sabato 9 gennaio 2016

Angelo Scola, "Non dimentichiamoci di Dio" (Ed. Rizzoli)

L'attualità della difesa della libertà religiosa

di Domenico Bonvegna

Il tema delle persecuzioni religiose soprattutto nei confronti dei cristiani, richiama quello fondamentale della libertà religiosa, che deve diventare libertà realizzata, posta a capo della scala dei diritti fondamentali, senza questa libertà, tutta la scala è destinata a crollare. La libertà di fedi e di culture e politica non è minacciata solo nei Paesi dittatoriali o in quelli a maggioranza musulmana, ma anche nelle società democratiche, plurali. Pertanto la libertà religiosa e culturale si presenta come la più sensibile cartina di tornasole del grado di civiltà delle nostre società odierne.
L'attualità del tema è stato affrontato qualche anno fa dal cardinale Angelo Scola, in occasione di un discorso rivolto alla città di Milano per la festa di Sant'Ambrogio e in particolare anche per 1700 anni del cosiddetto “Editto di Milano”. Ne è nato un agile libretto pubblicato da Rizzoli nel 2013, col titolo: “Non dimentichiamoci di Dio”, sottotitolo: “Libertà di fedi, di culture e politica”. “La questione della libertà religiosa, - scrive il cardinale nella prefazione- intimamente connessa a quella della libertà di coscienza, si rivela oggi cruciale oltre che per lo sviluppo delle società occidentali, anche per l'evoluzione pacifica del loro rapporto con l'Asia, l'Africa e l'America Latina”.
Per il cardinale Scola il XVII centenario dell'Editto di Milano è un'occasione per riflettere in questo mondo tanto travagliato e complesso. Dopo la persecuzione dei cristiani da parte degli imperatori romani, arriva la svolta di Licino e Costantino. L'Editto di Milano del 313, in realtà, rappresenta una svolta epocale, perchè segna l'initium libertatis dell'uomo moderno,“l'alba della libertà religiosa”,“pur nei limiti oggettivi della mentalità del tempo”. Naturalmente perché questa libertà non apparisse un privilegio solo per i cristiani, fu riconosciuta a tutti indistintamente. Così che Eusebio da Cesarea poteva scrivere che, “tutti gli uomini furono quindi liberati dalle angherie dei tiranni e, sollevati dai mali del tempo...”.
Anche se l'Editto, per certi versi, rappresenta un “inizio mancato”, “gli avvenimenti che seguirono, infatti, aprirono una storia lunga e travagliata”, scrive il cardinale Scola. ”Nel rapporto tra Stato e Chiesa insorsero presto due tentazioni reciproche: per lo Stato quella di usare la Chiesa come instrumentum regni e per la Chiesa quella di utilizzare lo Stato come instrumentum salvationis.
Il cardinale nel libro ripercorre per sommi capi, il cammino travagliato della libertà religiosa, fino al Concilio Vaticano II, a San Giovanni Paolo II a papa Benedetto XVI.
Il testo si sofferma sui “nodi” della questione, facendo riferimento sia alle società occidentali che a quelle dove la libertà religiosa e culturale sono violate.
Interessanti le indicazioni storiche come quelle riguardanti il Medioevo, le tesi di  San Tommaso e poi la cosiddetta Riforma Protestante, che paradossalmente ha portato al soggiogamento della religione nei confronti del potere statale. Infatti per Scola, il Protestantesimo,“Lungi dal favorire una ripresa della 'libertà religiosa', conduce a un irrigidimento della commistione tra potere politico e potere religioso che sfocerà nelle guerre di religione”.
Prima della Dignitatis humanae, fa riferimento al Magistero di Pio VI, Gregorio XVI, Pio IX e Leone XIII. Questi Papi, seguendo la lettura del teologo spagnolo Del Pozo, anche se “si opposero al laicismo, alla proclamazione dell'autonomia dell'individuo e della società in relazione a Dio e alla sua Chiesa. Ma non negarono la libertà di cui deve godere l'uomo di fronte allo Stato per cercare la verità su Dio[...]”.
Pertanto con la dichiarazione conciliare, la Dignitatis humanae, si trasferisce il tema della libertà religiosa dalla nozione di verità a quella dei diritti della persona umana. Se l'errore non ha diritti, una persona ha dei diritti anche quando sbaglia. Chiaramente non si tratta di un diritto al cospetto di Dio; è un diritto rispetto ad altre persone, alla comunità e allo Stato”.
Il cardinale si sofferma sul magistero di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in particolare di quest'ultimo riporta le parole del 2005 in riguardo al discorso sulla corretta ermeneutica del Concilio Vaticano II, qui Papa Ratzinger tra l'altro scrive, la Chiesa, oltre a trovarsi in sintonia con l'insegnamento di Gesù stesso, si trova con quello dei“Martiri, con i martiri di tutti i tempi. La Chiesa antica, con naturalezza, ha pregato per gli imperatori e per i responsabili politici considerando questo un suo dovere (cfr. 1 Tm 2,2); ma, mentre pregava per gli imperatori, ha invece rifiutato di adorarli, e con ciò ha respinto chiaramente la religione di Stato. I martiri della Chiesa primitiva sono morti per la loro fede in quel Dio che si era rivelato in Gesù Cristo, e proprio così sono morti anche per la libertà di coscienza e per la libertà di professione della propria fede- una professione che da nessuno Stato può essere imposta [...]”.
Al 4° capitolo il cardinale si occupa della persecuzione violenta su base religiosa in diversi Paesi del mondo, affermando che “parlare oggi di libertà religiosa significa affrontare un'emergenza che va sempre più assumendo un carattere globale”. Monsignor Scola auspica che nei Paesi dove prevale la religione di Stato, dove ancora non si è scoperto il valore dell'aconfessionalità dello Stato, si cominci a promuovere e a incoraggiare il pluralismo religioso e l'apertura a tutte le espressioni religiose, cominciando con l'abrogare le leggi che puniscono anche penalmente la blasfemia”. Come in Pakistan, dove la povera Asia Bibi ancora marcisce in carcere duro.
Il cardinale nel suo studio, cita l'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che ogni anno stila un Rapporto sull'enorme quantità di violazione dei diritti umani e della libertà religiosa nel mondo. Inoltre il testo affronta altre questioni legate sempre alla libertà religiosa, come quelle del cosiddetto Stato laico e neutrale, di fronte alle opzioni religiose. In particolare monsignor Scola si riferisce al modello francese della laicitè, che spesso impone vincoli alla religione e nello stesso tempo fa aumentare i conflitti sia religiosi che sociali. Un altro nodo da affrontare è quello del giudizio morale sulle leggi che questi Stati applicano. Infine il cardinale auspica una sana laicità dello Stato, o “aconfessionalità” effettiva, “in cui lo Stato non faccia propria nessuna delle identità culturali, degli interessi, delle aspettative dei soggetti che abitano la società, ma invece apra e renda equamente praticabile a tutti i soggetti civili lo spazio pubblico del confronto e della deliberazione”. E qui Scola tende per la soluzione “anglosassone”, in particolare quella americana, dove le diverse identità entrano in comunicazione in una leale dialettica di riconoscimento e anche di competizione, regolata dal potere pubblico.


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