di
Marcello Falletti di Villafalletto
Si potrebbe dire che questo corposo testo di Vito
Mauro vada senz’altro a completare, se non a supportare l’impegno di Maria
Patrizia Allotta, con il quale abbiamo aperto questa rassegna; infatti,
raccoglie tutti gli scritti e gli innumerevoli impegni letterari e culturali
svolti dal prof. Tommaso Romano in oltre quarant'anni di proficua attività. “Un
omaggio corale” ad un uomo, professionista serio, che merita ampiamente di
essere onorato, non solamente per quello che è, ma per quello che è da sempre e
per quello che continuerà ad essere in futuro: sicuramente ancora provvido,
ricco e valido. Un personaggio granitico, poliedrico, consapevole del suo
potenziale umanitario e culturale del quale la nostra società continua ad avere
profondamente bisogno.
«Di fatto Romano si può considerare il più lucido e
intellettualmente più interessante rappresentante di questo significativo
filone della cultura siciliana. Da qui il suo giudizio sul nulla della condizione
culturale del presente in modo severo da lui stesso espresso: “Perso il timor
di Dio” l’uomo contemporaneo non vuole neppure - prometeicamente - farsi Dio,
ma annullarsi nell’insignificanza, annegare nel non-senso, nell’ovvio, verso
una sorta di trasformazione antropologica”. Aggiungo io purtroppo in negativo.
Un ritratto, se non esaustivo, certamente fedele,
della identità intellettuale di Romano, non facile da sintetizzare, stante la
sua “cosmicità”, si può estrarre da quanto egli dice, quasi autobiograficamente,
di Vincenzo Mortillaro nel volume Contro la rivoluzione la fedeltà. E' forse l’opera migliore da lui scritta, né può
ritenersi un caso: “Letterato e poeta, fondatore, direttore, animatore prima e
dopo il ’60 di riviste e giornali e molteplici responsabilità amministrative...
critico acerrimo dei nuovi rivoluzionari del 1860, della conquista garibaldina
e del Nuovo Regno d’Italia di marca piemontese liberale e coloniale, fu
costantemente ammirato, deriso e invidiato per il suo rigore e la sua visione
del mondo e della storia”.
Mortillaro era un cultore del passato. Aristotele ha
scritto che la memoria è negata agli schiavi. Apprezzo Romano soprattutto
perché in quanto cultore del passato vuole restituirci la memoria che il presente
ci nega. Il fine ultimo del suo impegno culturale vuole essere liberatorio per
tutti. Il mondo che ci fa sognare è infatti un mondo senza schiavi.» ha scritto
Antonino Buttitta, nella appropriata e apprezzabile introduzione. Possiamo
aggiungere che questo mondo “senza schiavi”, oggi sembra essere più aleatorio
che nei tempi passati. Sono cambiate le forme di schiavitù, sono diventate
multiformi, impressionanti, devastanti e deleterie: eppure continuiamo a
parlare di libertà. Sbandierandola ai quattro venti di una società sorda,
ammutolita, ipnotizzata, formalmente scandalizzata ma che continua a
considerarla un sogno ideale, dal quale però rischia di non svegliarsi mai.
Quindi ben venga il volume di Vito Mauro su Tommaso
Romano, - anzi sulla “bibliografia di e su” - figura morale e intellettuale di
un siciliano puro, assurto a livello cosmologico, perché uscito dai confini di
quell'affascinante isola mediterranea, si è fatto voce, non di “colui che grida
nel deserto” di una modernità compiacente, soggiacente, anestetizzata,
permissiva di un libertinismo (forse anche più libertinaggio), scambiato per
libertà; diventata ancora più forma di schiavitù nuova, ammirata, vissuta
incondizionatamente, ma elevatasi a richiamo, avvertimento, monito del quale le
generazioni future dovrebbero farne approdo sicuro.
Potrebbe sembrare scontato recensire un lavoro di
questa autorevole portata ma sono certo che qualunque appassionato di cultura,
testi e di ricerca intellettuale saprà apprezzarne il valore altamente utile e
necessario; oltre che a scoprirne la granitica personalità di Tommaso Romano,
non solamente personaggio costantemente impegnato, ma fortemente motivato ad
essere ancora, lungamente, parte attiva di questa nostra, sempre più, svagata
società.
da: “L’Eracliano”, Scandicci n°7-9, 2015
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