sabato 11 giugno 2016

Tommaso Romano, "Café de Maistre" (Ed. ISSPE)

di Guglielmo Peralta

      L'introduzione di Tommaso Romano al suo "Café De Maistre" si apre con la descrizione del locale panormita, degli "arredi originali e tirati a lucido" ispirati all'Art Nouveau e si chiude con la velata esortazione a lottare contro la decadenza culturale e morale della società contemporanea per "dare un senso autentico" al nostro essere nel mondo. L'eleganza del Liberty o dello stile floreale contrasta con tale decadenza, che non è più soltanto "Il tramonto dell'occidente", annunciato da Oswald Spengler nella sua opera (1918-1922), ma il declino della civiltà a livello mondiale, che sembra preludere al "suicidio dell'uomo" dopo la morte di Dio. Il contrasto si risolve nel bisogno di Romano di trovare "un rifugio elegante all'inclemenza del tempo", sicché il Café De Maistre, la sua eleganza, è metafora della bellezza e, perciò, esso è un "luogo elitario", ideale per la contemplazione e per ritrovare la pace interiore; è un "chiostro" dove meditare e ricercare la Verità "in laboriosa solitudine", lontano dai "volgari" e dalla mondanità. Il crollo dei valori morali, la desacralizzazione della Tradizione, l'indebolimento della Fede e del pensiero libero, sostituito sempre di più dal "libero pensiero" e dalla "dittatura del pensiero unico", devono sollecitare alla lotta contro il male, a "resistere" categoricamente, "individualmente, lucidamente" contro l'annichilimento e l'Apocalisse già in atto. È questo il magistero di Romano, il quale, animato dalla cultura dello spirito, leva alta la sua voce confortato da mentori quali Platone, Tommaso d'Aquino, Vico. Altri Personaggi-guida, incontrati in carne ed ossa o frequentati soltanto attraverso le opere negli anni di studio, nel suo cammino di formazione intellettuale e culturale, sono presenti in questa raccolta di perle di saggezza, dove non mancano, accanto ai quadri di pensiero, alla riflessione profonda su temi di teologia, filosofia, pedagogia, storia, letteratura, arte, le numerose invettive, tra cui quella contro il cieco conformismo di chi approva "tutto ciò che è progressivo, funzionalista e, quindi, moderno", quella contro i "poteri ideologici degli orientatori dei comportamenti della comunicazione e della pubblicità", quella contro il centralismo e il totalitarismo riformistico della scuola.
      Mi sembra che il cuore di questo Café De Maistre sia da ricercare in quella dimensione del "mosaicosmo" in cui è venuto a strutturarsi il pensiero di Romano, da quando egli è rimasto folgorato dalla felice intuizione dalla quale è nato il neologismo e che si è nel tempo evoluta fino alla contemplazione di quella visione cosmica, di quel mosaico, appunto, che ogni umano individuo contribuisce a comporre con la propria attività creatrice, o anche solo con il proprio esserci, e del quale è parte integrante e necessaria. In questa unione ideale di tutti gli uomini sembra realizzarsi quel principio della fratellanza universale che è disegno divino e motivo di salvezza. È questo un pensiero che ha nell'arte la sua culla e la sua ascesa e che si oppone allo svuotamento spirituale e al vuoto religioso segnato dall'assenza, o meglio, dalla non-presenza di Dio, al quale tuttavia - sottolinea Romano - bisogna restare fedeli, e il quale è da cercare proprio nel tempo della sua lontananza e della più grande povertà dell'uomo. Rafforzare la fede ancorandola in Cristo "è e sarebbe la via maestra" contro l'Apocalisse, per porre fine a questi tempi oscuri e "prepararci all'Evento soprannaturale della Parusia, al ritorno di Cristo in terra". Tessere preziose di quel "mosaico" sono, qui, Personaggi quali - ne cito solo alcuni - Divo Barsotti, Padre Giuseppe Rizzo, Lucio Zinna, Giovanni Volpe, Giovanni Gentile, Alessio Di Giovanni, Lucio Piccolo, Mario Luzi...che Romano ritrae negli aspetti che più li caratterizzano e dei quali lascia emanare la "Luce del pensiero" (già titolo, questo, di grande fascino, di un progetto culturale da lui ideato e concretizzatosi con la pubblicazione di sei volumi contenenti schede biografiche di autori tutti rigorosamente siciliani). Insieme, questi Personaggi, costituiscono una grande biografia dell'anima nella quale emerge, in trasparenza, lo stesso profilo di Romano avendo egli in comune con loro il medesimo cammino spirituale in direzione della ricerca di verità e di senso. Ed è forte, nel Nostro, l'esigenza di ristabilire e fare conoscere la verità là dove essa è manipolata, "truccata", distorta per risentimento o per motivi, spesso, ideologico-religiosi. Così, ad esempio, egli rende nota la rivisitazione della "Storia dei musulmani di Sicilia" di Michele Amari, da parte dello storico francese Henri Bresc, secondo il quale "il più che positivo giudizio" espresso dall'autore siciliano sui dominatori arabi e la "mitizzazione dell'Islam, visto come regno della perfezione" non sarebbero corretti perché frutto, probabilmente, della "passionalità" e delle "visioni romantiche" dell'Amari. Altro esempio di verità ristabilita riguarda una celebrata ottava di un canto popolare grandemente offensiva e infamante nei confronti dei Savoia e che Alessio Di Giovanni, nel suo articolo: Un'allusione alla Casa Savoia in un pseudo canto popolare siciliano, dimostra trattarsi di un falso storico. Se la pura e semplice verità è tradita e falsificata per futili motivi, per risentimenti, per meschine vendette, la Verità, quella che nel nome del Cristo ci è stata rivelata, è sempre più obliata e rinnegata, con la grave conseguenza della perdita della coscienza morale e del limite della libertà. "Tutto allora sarà, come in effetti è, permesso. Anche di ammazzare in nome di un dio, dell'onnipotenza umana o della dea ragione". E qui non possiamo non ricordare Ivan Karamazov, il quale afferma che "se Dio non esiste, tutto è permesso" e sottolinea lo stretto legame fra la negazione di Dio e la divinizzazione dell'uomo. Senza l'amore della verità l'eclissi dei valori, già in atto, sarà totale e inevitabile e la salvezza impossibile, perché con la perdita del sacro e del senso di Dio si perderà anche il senso dell'uomo. Nella prima domanda, posta da Romano a Mario Luzi nell'intervista inedita del 1989, è indicata, sia pure in modo sotteso, l'unica via da seguire per risollevarsi da tanta decadenza, per uscire dal tunnel infernale e tornare "a riveder le stelle". E la guida non può che essere la poesia, come essa lo fu di Dante nella figura di Virgilio, simbolo della saggezza poetica. La domanda è la seguente: "C'è la possibilità di una rinascita di una poesia ancorata ai valori, per così dire, forti?" È innegabile che la poesia sia il valore assoluto da riscoprire e praticare per conquistare l'amore della verità che, a detta di Sant'Agostino, è "il primo dei precetti, il sommo genere, il fonte di tutti". E dunque, amare la verità "è amare e desiderare il bene morale". Ristabilire il legame tra poesia e verità è quanto suggerisce Luzi nel preannunziare una "motivazione etica e religiosa (...) una richiesta di una poesia religiosa di "annuncio", oltre che di denuncia", nella convinzione che "la poesia ha la forza di progettare l'uomo futuro e di indicarlo anche alla scienza, che ha il compito di restituirlo a se stesso".
      La poesia è la risposta alla civiltà tecnologica, che ha fagocitato ragione e sentimento estromettendo l'uomo dalla sfera del sacro e della spiritualità generando l'individualismo che,  secondo Charles Taylor, è il maggiore dei mali della nostra società, la causa di quello che egli chiama “Il disagio della modernità”, ossia, la perdita dell'essenza umana, la chiusura verso l'altro,    l'oblio della socialità, che hanno il loro contrassegno nella ricerca del successo, dell'approvazione, nel distinguersi ad ogni costo dagli altri, nel narcisismo egoistico. Contro questa tendenza suicida, contro questo vivere inessenziale, Romano ci ricorda, citando Heidegger, che "la poesia è un modo di vivere" più autentico nel "tempo della povertà". Ed è nella presa di coscienza di questo "disagio", sempre più esteso all'intero consesso umano, che cresce il bisogno di senso e acquista valore veritativo l'ideale del "mosaicosmo", di cui Café De Maistre è un riverbero e una tessera ed è un micromosaico dell'immensa biblioteca spirituale in cui si inseriscono, si corrispondono, si riflettono infinite visioni: mondi e modi diversi di un pensiero unico e universale.

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