I Cristiani
perseguitati in un silenzio vergognoso
di Domenico Bonvegna
Ancora una volta
il Papa, nel giorno del protomartire Santo Stefano è costretto a
ricordare ai troppi distratti dal consumismo natalizio che i cristiani in tutto
il mondo sono i più perseguitati. Lo ha fatto all'Angelus del 26 dicembre Papa
Francesco in Piazza S. Pietro, ricordando i “tantissimi martiri di oggi”,
i cristiani perseguitati, che sono “purtroppo tantissimi – che come santo
Stefano subiscono persecuzioni in nome della fede, i nostri tanti martiri di
oggi”. Ma “c’è un aspetto particolare, nell’odierno racconto degli Atti
degli Apostoli, che avvicina santo Stefano al Signore. È il suo perdono prima
di morire lapidato”. Così come hanno fatto gli oltre 1545 religiosi
assassinati in odium fidae dai miliziani anarcocomunisti prima e durante
la Guerra Civile spagnola.
Casualmente in
questi giorni mi è capitato di leggere un libretto scritto da Francesca
Paci, “Dove i cristiani muoiono”, edito da Mondadori. Il
libro è datato, è stato scritto quattro anni fa, ma è sempre attuale, perché le
storie che racconta la giornalista de “La Stampa”, si ripetono sempre, sono
molto simili a quelle che i cristiani stanno affrontando in queste ore.“Avrei
voluto raccontare mille storie”-scrive la Paci -, ma ho dovuto scegliere
e ho privilegiato quelle che conoscevo per averne incontrato i protagonisti e
verificato le difficoltà”. Il testo ben documentato racconta la
persecuzione dei cristiani in Iraq, Egitto, in Palestina, in Indonesia,
nell'Orissa, ma anche nella Corea del Nord, in Somalia, in Nigeria. Restano
esclusi alcuni Paesi.
Naturalmente
anche nel 2011, i cristiani soffrivano maggiormente in Medio Oriente, per
esempio nell'Iraq, che aveva visto l'esercito americano affrontare la dittatura
di Saddam Hussein e poi il difficile dopoguerra contro le varie milizie
islamofondamentaliste che si contendono il Paese. Ancora non era iniziata la
guerra in Siria, ma già si poteva paventare lo scontro. In tanti si sono
scandalizzati, perché solo nel 2015 c'è stato oltre 1 milione di profughi e
immigrati, che in tutti i modi hanno raggiunto il continente europeo.
Lo scandalo si
dissolve se abbiamo tempo e voglia di leggere non solo il testo della Paci, ma
anche tutti gli altri libri e articoli che lei ha citato nella nutrita bibliografia,
alla fine del suo testo. Ci sono decine e decine di giornalisti, storici ed
esperti di tutto il mondo che da tempo hanno affrontato la questione
persecuzione e quindi la diaspora dei cristiani, soprattutto dal Medio Oriente.
Basta leggere alcuni titoli: “Chiesa d'Oriente assediata”, “Rischiamo un
secolo di martirio cristiano”, “Iraq, caccia al cristiano”, “L'ONU: vogliono
distruggere tutta la comunità di fedeli”, “I cristiani e il Medio Oriente. La
grande fuga”, “Baghdad, strage nelle case dei cristiani”, “Perché i cristiani
vengono massacrati nei paesi islamici?”, e tanti altri, io ho citato
soltanto alcuni titoli in italiano.
Francesca Paci
inizia la sua esposizione con l'esperienza di Fatima, una ragazza di 28
anni, che era presente, il 31 ottobre 2010, nella chiesa di Nostra Signora
della Salvezza a Baghdad, quando “i terroristi spalancano il portone
sparando dappertutto, c'è un'esplosione all'altezza dell'abside, uno salta in
piedi sull'altare, ringrazia Allah, abbatte il crocefisso. Sono a volte
scoperto, giovanissimi, con un filo di barba appena accennato, indossano la
divisa della polizia irachena e la cintura esplosiva. Mi butto a terra e cerco
di capire da che parte strisciare per proteggermi. Padre Wasim, il confessore,
prova a fermarli e un ragazzo gli spara alla pancia [...]C'è odore di sangue,
mi cola addosso dalla panca sotto cui mi nascondo e si mescola al mio, i vetri
delle lampade distrutte dalle bombe a mano mi hanno ferita alla testa e alle
gambe […] I terroristi invocano Allahu Akbar, Allah è grande, e ripetono
che andranno in paradiso mentre noi bruceremo all'inferno […] Sembrano invasati
ma completamente sereni. Uccidono con freddezza, ne vedo uno che probabilmente
non ha neppure quindici anni. Continua il racconto Fatima, in realtà uguale
a tutti gli altri attentati, penso ai poveri giovani del Bataclan,“Ad
un certo punto, al tramonto, si mettono a pregare, alcuni si inginocchiano
verso la Mecca mentre gli altri fanno il giro dei corpi per controllare chi
respira ancora e dargli il colpo di grazia. Mi fingo morta, devo stare
immobile, trattenere il fiato,penso ai miei genitori, ai fratelli, alle
sorelle, ai nipotini che mi aspettano a casa, se qualcuno qui si accorge che
sono viva non li vedrò mai più”.
Quello di Fatima
è un classico attentato terroristico barbaramente perpetrato da uomini che
potrebbero far parte di una qualsiasi organizzazione terroristica islamica.
In Iraq prima
usavano le auto esplosive, ora entrano dentro le chiese e prendono in ostaggio
le persone per fare più morti.
I cristiani,
secondo la think tank americana Pew, rappresentano il 70% delle vittime
dell'odio religioso, “il Medio Oriente convive con i genocidi dall'VIII secolo, spiegava
Herman Vahramian, il grande intellettuale armeno, “secondo l'ipotesi di
Vahramian, all'origine della diffusa rassegnazione allo stermino di massa
percepibile nella regione ci sarebbe l'immaginario collettivo segnato dalle
migliaia di torri di crani umani innalzate da Tamerlano sul suo vastissimo
impero”.
La Paci oltre a
raccontare esperienze di persone che hanno subito le persecuzioni, fa
riferimento alle varie e complesse questioni aperte del Medio Oriente, come
quella della guerra statunitense al terrorismo, dopo l'attentato dell'11
settembre. Il fondamentalismo islamico non si è fermato, anzi ha ripreso il suo
folle progetto di conquista di quei Paesi, troppo corrotti e filooccidentali,
che praticamente sono diventati sempre più deboli. In mezzo a questa guerra, i
cristiani diventano il capro espiatorio, vengono stritolati, perché sono
i più indifesi e abbandonati. “Ci saranno ancora dei cristiani in Medio
Oriente nel terzo millennio?”, si chiedeva il diplomatico francese Jean
Pierre Valognes nel voluminoso Vie et mort des chretiens d'Orient,
pubblicato nel 1994. Una domanda che a distanza suona profetica. E pensare che
i cristiani “erano lì prima dell'islam e hanno plasmato le società arabe, i
chirurghi e i medici del califfo erano cristiani...”, ricorda l'islamologo
padre Samir Khalil Samir.
Sembrava che con
il crollo del Muro di Berlino, nel 1989, la Storia sarebbe finita, ci
eravamo illusi che la sconfitta della peggiore delle ideologie potesse
significare l’inizio di un nuovo mondo, mentre la globalizzazione e la
democrazia liberale dovevano prevalere nel mondo, invece, secondo Valognes, la
vicenda dei cristiani in Medio Oriente,“una delle battaglie più lunghe della
Storia è in procinto di essere persa”.
Ma perché tutto
questo pessimismo sui cristiani? Rispondo con le parole della giornalista de La
Stampa, “L'audience globale, come spesso di fronte a massacri così vicini
seppur così lontani, sta a guardare. Se da una parte la circolazione in tempo
reale dell'informazione telematica rende impossibile chiudere gli occhi davanti
allo smembramento di una civiltà che procede ormai a ritmi serrati, dall'altra
produce una certa dose di assuefazione, un'abitudine alla notizia soprattutto
se non facilmente catalogabile con un'etichetta ideologica”. Citando lo
scrittore francese Renè Guitton, si afferma che il genocidio dei cristiani in
Medio Oriente, viene seguito dall'opinione pubblica europea distrattamente. In
realtà questo accade perché “il caso dei cristiani asserragliati al di là
del Mediterraneo, [non rientrano] nelle categorie tradizionali
destra-sinistra, poveri-ricchi, laici-religiosi. La caccia ai cristiani,
insomma, indigna meno di altre ingiustizie”. Intanto sempre Guitton nota: “una
doppia dimenticanza. In primo luogo, essendo maggioritario in Occidente, il
cristianesimo sembra non poter aspirare allo status di minoranza in Oriente.
D'altro canto si obietta che trasformare i cristiani orientali in protetti
dell'Occidente potrebbe esporli a rischi ancor più seri”. Per concludere,
il risultato di tutta questa faccenda, del resto lo ha sottolineato lo stesso
Papa Francesco, è un“groviglio d'indifferenza e sensi di colpa che si dipana
quando l'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) diffonde la
cifra shock di cinquanta milioni di cristiani perseguitati nel mondo, per poi
riattorcigliarsi e perdersi nelle mille brutte storie del mondo grande e
terribile”.
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