di Maria Patrizia Allotta
Così scrive Fëdor Michajlovič Dostoevskij: “L’amore è un
tesoro così inestimabile che con esso puoi redimere tutto il mondo e riscattare non solo
i tuoi peccati ma
anche i peccati degli
altri.”
Non sappiamo il parere di
Sandra Guddo sul grande Autore russo, di certo possiamo affermare che circa
l’amore e la redenzione la pensi esattamente come Lui.
E lo dimostra con estrema semplicità nel
testo dal titolo Le geôlier dove l’amore
- quello vero - oltre a redimere i
peccati del protagonista riesce a generare una folata di speranza che, sfiorando
i cuori di ogni singolo lettore, ben fa auspicare.
Non si tratta di ottimismo a buon mercato,
né di vana illusione, o possibile
miraggio euforico. Nemmeno di abbaglio letterario o fallo romanzesco,
oppure infingimento prosastico.
Sembrerebbe piuttosto che la Scrittrice
palermitana - già autrice, nel 2014, del suo primo libro dal titolo Tacco
12. Storie di ragazze di periferia (Hombre Edizioni) intraveda sinceramente
- oltre la fragilità, la sofferenza, l’angoscia che pure offendono il genere
umano al di là di ogni coordinata spazio-temporale - la possibile liberazione dal
dolore, il pensabile riscatto esistenziale, la probabile salvezza dello spirito.
Infatti,
nelle 168 pagine edite da Vertigo, il male - che pure è insistentemente presente
nel testo e che certamente appartiene a molti personaggi i quali mostrando un
vissuto psicologico particolarmente tormentato si muovono ora tra grettezze e
volgarità, ora tra bassezze e trivialità, ora tra perfidia e crudeltà, raggiungendo
lo svilimento della loro stessa entità e l’annullamento della propria essenza -
sembra essere, paradossalmente, ontologicamente inesistente, ovvero, concepito da
Sandra Guddo come nefasta assenza o privazione del bene, seguendo, forse, il
grande insegnamento filosofico del doctor gratiae, Agostino D’Ippona,
secondo il quale il “male di per sé non esiste. Altro non è se non la mancanza
del bene”.
In effetti, mentre taluni personaggi del
sopracitato testo, non avendo sperimentato i più alti valori esistenziali,
rimangono a brancolare nel buio del peccato - “tra donne, fumo, alcol, droghe,
gioco d’azzardo (…), mai stanchi dell’ebbrezza e dell’adrenalina che dà il
rischio” - condividendo così l’assoluto male, altri invece, baciati
dalla provvidenza divina, una volta identificato il vero bene si perdono
in quella dimensione vitale luminosissima che solo l’autentico amore può donare.
E’ ciò che capita, soprattutto, al
protagonista, Cesare, “carceriere di se stesso”, uomo ricco, colto, determinato e ambizioso, eppure
“violento e deviato” capace di condotte bestiali per puro piacere il quale, tuttavia,
nell’arco del tempo, si redime diventando “un uomo nuovo che è riuscito a perdonarsi
attraverso la dolorosa via del pentimento che scaturisce soltanto quando si
prende completa consapevolezza dei propri errori” e quando si trova “quella
rete di salvataggio” data esclusivamente dall’autentico amore che la Nostra
dipinge come una “ventata di area fresca per fugare i miasmi delle ferite
infette e purulente; un gessetto colorato che traccia incantevoli arabeschi sul
nero della lavagna”.
Ma non è tutto. La ricchezza del libro consiste
nel fatto che l’Autrice di Le geôlier all’interno del significativo
chiaroscuro dettato dal peccato e dalla redenzione, dall’odio e dall’amore, dal
male e dal bene, dalla vita e dalla morte, con estrema disinvoltura inserisce -
attraverso un linguaggio moderno e dinamico, immediato e semplice, sostanzialmente
chiaro ma mai banale, lontano da costrutti baroccheggianti o effimere ridondanze -
non soltanto un puntuale esame psicologico dei personaggi emblematicamente e
simbolicamente indicativi del romanzo - dimostrando così ampie conoscenze in
campo psichico e mentale - ma anche la trattazione di tematiche e problematiche
relative a questioni sociologiche fortemente attuali e di grande interesse.
La crisi economica che attanaglia le industrie, il commercio clandestino
delle armi, le diatribe interregionali, l’emigrazione e l’emarginazione, la
vecchiaia e l’abbandono, la droga e l’alcolismo, la povertà, la separazione,
l’adozione, la prostituzione, la violenza fine a se stessa, sono tutte questioni
presenti e affrontate però con mano delicata eppure efficace.
Infatti, all’interno del testo, non
assistiamo a nessuna trattazione sistematica e ad alcun sviluppo organico circa
le questioni psico-sociali, meglio, senza mai scivolare nelle forzature
letterarie inconcludenti o nelle furbizia degli infingimenti, l’Autrice con
penna lieve - quasi sommessamente e in perfetto equilibrio
sintattico-stilistico - dona ai suoi lettori spunti di
riflessioni etico-morali secondo l’insegnamento socratico del ti estì che, appunto, insemina il dubbio
per intraprendere il cammino della possibile verità, e del dialogo, unico mezzo inevitabile per combattere sia la
pirandelliana “incomunicabilità” che il montaliano “mal di vivere” e per
promuovere, alla maniera di Haidegger, “l’idea della progettualità e della
speranza”.
E
all’interno del testo - sembrerebbe a chi adesso scrive - in effetti il
miracolo del dialogo costruttivo che riconduce alla progettualità e, quindi, alla
speranza, avviene appunto attraverso il trionfo dell’amore che inevitabilmente
si rapporta con il celeste, con il sacro, con il divino. Con il vero e con il bello.
All’interno del testo, infatti, l’amore e la
fede danno vita, “all’infinita misericordia di Dio” che non soltanto “cancella
le colpe, ma libera dalla disperazione e permette di uscire dall’angolo,
facendo ritrovare il coraggio e la volontà di andare avanti”.
Un libro straordinariamente ricco, dunque, dove spunti psicologici e sociologici s’intrecciano
con riflessioni etiche ed estetiche, dando vita ad un unico tappeto
musivo il cui messaggio conclusivo, alla maniera di Jacques Prévert sembrerebbe
il seguente: “La
nostra vita non è dietro a noi, né avanti, né adesso, è dentro”, pertanto
“bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro per dare il buon
esempio”.
E certamente Sandra Guddo con Le geôlier il buon esempio l’ha dato intonando, felicemente, un
inno al bene e all’amore e un canto alla salvezza e alla redenzione.
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