di Giovanni Taibi
Un
interessante viaggio intorno e dentro la poetica di Tommaso Romano è quello che
compie il prolifico scrittore e critico letterario Franco Trifuoggi nel suo
approfondito e puntuale saggio “La Poesia di Tommaso Romano” edito da Ila Palma
( 2013).
Da
una analisi filologicamente attenta dei testi dell’autore palermitano,
Trifuoggi traccia una linea ideale lungo cui scorre la poesia di Romano che,
seguendo una direzione metafisica, manifesta tutto il suo desiderio di eterno e
diventa viatico alla scoperta dell’assoluto.
L’indagine
critica di Trifuoggi inizia sin dagli albori della poesia di Romano, da quelle
prime Rime Sparse del 1969, in cui in nuce già si intravvedevano i primo
germogli di una poesia che, seppur non distaccata dalle suggestioni futuriste
marinettiane, manteneva saldo il rigore formale e la chiarezza del dettato
poetico della grande tradizione letteraria italiana.
D’altronde
per il nostro futurismo e tradizione non sono mai state in antitesi, anzi come
spesso afferma: “più profonde sono le radici più l’albero potrà svilupparsi in
altezza.”
Trifuoggi
scava a fondo nella poesia di Romano e ne evidenzia gli influssi filosofici e
letterari in essa presenti: da Aristotele agli esistenzialisti senza
dimenticare la lezione storicistica di Vico e dei grandi autori spiritualisti e
di quelli più intimisti da Petrarca a sant’Agostino.
La sua è certamente una poesia impegnata mai
semplice momento di disincanto. Il suo poeta è un anacoreta che però non fugge
la realtà ma la richiama in ogni sfumatura per esaltarla a momento poetico da
ricordare e condividere.
Una
realtà spesso grigia da cui il nostro riesce a sottrarsi grazie a visioni di
montaliana memoria che “donano al poeta pause liberatorie e suscitano immagini
di vita affrancate da cure tormentose” ( Cfr pag. 35 )
Quello
di Trifuoggi è un libro la cui trama è intessuta, o meglio integrata, da citazione attinte a piena mani dalle
liriche di Tommaso Romano che vengono inserite come un tutt’uno del discorso
filologico che sviluppato con non comune perizia esegetica. È una perfetta
simbiosi quindi quella che viene fuori dalle note critiche del Trifuoggi e dai
frequenti richiami alla “Parola” di Tommaso Romano.
Il
Romano intimo è quello che scalda più il cuore di Trifuoggi, in cui prendono
corpo e dimensione luoghi e figure care al poeta del presente ma soprattutto
del passato come nella delicata lirica dedicata ala padre: “In attesa del bel
rivederti”.
Sono queste le liriche ritenute più ispirate
nelle quali prevale la “luce della religiosità” ammirata anche dal celebre critico Mario Sansone.
Quella
di Romano è una poesia che si rinnova in itinere nel confronto col passato e
con la quotidianità a volte routinaria e prosaica, che comunque Romano sa
giudicare con il distacco di chi conosce il senso dell’inarrestabile flusso
dell’esistenza. Una vita contempl-attiva in cui la ricerca di un senso
travalica lo stesso reale che diventa segno o cosa di platoniana memoria.
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