martedì 12 aprile 2016

La malattia dell’esteta: “The Sentimentalists” di R. H. Benson

di Luca Fumagalli

The Sentimentalists (1906) dell’inglese Robert Hugn Benson, come lascia intendere il titolo, è un romanzo – ancora inedito in Italia – dedicato agli artisti romantici, uomini passionali ma fondamentalmente fragili.
La trama è piuttosto semplice ancorché ricca di personaggi e figure secondarie che si muovono sullo sfondo della vicenda principale.
Dick Yolland è un sacerdote amente della letteratura e dai gusti particolarmente ricercati (un ironico autoritratto dell’autore). La sua vita si incrocia con quella di Cristopher Dell, un convertito di Oxford, che guadagna qualche soldo attraverso l’impiego giornalistico. Letterato decadente, Dell è ormai vittima del suo spiccato estetismo che si concretizza in convinzioni e atteggiamenti piuttosto bizzarri come quello di credere fermamente negli dei dell’antica Grecia, di preparare offerte per Ermes e di praticare la magia persiana. Caduto in profonda depressione, medita il suicidio. In questa occasione, però, mostra la sua debolezza, incapace com’è di rinunciare anche solo all’amato libro di Boccaccio, alla camicia da notte di seta e alla preziosa tabacchiera. Yolland riesce a procurargli un posto di lavoro presso il “Saturday Express” e Chris è introdotto nei salotti bene del mondo aristocratico dove conosce la giovane Annie Hamilton di cui si innamora perdutamente. La loro felice relazione è osteggiata dalla madre di lei che, una volta scoperto i trascorsi disordinati del giovane, costringe la figlia a rompere il fidanzamento. Dell sprofonda nuovamente nel vizio. Fortunatamente per lui un aiuto inaspettato arriva da John Rolls. Anche la condotta passata dell’anziano nobiluomo non è stata encomiabile, ma ora vive espiando i suoi peccati aiutando ex preti, attrici fallite e tutti coloro che hanno commesso gravi sbagli a ritrovare un senso nella loro esistenza. È così che nasce la “colonia degli eccentrici” in cui Chris trova accoglienza e conforto. Le prove, però, non sono finite e la situazione sembra nuovamente precipitare quando il giovane apprende la notizia del matrimonio di Annie.
Nelle pagine del romanzo, che alterna ritmi e tinte contrastanti che vanno dai toni cupi del dramma alla satira graffiante, è concentrata l’esperienza che Benson visse nella Cambridge di inizio secolo, a cavallo tra l’esigenza di un rinnovamento spirituale e le tentazioni suadenti della letteratura decadente e della vita bohemienne. Tutti i personaggi, a partire da Dell – modellato sulle figure di Frederick Rolfe “Baron Corvo” e dell’amico Eustace Virgo – traggono ispirazione dagli stravaganti studenti che ruotavano attorno ai circoli universitari.
Chris Dell è il prodotto di questo clima. Il suo cattolicesimo, frutto di una conversione consapevole, si tramuta rapidamente in esotismo d’accatto, non più in grado di arginare la montante disperazione. Rolls è artefice di quel necessario scossone spirituale che contribuisce a ridare spessore alla vita del giovane. La preghiera e il giardinaggio, l’ora et labora benedettino, sono due facce della medesima medaglia, quella di un ritrovato rapporto con la realtà, lontano dalle follie egocentriche di una mente priva di Dio (non a caso i titoli dei capitoli ripercorrono le tappe che vanno dalla malattia alla guarigione).
Chris è un personaggio molto complesso che vive un costante conflitto tra due personalità: quella del dandy, tentato dal mondo, e quella del santo, l’ambizione naturale della vita cristiana. La sua è quindi la stessa battaglia tra il peccato e la virtù che caratterizza l’esistenza di ogni uomo. Il paganesimo del letterato romantico è un surrogato del desiderio di autentica umanità che sgorga dal suo cuore, un tentativo puerile e inconsistente. Attraverso una storia di confessione ed espiazione, Dell arriva finalmente a comprendere che solo Cristo è in grado di donargli una felicità perfetta, eterna, senza più il timore di un rovesciamento della sorte.
Il finale, in cui il protagonista si allontana sereno e imperturbabile verso l’orizzonte, è immagine eloquente di un uomo finalmente in cammino verso una bellezza più vera.

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