di Guglielmo Peralta
Non manca in questa silloge l'invettiva contro la società globalizzata,
in cui viene meno la comunicazione interpersonale a vantaggio di quella mediata
dai mezzi tecnologici sempre più sofisticati e dove l'uomo finisce per restare
ingabbiato nel labirinto virtuale. Ed ecco che di fronte al pericolo rappresentato
dalla tecnica che consente all'uomo di estendere e imporre la propria egemonia
sulle cose manipolandole, asservendole, stravolgendone la natura e il fine originario
per cui sono state create, l'accenno, alla fine della silloge, alla Gelassenheit heideggeriana, è
l'indicazione della via da seguire per evitare di con-cedersi "al varco
senza scampo / del limite postremo"; è l' atteggiamento speculativo di
fronte alla realtà: «l'abbandono» e il raccoglimento che lascia-essere gli
enti, le cose così come sono, senza trasgredire e modificare l'ordine in cui
sono state costituite e collocate. E qui, il riferimento va oltre gli enti
materiali, nella direzione dello spirito, la cui assenza a causa della
meccanizzazione del nostro intimo ci fa pendere sull'abisso confinandoci tutti
al "margine" della vita, in prossimità di quel "varco senza
scampo", ossia della morte, che tuttavia, per Heidegger, può liberare
l'uomo se egli si abbandona agli
enti e rinunciando al boomerang del "progresso" tecnologico si apre al
mistero della verità dell'Essere e alla possibilità di approdare, attraverso
il progetto dell'essere-per-la morte, a una vita più autentica, che, per
la Guidi, significa sottrarsi al destino di E-marginati, rendere l'uomo "innamorato
d'eterno".
Nessun commento:
Posta un commento