di Guglielmo Peralta
L'introduzione
di Tommaso Romano al suo "Café De Maistre" si apre con la descrizione
del locale panormita, degli "arredi originali e tirati a lucido"
ispirati all'Art Nouveau e si chiude con la velata esortazione a lottare contro
la decadenza culturale e morale della società contemporanea per "dare un
senso autentico" al nostro essere nel mondo. L'eleganza del Liberty o
dello stile floreale contrasta con tale decadenza, che non è più soltanto "Il tramonto dell'occidente", annunciato
da Oswald Spengler nella sua opera (1918-1922), ma il declino della civiltà a
livello mondiale, che sembra preludere al "suicidio dell'uomo" dopo
la morte di Dio. Il contrasto si risolve nel bisogno di Romano di trovare
"un rifugio elegante all'inclemenza del tempo", sicché il Café De Maistre, la sua eleganza, è
metafora della bellezza e, perciò, esso è un "luogo elitario", ideale
per la contemplazione e per ritrovare la pace interiore; è un
"chiostro" dove meditare e ricercare la Verità "in laboriosa
solitudine", lontano dai "volgari" e dalla mondanità. Il crollo
dei valori morali, la desacralizzazione della Tradizione, l'indebolimento della
Fede e del pensiero libero, sostituito sempre di più dal "libero
pensiero" e dalla "dittatura del pensiero unico", devono sollecitare alla lotta contro il
male, a "resistere" categoricamente, "individualmente,
lucidamente" contro l'annichilimento e l'Apocalisse già in atto. È questo
il magistero di Romano, il quale, animato dalla cultura dello spirito, leva
alta la sua voce confortato da mentori quali Platone, Tommaso d'Aquino, Vico. Altri
Personaggi-guida, incontrati in carne ed ossa o frequentati soltanto attraverso
le opere negli anni di studio, nel suo cammino di formazione intellettuale e culturale,
sono presenti in questa raccolta di perle di saggezza, dove non mancano,
accanto ai quadri di pensiero, alla
riflessione profonda su temi di teologia, filosofia, pedagogia, storia,
letteratura, arte, le numerose invettive, tra cui quella contro il cieco conformismo
di chi approva "tutto ciò che è progressivo, funzionalista e, quindi,
moderno", quella contro i "poteri ideologici degli orientatori dei
comportamenti della comunicazione e della pubblicità", quella contro il
centralismo e il totalitarismo riformistico della scuola.
Mi sembra
che il cuore di questo Café De Maistre sia da ricercare in quella
dimensione del "mosaicosmo" in cui è venuto a strutturarsi il
pensiero di Romano, da quando egli è rimasto folgorato dalla felice intuizione dalla
quale è nato il neologismo e che si è nel tempo evoluta fino alla contemplazione
di quella visione cosmica, di quel mosaico,
appunto, che ogni umano individuo contribuisce a comporre con la propria
attività creatrice, o anche solo con il proprio esserci, e del quale è
parte integrante e necessaria. In questa unione ideale di tutti gli uomini
sembra realizzarsi quel principio della fratellanza universale che è disegno
divino e motivo di salvezza. È questo un pensiero che ha nell'arte la sua culla
e la sua ascesa e che si oppone allo svuotamento spirituale e al vuoto
religioso segnato dall'assenza, o meglio, dalla non-presenza di Dio, al quale
tuttavia - sottolinea Romano - bisogna restare fedeli, e il quale è da cercare
proprio nel tempo della sua lontananza e della più grande povertà dell'uomo.
Rafforzare la fede ancorandola in Cristo "è e sarebbe la via maestra"
contro l'Apocalisse, per porre fine a questi tempi oscuri e "prepararci
all'Evento soprannaturale della Parusia, al ritorno di Cristo in terra".
Tessere preziose di quel "mosaico" sono, qui, Personaggi quali - ne
cito solo alcuni - Divo Barsotti, Padre Giuseppe Rizzo, Lucio Zinna, Giovanni
Volpe, Giovanni Gentile, Alessio Di Giovanni, Lucio Piccolo, Mario Luzi...che Romano
ritrae negli aspetti che più li caratterizzano e dei quali lascia emanare la "Luce
del pensiero" (già titolo, questo, di grande fascino, di un progetto
culturale da lui ideato e concretizzatosi con la pubblicazione di sei volumi contenenti
schede biografiche di autori tutti rigorosamente siciliani). Insieme, questi
Personaggi, costituiscono una grande biografia dell'anima nella quale emerge, in
trasparenza, lo stesso profilo di Romano avendo egli in comune con loro il
medesimo cammino spirituale in direzione della ricerca di verità e di senso. Ed
è forte, nel Nostro, l'esigenza di ristabilire e fare conoscere la verità là
dove essa è manipolata, "truccata", distorta per risentimento o per
motivi, spesso, ideologico-religiosi. Così, ad esempio, egli rende nota la
rivisitazione della "Storia dei musulmani di Sicilia" di Michele
Amari, da parte dello storico francese Henri Bresc, secondo il quale "il
più che positivo giudizio" espresso dall'autore siciliano sui dominatori
arabi e la "mitizzazione dell'Islam, visto come regno della
perfezione" non sarebbero corretti perché frutto, probabilmente, della
"passionalità" e delle "visioni romantiche" dell'Amari.
Altro esempio di verità ristabilita riguarda una celebrata ottava di un canto
popolare grandemente offensiva e infamante nei confronti dei Savoia e che
Alessio Di Giovanni, nel suo articolo: Un'allusione
alla Casa Savoia in un pseudo canto popolare siciliano, dimostra trattarsi
di un falso storico. Se la pura e semplice verità è tradita e falsificata per futili
motivi, per risentimenti, per meschine vendette, la Verità, quella che nel nome
del Cristo ci è stata rivelata, è sempre più obliata e rinnegata, con la grave
conseguenza della perdita della coscienza morale e del limite della libertà. "Tutto
allora sarà, come in effetti è, permesso. Anche di ammazzare in nome di un dio,
dell'onnipotenza umana o della dea ragione". E qui non possiamo non
ricordare Ivan Karamazov, il quale afferma che "se
Dio non esiste, tutto è permesso" e sottolinea lo stretto legame fra la
negazione di Dio e la divinizzazione dell'uomo. Senza l'amore della verità l'eclissi
dei valori, già in atto, sarà totale e inevitabile e la salvezza impossibile,
perché con la perdita del sacro e del senso di Dio si perderà anche il senso
dell'uomo. Nella prima domanda, posta da Romano a Mario Luzi nell'intervista
inedita del 1989, è indicata, sia pure in modo sotteso, l'unica via da seguire
per risollevarsi da tanta decadenza, per uscire dal tunnel infernale e tornare
"a riveder le stelle". E la guida non può che essere la poesia, come essa
lo fu di Dante nella figura di Virgilio, simbolo della saggezza poetica. La
domanda è la seguente: "C'è la possibilità di una rinascita di una poesia ancorata
ai valori, per così dire, forti?" È innegabile che la poesia sia il valore
assoluto da riscoprire e praticare per conquistare l'amore della verità che, a
detta di Sant'Agostino, è "il primo dei precetti, il sommo genere, il
fonte di tutti". E dunque, amare la verità "è amare e desiderare il
bene morale". Ristabilire il legame tra poesia e verità è quanto
suggerisce Luzi nel preannunziare una "motivazione etica e religiosa (...)
una richiesta di una poesia religiosa di "annuncio", oltre che di
denuncia", nella convinzione che "la poesia ha la forza di progettare
l'uomo futuro e di indicarlo anche alla scienza, che ha il compito di
restituirlo a se stesso".
La poesia è la risposta alla civiltà
tecnologica, che ha fagocitato ragione e sentimento estromettendo l'uomo dalla
sfera del sacro e della spiritualità generando l'individualismo
che, secondo Charles Taylor, è il maggiore dei mali
della nostra società, la causa di quello che egli chiama “Il disagio della modernità”, ossia, la
perdita dell'essenza umana, la chiusura verso l'altro, l'oblio della socialità, che hanno
il loro contrassegno nella ricerca del successo, dell'approvazione, nel
distinguersi ad ogni costo dagli altri, nel narcisismo egoistico. Contro questa
tendenza suicida, contro questo vivere inessenziale, Romano ci ricorda, citando
Heidegger, che "la poesia è un modo di vivere" più autentico nel
"tempo della povertà". Ed è nella presa di coscienza di questo
"disagio", sempre più esteso all'intero consesso umano, che cresce il
bisogno di senso e acquista valore veritativo
l'ideale del "mosaicosmo", di cui Café De Maistre è un riverbero e una tessera ed è un micromosaico dell'immensa biblioteca
spirituale in cui si inseriscono, si corrispondono, si riflettono infinite
visioni: mondi e modi diversi di
un pensiero unico e universale.
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