di Luca Fumagalli
«Questo è il prezzo che pago in nome del cattolicesimo,
e cioè il fatto che è sempre in anticipo sui tempi»
Certa che G. K. Chesterton sarebbe stato «un tremendo successo al microfono», nell’agosto del 1932 la BBC gli propose la conduzione di alcune trasmissioni radiofoniche sulla letteratura contemporanea. Chesterton, che amava il dibattito almeno quanto scrivere un buon libro, accettò volentieri, ma pretese di poter trattare argomenti più generali, com’era suo costume. Il successo fu così grande e immediato che la collaborazione tra l’emittente e il celebre scrittore durò fino alla primavera del 1936, poche settimane prima della sua morte. Le trascrizioni degli interventi comparvero a cadenza regolare sul settimanale della BBC, «The Listener», e sovente innescarono vivaci dibattiti con lettori e ascoltatori. Alcuni di loro erano perfetti sconosciuti, altri invece erano intellettuali di primo piano come lo storico protestante George Gordon Coulton, il giornalista ed esperto di musica Percy A. Scholes, e il filosofo cattolico Angelo Crespi, noto per le sue tendenze filo-protestanti e per l’inveterato antifascismo.
A raccontare questa pagina poco nota della biografia chestertoniana – almeno in Italia – ci pensa l’apprezzabile libretto Radio Chesterton che mi ha puntualmente segnalato l’amico Piergiorgio Seveso. Dai microfoni della BBC della sempre meritoria Rubettino che colleziona alcuni degli interventi radiofonici più interessanti di Chesterton, tra cui quelli dedicati alla carità, al Medioevo, alla riscoperta della gioia del vivere quotidiano e alla letteratura per l’infanzia. Degne di nota sono poi le trasmissioni sul tema della libertà, affrontato dal punto di vista cattolico, così come una menzione a parte merita il confronto con Bertrand Russell da cui, stando a Maurice Bering, il filosofo e matematico uscì con le ossa rotte.
Ogni volta Chesterton appare gioviale e sicuro di sé, preciso nelle argomentazioni come facile alla battuta. Lo stile paradossale tipico dei suoi scritti ritorna nella vivacità della parola, nell’arguzia delle citazioni e nell’apparente linearità dell’argomentazione, che non disdegna parentesi e avvitamenti provocatori. In verità, prima delle trasmissioni, il “voluminoso inglese” era sempre molto agitato e l’unica medicina in grado di tranquillizzarlo erano i volti della moglie e della segretaria; senza lo loro presenza fisica per lui sarebbe stato impossibile parlare a una massa incorporea. D’altronde la medesima attenzione al dato reale, che altro non è se non la manifestazione di quell’ideale cristiano di cui il mondo moderno sembra essersi dimenticato, è ciò che rende ogni suo discorso una scoppiettante apologia dell’esistenza, un intelligente inno alla gioia di vivere.
C’è chi era certo che sarebbe bastato a Chesterton un anno ancora per diventare la voce dominante del BBC, e furono tanti coloro che, pur non avendo mai letto una riga dei suoi libri, piansero la scomparsa di questo intrattenitore d’eccezione, un polemista di gran cuore che, come ricorda Maisie Ward, quando parlava «sembrava che stesse seduto a fianco a me nella stanza». Non a caso il 17 giugno del 1936, pochi giorni dopo la scomparsa, Edmund Bentley pronunciò un necrologio alla BBC in cui definiva Chesterton «non solo uno degli uomini più straordinariamente dotati del suo tempo, ma anche uno dei più amati».
Leggere Radio Chesterton. Dai microfoni della BBC è dunque un modo divertente e godibile per sfuggire alle catene del pensiero unico, un’occasione per ricordare a tutti noi che solo la Verità, quella con la lettera maiuscola, rende veramente liberi.
da: www.radiospada.org
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