di Giuseppe Bagnasco
Dopo
“Incontri e profili di siciliani e non” (Ed. Arianna, Geraci Siculo 2010), il
filosofo Tommaso Romano, prestato per l’occorso alla saggistica, per la collana
“Ammirate biografie”, torna a riproporci la seconda di una probabile trilogia, come
è nel suo costume, dal titolo “Profili da medaglia” (Ed. Fondazione Thule Cultura,
Palermo 2017). Un pregevole lavoro questo che si distingue dal primo per una
particolare attenzione infrapposta da cenni personalistici per essere stato egli
stesso testimone-attore di alcuni eventi che ebbe a condividere con alcuni
grandi profili presenti in questa “galleria” di illustri. Illustri, chiariamo
subito, appartenenti al pensiero libero e non massificato da una ideologia che
in nome di una libertà, estesasi finanche all’ingegneria genetica, sta
letteralmente stravolgendo un mondo che niente ha più in comune con quello
costruito dall’uomo mediterraneo nel corso di una civiltà millenaria. Tommaso Romano di questi trentanove profili,
non fa solo un ricordo di vite, ma li arricchisce con personali aneddoti e non
solo. Una “galleria”, dicevamo, di personaggi di grande levatura di cui Romano
delinea distinti profili che vanno dall’anagrafico alla storicizzazione di
momenti salienti, dalle pubblicazioni agli incarichi di responsabilità
politico-editoriali. Personaggi che hanno in comune la preservazione
dell’ordine, del senso dell’onore, dell’appartenenza alla cultura della
classicità, delle fondamenta del diritto, della conservazione della Tradizione.
Una “galleria” biografica di “illustri” appartenenti alla “Destra” postbellica
e repubblicana che ebbe in Giorgio Almirante il suo più fulgido ed eminente
esponente. Poteva essere esposta questa collana in ordine cronologico per gli
incontri avuti nel tempo dall’Autore e per le dirette conoscenze acquisite
nell’arco della vita. Ma ciò avrebbe comportato il rischio di un esercizio
agiografico per il Nostro che invece ne rifugge mantenendo un sapiente equilibrio
tra una asettica biografia e il colore aneddotico che la tempera. Dei tanti,
dei quali non possiamo riportarne i tratti più marcati e meritevoli d’essere
assunti, a parere nostro, solo in quattro meritano la palma del salvataggio,
nella nuotata della memoria, come asserisce Gennaro Malgieri nella pregevole
prefazione. Nell’ordine: il rumeno Mircea Eliade, l’italiano (palermitano di
Cinisi) Julius Evola, il tedesco Ernst Jünger e lo spagnolo Elias de Tejada. Tutti
riconducibili al pensiero cattolico-tradizionalista di stampo internazionale ad
alcuni dei quali Romano riconosce la personale uscita dal nostalgismo e
l’ingresso nella fede della Trascendenza del Dio Creatore. “Profili da
medaglia” quindi, in definitiva, non è solo un casellario biografico ma un
lavoro a metà tra un resoconto storico-biografico e un diario personale. In
esso l’Autore srotola il filo di una memoria davvero sagace se a distanza, per
alcuni profili, di 40 e più anni, riesce a far emergere particolari tanto
minuti quanto interessanti, quasi piccoli scoop, come il colore della sua 127
celestina o le irrituali e gioiose cene di Mondello. E adesso un cenno alla
copertina. Emblematica come sempre. E’ la scena di un cenacolo, un “nuntio
vobis”, di grandi uomini, dallo storico al sociologo, dal filosofo al saggista.
Vi scorgiamo in sequel da sinistra, Ernst Jünger, Rosario Romeo, Tommaso
Romano, Nino Muccioli, Vittorio Vettori e Gennaro Malgieri ospiti nel salotto di
Luigi Maniscalco Basile e dove, ritratti nella foto di Labbruzzo, il primo e
l’ultimo sono di particolare rilievo per il presente volume in quanto del primo
in questo febbraio se ne ricorda il ventennale della scomparsa, e del secondo
la presente dotta, pregevole prefazione. Ma non solo. Ernst Jünger compare anche
nella medaglia in quarta di copertina quasi a emblema semantica del titolo. A
lui l’Autore dedica più di un canonico spazio nel volume, decantandone le
qualità di uomo di autentico stile. Un uomo libero, un entomologo illustre, un
poeta, un maestro di vita e di pensiero del quale il Romano confessa parlando
del suo soggiorno palermitano, di farlo quasi con timore reverenziale giacché
ritenuto “nel tempo senza tempo…fra i grandi scrittori e interpreti
privilegiati del Novecento”. Infine, quasi come una postfazione, il puntuale
saggio di Maria Patrizia Allotta. Un saggio che appare come un piccolo “pantheon”
che racchiude tutte le attività saggistiche di Tommaso Romano nel suo cammino
sullo studio della Biografia come scienza, come da lui definita, avente lo
scopo di ricostruire tramite il racconto della vita di un “illustre”, il
processo socio-politico-antropologico della società in cui è vissuto. Un “pantheon”
dove in “consecutio” di tempo si snodano gli eccellenti saggi che vanno dalla
“Collezione del Mosaicosmo” ai volumi “Luce del pensiero”, da “Centodestre…” a
quello di “Antimoderni e critici della modernità in Sicilia...” fino, nel suo
ultimo incarico istituzionale, alla sublimale ideazione e realizzazione dell’Archivio
Biografico Comunale di Palermo. Un percorso, conclude l’Allotta, da dove
traspare l’”irripetibilità del singolo”, giacché ogni uomo, nella teoria
romaniana, è una singola e irripetibile tessera nel “Mosaico cosmico”.
Affermazione quanto mai attuale nel momento in cui in Cina recentemente è stata
clonata una scimmietta. Riproduzione contro natura di laboratorio che sottolinea
quanto sia impossibile la clonazione dell’anima. A conclusione di queste note sulle
biografie da medaglia, la conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, di come e di
quanto l’uomo abbia bisogna della memoria giacché in fondo, la memoria non è
che un mezzo per colloquiare col passato. E Tommaso Romano lo fa ancora una
volta con equilibrio ed eleganza trattandosi nello specifico di uno spaccato
della cultura di una parte troppo spesso data all’ostracismo da una
“intellighenzia” prevaricatrice e ottusa. E questo volume ne rende giustizia poiché
i valori nella loro accezione più nobile, sono universali e vivono “nel
tempo…senza tempo”.
da: "Il Settimanale di Bagheria" n. 780, 25 Marzo 2018
da: "Il Settimanale di Bagheria" n. 780, 25 Marzo 2018
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