutamente aderente ai nostri tempi.” Una scrittura, come già detto, ricca di simboli e metafore, che dà molto rilievo ai  luoghi dove si svolgono le vicende, il nord e il sud, quasi a voler scindere la personalità del protagonista in un prima e in un dopo.  Così la descrizione dell’Arena di Verona per la sua forma circolare può ricordare al lettore la discesa in un cerchio infernale dantesco, luogo di transito prima del percorso di redensione che lo porterà verso i luoghi più solari e vivaci del meridione, come è la città di Napoli. A proposito di nord e sud Sandra Guddo tratta abilmente il problema della “questione meridionale” e lo colloca all’interno della sua narrazione  proprio perché non essendo “Le Geôlier” un saggio storico può forse meglio catturare l’attenzione dei giovani. L’autrice agisce una sorta di riscatto morale trattando la “questione meridionale” attraverso le parole di un veneto che riconosce i torti che la Sicilia ha subito al momento dell’unità nazionale, quando le strutture economiche e sociali rimasero immutate, decretando la situazione di difficoltà del mezzogiorno d’Italia rispetto alle altre regioni del Paese. Divario che non si è mai sanato nel tempo. Il romanzo di Sandra Guddo è davvero pieno di sorprese, l’autrice abilmente sa spostare l’interesse del lettore, ora con la capacità di entrare in punta di piedi nella mente del protagonista con una profonda analisi introspettiva che partendo dal vissuto sregolato di Cesare arriva ad essere un’analisi della collettività malata, ora impegnando il lettore in analisi socio economiche che interessano la vita civile e politica degli italiani, sia passata, sia attuale.  Tutto ciò è possibile perché “nel romanzo di Sandra Guddo è presente”, come afferma Tommaso Romano,  “non soltanto una leggera vena di ironia ma quel messaggio di speranza che illumina tutta la vicenda umana e spirituale dei suoi tanti personaggi “. Un neorealismo quello della Guddo “non drammaticamente risolto ma speranzoso”. Epoca di transizione la nostra dove, afferma Aldo Gerbino, non si dovrebbe mai perdere la speranza e la Guddo ce ne fa dono perché “gli uomini sono come pattinatori su una lastra di ghiaccio che si può rompere da un momento all’altro oppure potrebbe resistere a pesi notevoli”
Bellissima la metafora del bosco introdotta da Tommaso Romano che cita il celebre saggio Passaggio al bosco” di Ernst Junger,  unico luogo di silenzio dove simbolicamente sarà possibile riscoprire le forze primordiali della natura. Luogo di  di riflessione per giungere alla conoscenza di sé stessi e rintracciare la propria essenza. Ed è attraverso il bosco e l’eremo che Cesare Molinari si avvia alla redenzione, finalmente la “dimensione criminale” si allontana sempre di più e Sandra Guddo scrive a proposito del protagonista
“canalizzare tutte le  mie energie per avviare una vera e propria mutazione genetica che mi trasformasse in un’ameba asessuata. Progetto ambizioso ma non impossibile se perseguito con la convinzione di un anacoreta.”

La voce interiore che Cesare ascolta è la voce dell’amore, sottolinea Tommaso Romano: “ non è soltanto l’innamoramento di cui parla Alberoni , ma è un amore totalizzante”, che si materializza nella persona di frate Carmelo, prezioso tramite con l’Amore Assoluto che è Dio. Dalla lettura del romanzo si evince la significativa influenza che la cultura classica ha lasciato in Sandra Guddo, tuttavia nella sua scrittura c’è, sottolinea Tommaso Romano, “un vettore moderno mai usato nella dimensione classica o peggio passatista del discorso amoroso ma tutto è inserito nella dimensione della quotidianità”.  In “Le geôlier” c’è il presente, il passato e il futuro, c’è la vita, mi piace concludere con le efficaci parole di Tommaso Romano: “Il romanzo di Sandra Guddo è  un libro godibile che parte da Prevert ed entra in relazione con le questioni del mondo”.

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