di Sandra V. Guddo
Tre
donne, tre amiche, tre poetesse si sono messe alla ricerca, in modo diverso ma
complementare, di quell’armonia che regola l’universo e sembrano avere timidamente
trovato risposta con i loro versi in quell’Amor di cui cantò, molto tempo prima
di loro, Dante Alighieri ( 1265 – 1321 )
che descrisse l’Amore come quella forza che è capace di
muovere “ il sole e l’ altre stelle “ .
Inevitabile
non ricordarci della testimonianza molto più recente e assai vibrante di Albert
Einstein ( 1879 - 1955 ) che, giunto in prossimità del suo percorso terreno,
intuì da quel grande genio quale Egli era, che non tutto può essere
riconducibile a complesse procedure aritmetiche o condensato in difficili formule equazionali trovandosi in tal modo
incredibilmente vicino a quanto aveva già scritto, secoli prima, il Sommo Poeta
che ignorava i complicati logaritmi della matematica più avanzata!
Albert
Einstein, nella lettera inviata alla figlia Leslie, dichiara che inutilmente
gli uomini hanno cercato di spiegare l’universo con la sola forza
dell’intelletto perché c’è un quid che sfugge a qualsiasi ragionamento e non si
lascia imbrigliare in regole astratte ed in formule aritmetiche: quella forza
misteriosa e potente è l’Amore. Fa paura l’Amore perché è l’unica forza che l’uomo
non riesce a spigare completamente né è in grado di
controllare secondo i suoi desideri.
L’Amore
è luce, l’Amore è gravità, l’Amore è potenza che consentirà all’uomo di trovare
la via della salvezza dalle tenebre e dalla fine di ogni cosa.
Sono
queste le riflessioni che sono immediatamente scattate dentro di me quando ho
finito di leggere le tre sillogi poetiche, probabilmente perché la mia
sensibilità è molto vicina alla loro per cultura o più semplicemente per appartenenza di genere , essendo anch’io
una donna. Sto parlando di tre signore :
Maria Concetta Ucciardi, Giusi Lombardo
e Maria Patrizia Allotta.
Tre
Muse che con la cetra ci hanno
incantato, con le loro liriche che sono insieme musica e parole soltanto che la
musica che accompagna i loro componimenti nasce dall’armonia che si sprigiona
dal loro verseggiare.
Un
poetare che colpisce perché appare insieme intenso e ritmico, lento e acuto,
fluido e penetrante: in ultima analisi è proprio ciò che caratterizza il loro modo di essere donne
e poetesse che si distinguono proprio per il loro apparire, nello stesso tempo,
lineari e controverse, trasparenti ed intellegibili, arieggiate e misteriose come
lo sono le loro opere, edite tutte e tre dalla Fondazione Thule i cui titoli
svelano e rivelano !
“
Il Crepuscolo dell’Alba “ di Cetti
Ucciardi, un ossimoro solo apparentemente incomprensibile ma che indica, a mio
avviso per come ho percepito ed assaporato il suo poetare delicato ed
armonioso, la circolarità della nostra esistenza che oscilla tra buio e luce,
tra crepuscolo ed alba. Ella infatti si pone pacatamente la domanda che da
sempre assilla il genere umano sul senso della vita e della morte ma non esige,
non pretende risposte: semplicemente accetta quello che altrove una Volontà
Superiore ha stabilito; ciò le basta per ritrovare serenità non senza però qualche
turbamento. Cetti Ucciardi trova nel poetare una ragione di vita che la spinge
generosamente a mettere a nudo la sua anima e a svelare ai suoi lettori parti
segrete di sé con l’intento dichiarato
di creare un ponte di comunicazione che possa essere di sollievo a chi soffre
per la perdita di un caro amico o di un familiare molto amato. Ella vuole
trasmettere un messaggio di luce e di speranza perché tutti i crepuscoli sono sempre seguiti dall’alba che con la sua
luce dissiperà il buio riaccendendo la fiaccola della speranza e della gioia
che seppure a tratti la vita generosamente offre a chi sa accoglierla con animo
puro.
“
Mare Dentro “ di Giusi Lombardo racchiude nel titolo il mistero e la
profondità del nostro navigare ma indica anche tutta la pienezza di chi, ricco
della sua esperienza sedimentata negli anni, avverte il mare dentro con le sue
onde che lentamente avanzano verso la spiaggia e ne mutano la sua
configurazione: ogni granello di sabbia dopo essere stato sfiorato dalle acque
del mare non sarà più lo stesso. Ella, dotata di una sensibilità particolare, avverte
anche i più piccoli moti delle correnti marine che l’attraversano, la
inquietano ed infine la cullano nel ritmo armonioso del suo eterno oscillare
tra flussi e riflussi, tra le maree che si innalzano per poi ridimensionarsi e
tornare al loro aspetto consueto dopo avere provato il brivido di essere
diverso dall’abituale configurazione. Una versione al femminile dell’intrepido
protagonista dell’Odissea che peregrina da un lido ad un altro sempre alla
ricerca di quel quid indefinito che ciascuno di noi si porta dentro. Ebbene
Giusi Lombardo con i suoi versi, ha avuto la capacità di estrinsecare il suo
mondo interiore, di scandagliare gli abissi della coscienza umana e di farcene dono con una semplicità ed una
immediatezza comunicativa che non lascia indifferente anche il più superficiale
dei lettori.
“il Giglio e l’ortica“ di Maria Patrizia Allotta svela tutte le contraddizioni della condizione
umana sempre combattuta tra scelte antitetiche ma dove la spinta ascensionale
verso il divino diventa vincente sulle difficoltà del quotidiano andare tra
amarezze, difficoltà e delusioni. Alla fine il giglio, simbolo di purezza e di
salvezza, si erge vittorioso sul suo alto seppur fragile stelo, sulle asprezze
della vita.
Senza
scomodare il filosofo Blaise Pascal,
l’uomo con le sue debolezze sembra piegarsi come una canna al vento ma non cede, non si
spezza e resiste alla furia della tempesta senza che le sue radici profonde
vengano sradicate anzi proprio da esse che affondano solide e sicure in un
humus ricco e fertile, trae la forza per andare avanti seguendo il divino che è
presente in tutto ciò che lo circonda. L’ortica sembra porsi decisamente in
contrapposizione al giglio per il suo aspetto esteriore poco piacevole alla vista e soprattutto in
quanto essa risulta sgradevole per la sua
caratteristica proprietà di essere pruriginosa al contatto ma nasconde in sé
qualità medicamentose e salutari che vanno però ricercate al di là del primo
impatto. Così è la poetessa Maria Patrizia Allotta che ci invita ad andare oltre le apparenze per ricercare le
essenze delle cose che spesso dietro un aspetto sgradevole nascondono proprietà
salvifiche.
D’altra
parte il giglio con il suo colore bianco splendente, che suggerisce
immediatamente visioni di gioia è invece come sostiene Federico Garcia Lorca,
il colore della pena.
Nelle
sue poesie c’è dunque un forte richiamo a ricercare sempre la Verità che non
appare ad occhi che non sanno guardare ma deve essere trovata con il linguaggio
profondo e celato dell’anima.
Tre
donne, tre amiche, tre poetesse che con
i loro versi superano le contraddizioni per andare alla ricerca, come nella
migliore speculazione filosofica che procede per tesi ed antitesi, della più
alta sintesi; versi che si confondono magicamente in un abbraccio panico con la
Bellezza della natura a cui riconoscono il sigillo divino.
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