di Domenico Bonvegna
L'altra sera
presso il centro culturale Rosetum di Milano in occasione della
presentazione del libro “La famiglia in Italia. Dal Divorzio al Gender” (Sugarco)
di Invernizzi e Cerrelli, è intervenuto anche il professore Massimo Gandolfini,
presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”. In poche battute si
è capito di che pasta è fatto il medico bresciano, che da alcuni anni sta
guidando la battaglia culturale a favore della famiglia in Italia. Ascoltando
il suo caloroso intervento mi viene spontaneo accostarlo a quegli uomini dal“Codice
cavalleresco”, che Roberto Marchesini descrive nel suo ottimo libretto.
Oppure a quegli “Italiani seri”, che Vittorio Messori, evocava in un
libro, riferendosi al beato Fa' di Bruno. Tuttavia per chi vuole conoscere
meglio Gandolfini deve leggere, “L'Italia del family Day”, (Marsilio
Editori, 2016) scritto dallo stesso Gandolfini insieme al giornalista Stefano
Lorenzetto.
Massimo
Gandolfini, ama talmente la famiglia che ha adottato ben sette figli perchè non
ne poteva averne di suoi. Ha organizzato il Family Day del 20 giugno 2015 e del
30 gennaio del 2016 al circo Massimo a Roma.
Il professore
quando parla è molto chiaro e preciso. In questo libro racconta la sua vita, pur
provenendo da una famiglia cattolicissima, militava nei Cristiani per il
socialismo. Professava la teologia della liberazione. I suoi riferimenti
spirituali e politici erano in personaggi particolari come dom Franzoni ed
altri compagni preti di sinistra. Successivamente cambiò vita, dopo aver
incontrato il Cammino neocatecumenale, facendogli intraprendere un
itinerario di fede che si è rivelato fondamentale per la sua vita. “Questo
percorso di fede non è estraneo alla scelta di campo compiuta dal leader del
Family day, discendente da una nobile famiglia che da almeno mezzo millennio si
batte per questo, per mantenere intatto il depositum fidei, il
patrimonio della verità e dei precetti morali insegnati da Gesù”.
Nell'introduzione Lorenzetto scrive che la figura del condottiero è stata
sempre presente nel suo casato. Pare che la compagnia di cavalleria di Castel
Goffredo fosse comandata dal capitano Domenico Gandolfini.
Gandolfini è un
chirurgo, specialista in neurochirurgia e psichiatria e dirige il Dipartimento
di neuroscienze e chirurgia testa-collo dell'Ospedale Poliambulanza di Brescia.
Fa un lavoro difficile e impegnativo, come quello di “scoperchiare un
cranio”. A volte deve rimanere concentrato anche per 18 ore, in piedi,
senza mangiare e dormire.“Non è preso dal panico quando mette le mani sulle
meningi? Domanda Lorenzetto e lui risponde: “Adesso aprire la testa è
diventata una cosa normale. Ma le prime volte mi ponevo tutti gli angosciosi
dubbi[...] Mi dicevo: sto manipolando l'organo fondamentale di questa persona,
dal quale dipendono la sua vita, le sue relazioni affettive, la sua attività
professionale, la sua cultura”. Praticamente il professore Gandolfini
compie da cinque a sette interventi a settimana. Nella sua carriera ne ha fatti
all'incirca 15.000.
Seguendo le
informazioni di Lorenzetto, apprendiamo che Gandolfini è anche docente di
neurochirurgia all'Università Cattolica di Roma, ha scritto diversi studi e
pubblicazioni scientifiche e partecipa come relatore a centinaia di congressi,
convegni, conferenze all'anno. Non basta, è anche presidente dell'Associazione
medici cattolici lombardi; vicepresidente nazionale dell'associazione Scienza
& vita. Inoltre da vent'anni è consultore della Congregazione delle
cause dei santi. Per conto del Vaticano, il perito neurochirurgo ha esaminato
con freddezza scientifica tra i tanti, i miracoli attribuiti a Madre Teresa di
Calcutta, e a Giovanni Paolo II.
Comunque da
questo ricco curriculum secondo Lorenzetto,“si capisce meglio perchè il
marito, il padre, il medico Gandolfini si sia imbarcato in questa temeraria
impresa del Family day. C'è di mezzo qualcosa che ha a che fare con la nobiltà
vera, quella d'animo. Nessun tornaconto personale. Nessun calcolo delle
convenienze. Nessuna fregola di vanagloria. Solo un inderogabile dovere di
coscienza lo ha obbligato a raccogliere una bandiera dalla polvere e a mettersi
alla guida di un'altra Italia, popolosa o deserta che sia, di sicura
scarsamente rappresentata dal parlamento e dai mass media”.
A questo
proposito è veramente significativa l'esperienza dei coniugi Gandolfini che
riguarda l'adozione dei sette di bambini trovati in giro per il mondo. Hanno
raccontato, le difficoltà, le peripezie, gli ostacoli, che con la pazienza e
l'aiuto di Dio hanno sempre superato.
Tutti si
chiedono e gli chiedono se questa Italia del Family Day diventerà un partito,
ci sono i precedenti storici dell'insuccesso della lista di scopo“Aborto? No
grazie”, che il giornalista Giuliano Ferrara, in un esempio di
sconsiderata generosità, presentò per la Camera alle elezioni del 2008,
ottenendo la miseria di 135.578 voti”. Certo la questione della
rappresentanza politica dei cattolici, dei difensori della famiglia naturale e
cristiana è un argomento aperto, che prima o poi bisognerà affrontare. Della
questione se ne é occupato Alfredo Mantovano esponente di rilievo di Alleanza
Cattolica con una intervista su Formiche.net (“Come andare oltre il Family Day”, 2.2.17).
Nel dialogo con
leader del comitato “Difendiamo i nostri figli”, il testo affronta tutti i temi
scottanti inerenti alla “buona battaglia”, culturale, sociale e politica che
occorre combattere sulla famiglia di oggi. Si passa dall'aspetto
dell'organizzazione dei Family Day, al ribadire che cos'è la famiglia naturale,
l'omosessualità, il matrimonio omosessuale, le adozioni gay, l'utero in
affitto, infine l'ideologia del gender.
Il medico
bresciano racconta i vari passaggi organizzativi dei raduni a Roma, chi ha
aderito e chi no. Chi riteneva inutile e controproducenti le manifestazioni di
piazza, come il Forum delle famiglie, Comunione e Liberazione.
Il rapporto con
la politica, in particolare con il Pd di Renzi è abbastanza conflittuale, “Il
nostro premier prende ordini da Barak Obama”, che è al servizio dei padroni del
mondo, che non sono certo i governi. Gandolfini fa riferimento a oltre 200
aziende americane, tutte insieme, hanno chiesto e ottenuto da Obama nel 2013,
l'abolizione del marriage act, la legge federale che, definisce il
matrimonio esclusivamente come unione tra uomo e donna. Tra questi colossi c'è Google,
Apple, Microsoft, Facebook, Amazon, Ebay,
Intel, Pfizer e tanti altri. Multinazionali in grado di orientare
l'opinione pubblica e determinare le sorti dei governi.
Comunque sia
il comitato è apartitico, aconfessionale e non ha fini di lucro e si propone attraverso
convegni, manifestazioni, dibattiti ad “affermare, promuovere, diffondere e
difendere nella loro interezza”, quei principi enunciati nel manifesto in
difesa della famiglia naturale e dei figli. “Una famiglia debole
significa una società debole”. Gandolfini nella destrutturazione della
famiglia, da credente, vede lo zampino del diavolo, che è per sua natura
divisore, il separatore. “Il diavolo è l'antagonista della verità. Infatti
oggi vengono attaccate le verità più elementari”. Del resto “una società
debole, formata da figli con orientamenti sessuali incerti e mutevoli. È
altissimamente condizionabile da qualsiasi imput proveniente dall'esterno”.
Avremo un mondo di figli che non hanno genitori, ne avranno quattro, cinque,
non avranno nessun riferimento, cercheranno ragioni della loro esistenza nella
cultura corrente, nel consumismo, nei prodotti, nell'Iphone o l'Ipad.
Per il
professore Gandolfini,“siamo diventati una somma di individui, non siamo più
una somma di persone in relazione”. Siamo soli con Facebook, con Twitter,
con Google, con i social network che sostanzialmente propagandano e sostengono
l'ideologia gender.
Gandolfini ci
tiene a precisare che la sua battaglia culturale non è contro le persone, ma contro
le idee, “la nostra cultura ci obbliga a combattere le idee sbagliate,
non gli uomini che le rappresentano”. La campagna culturale di
Gandolfini è di ordine educativo e formativo e proseguirà per dare voce a chi
non ha voce.
Praticamente le
associazioni Lgbt rappresentano una minoranza esigua nel nostro Paese, eppure
l'arroganza di Renzi ha fatto in modo di trattarli come “maggioranza”,
infischiandosene della aspettative della vera maggioranza degli italiani.
Qualcuno ha scritto che siamo ormai alla dittatura dell'ideologia gender, del
nuovo marxismo.
Nel libro
Gandolfini riporta del suo colloquio con Papa Francesco, che gli ha ribadito di
andare avanti nella battaglia, nella missione a favore della famiglia e dei
figli. Il Papa gli ha parlato della pericolosità della “colonizzazione
del gender” nella cultura e nella scuola.
Chiaramente il
movimento, il comitato non ha bisogno di “vescovi piloti”, bensì di “vescovi
pastori”, che indichino con chiarezza la via della verità. Del resto,“spetta
ai laici, illuminati da una coscienza ben formata, compiere scelte
sociopolitiche coerenti e idonee, mentre spetta ai pastori non fare politica,
ma indicare i grandi valori e i principi del messaggio cristiano, necessari per
costruire una società più giusta, libera, pacifica, orientata al bene[...]”.
Questo è stato il pensiero espresso dal Santo Padre Francesco.
Il presidente
del Comitato difendiamo i nostri figli, fa riferimento alla scelta di Adinolfi
e Amato di fare il partito, “Il popolo della famiglia”. E' una loro
scelta personale che non si può condividere, anche perchè è molto difficile che
il popolo del Family Day, possa trasformarsi in un partito. Non siamo al tempo
di De Gasperi o del banchiere Giuseppe Antonio Tovini o del medico Luigi Gedda,
il fondatore dei Comitati Civici.
Gandolfini ama
precisare che i suoi discorsi hanno pochissimo di confessionale, “saranno
soltanto ispirati alla ragione e alla scienza”. E' particolarmente abituato
all'incomprensione, anche alle aggressioni, di chi non accetta l'ovvietà, la
verità delle cose. Il professore utilizza spesso l'esempio della mela,
che non può trasformarsi in pera. Di fronte all'evidenza,“cessa ogni
contesa, ritirati da costui, perché ormai le sue capacità razionali si sono
indurite come pietre”.
Tuttavia il
professore non ha paura di testimoniare la verità sulla famiglia, è pronto di
andare anche in prigione. “Bisogna essere testimoni della verità, sempre, a
qualunque costo. Non si possono fare sconti alla verità”. Bisogna essere
meno intransigenti, meno aggressivi, bisogna cercare il dialogo? Tommaso Moro e
San Giovani Battista ci rimisero la testa per non cedere al volere dei loro re.
Si può discutere
sulla manovra economica, sulle pensioni, sull'alta velocità, ma sui valori
fondamentali della società non è possibile nessun accomodamento. Anche se
usciremo battuti, perdenti, almeno possiamo dire come San Paolo, rinchiuso nel
carcere Mamertino e avviato verso il martirio: “Ho combattuto la buona
battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”.
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