di Domenico Bonvegna
“Quanto più
profonda è la notte tanto più le stelle brillano”, è la scritta
che si può trovare presso il monastero benedettino di Subiaco, sono convinto
che tra le tante stelle che brillano, una di queste è la bellissima intervista,che
ho proposto qualche giorno fa, del settimanale Tempia monsignor Caffarra,
arcivescovo di Bologna. Monsignor Carlo Caffarra oltre ad essere un
principe della Chiesa, è un eccellente uomo di cultura, studioso ed esperto di
famiglia, matrimonio e temi bioetici, tanto che ha ricevuto da Giovanni Paolo
II prima, e da papa Benedetto XVI dopo, diversi incarichi per guidare istituti,
e corsi di preparazione in tutto il mondo. E’ autore di diverse pubblicazioni.
E’ triste constatare come una figura così straordinaria abbia poco riscontro
nel mondo della cultura italiana, e forse anche nel cosiddetto mondo cattolico.
Due
libri dove possiamo trovare diversi suoi scritti sugli argomenti inerenti la
famiglia e il matrimonio è “l’amore insidiato”, sottotitolo, “Non è bene che l’uomo sia solo. L’amore, il
matrimonio, la famiglia nella prospettiva cristiana”. Io ho letto e propongo
a voi alcuni stralci, del 2 volume (368 pagg). Il testo è composto da diversi
scritti, conferenze, del cardinale che sono state ordinate secondo un disegno
unitario dalla casa editrice Cantagalli(2008).
Il
testo offre diversi e ricchi argomenti per comprendere la sfida culturale e
antropologica che l’uomo d’oggi sta vivendo. Ormai si tratta di una vera e
propria battaglia tra la cultura della vita e la cultura
della morte. I temi che il cardinale affronta sono di estrema
attualità, peraltro sono quelli che ha ben sintetizzato nell’intervista al
settimanale diretto da Luigi Amicone: la crisi familiare e del matrimonio, la
questione del gender, l’unione omosessuale, la procreazione assistita, la
questione dell’aborto, l’emergenza educativa e tanto altro.
Il
testo potrebbe rappresentare una specie di viaggio fra le “macerie dell’inumano”, dove la verità sulla persona è oscurata, le
dimensioni costitutive della famiglia, come l’amore coniugale e il rapporto
genitori-figli, sono insidiate. In queste condizioni la vita civile diventa
impossibile. Anche perché come ben scrive il cardinale Caffarra, la famiglia, è “proprio la vera culla della società umana, poiché è in essa che l’umanità
continua”.
Il
testo è suddiviso in 4 ampi capitoli, carichi di domande e risposte, con diversi
riferimenti filosofici e sociologici. Ritengo interessante cominciare la
presentazione del volume con una citazione che il cardinale fa del filosofo franceseAlex
De Tocqueville, che sembra fotografare la nostra vita sociale attuale
verso la quale stiamo camminando a grandi passi: “Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere
nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a
procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri.
Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli
altri (…) Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo
si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte (…) ama
che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi”.
La
nostra epoca vive dentro una cultura e una comunicazione sociale nella quale si
tende a trasformare ogni desiderio in diritto. La nostra è “una società nella quale vale il principio: ‘Se tu non vuoi, perché devi impedire che io possa?’. Una società,
cioè, nella quale la soggettività individuale, la ricerca del proprio
bene-essere diventa criterio supremo dell’organizzazione collettiva, negando
che esistano beni umani insiti nella natura della persona umana che tutti
devono riconoscere; che esiste un bene umano comune”. In pratica il principio
utilitaristico, pervade tutti i rapporti della nostra società,
rendendoli “scambio di equivalenti”,
così come avviene nei rapporti economici e nel mercato.
Penso
a quello che avviene con l’aborto quando il soggetto debole viene espulso, con
la procreazione assistita in vitro, o con l’utero in affitto, significativa a
questo proposito la campagna di sensibilizzazione de LaCrocequotidianodi Mario
Adinolfi, che per mesi ha scritto, “i figli non si pagano. Per una
moratoria Onu sull’utero in affitto”, evidenziando e biasimando la pratica barbara e il caso inquietante della nota soubrette
inglese Elton John.“In una società
dominata dal principio dell’equivalenza, - scrive Caffarra - è inevitabile che il più debole sia
schiacciato; (mentre) in una società
dominata dal principio della reciprocità, il bene proprio non è mai raggiungibile
prescindendo da, o contro, il ben dell’altro”. E qui viene intesa la
nascita del figlio soltanto come dono,
frutto soltanto del rapporto sessuale dei genitori.
Il
libro di Caffarra racconta la crisi della famiglia e del matrimonio, nella
società utilitaristica di oggi, tutto il vissuto coniugale è messo in
discussione, la vita di coppia è sottoposta a una crescente “contrattazione: si contratta tutto o
pressoché tutto”. Alla fine anche la stessa definizione di matrimonio è diventata negoziabile. “E quindi logico -
scrive Caffarra - che si proponga che sia
riconosciuto anche alle coppie omosessuali il diritto di mettere su famiglia,
di non essere discriminate nella distribuzione degli alloggi rispetto alle
coppie eterosessuali, di adottare figli o, se lesbiche, di farsi inseminare con
le tecniche oggi a disposizione. Insomma, il matrimonio è sempre più basato su
‘contratti rivedibili’”.
Qual
è la contesa attuale? E che si sta nobilitando il rapporto omosessuale, mentre
la preziosità propria del matrimonio si sta gradualmente oscurando. Per
monsignor Caffarra è indicativo il voto del 2006 del parlamento Europeo che ha
approvato la risoluzione che invita ad equiparare le coppie omosessuali a
quelle fra uomo e donna e condanna come omofobici gli Stati e le Nazioni che si
oppongono al riconoscimento delle coppie gay. Non era mai accaduto nella storia
dell’umanità. “Perché si è giunti a
questa richiesta? Che cosa stiamo rischiando in essa?” E’ una messa in
crisi senza precedenti dell’istituto familiare, che ci porterà alla costruzione
di una società di estranei gli uni agli altri. Per il cardinale lo sbocco
naturale di questo comportamento sarà “la
torre di Babele dei nostri edifici sociali”.
L’ultima
frontiera di questo continuo svestirsi degli abiti naturali che hanno da sempre
contraddistinto l’umanità, è la cosiddetta teoria del gender, dove le
differenze fra mascolinità e femminilità vengono considerate come semplici
effetti culturali, prodotti dalla società.
Pertanto,
l’essere uomo o l’essere donna è frutto della libertà personale, ognuno” si
costruisce” la sua forma sessuata. E’ un fatto culturale di immensa portata,
nella coscienza dell’uomo occidentale è intervenuto un cambiamento nel modo di
considerare il proprio corpo. A questo proposito abbiamo presente la
disapprovazioneferma di Benedetto XVI dell’ideologia del
gender, considerata una delle sfide più gravi per la Chiesa e per il bene
comune.
Questi
ed altri temi propone il testo. Lo “‘scontro antropologico’ si è fatto
radicale, il ‘conflitto delle
interpretazioni’ così decisivo che a molti, anche cristiani, sembra
impossibile e quindi impraticabile un confronto veritativo”. E qui il
cardinale rileva, lo stato di rassegnazionedel mondo cattolicoche si è ridotto “ad essere una delle tante aree o uno dei
tanti prodotti del supermarket culturale, che si esibisce alla semplice scelta
dei visitatori”. Pertanto, “il
richiamo continuo alla ‘tolleranza’ non raramente o è mera retorica o è pieno
cedimento allo scetticismo”.Tuttavia il rischio più grave di oggi per
l’antropologia cristiana, è quello “di
pensare che sia impossibile un confronto sul piano veritativo, e che dobbiamo
semplicemente limitarci a lasciare a ciascuno la propria area. Monsignor
Caffarra mette in evidenzia un dato fondamentale per chi vuole essere
cristiano: “Il Cristianesimo non ha
chiesto solo di essere libero di proporsi: ha sempre anche giustificato la sua
richiesta di libertà in base alla coscienza
di verità della sua proposta salvifica”.
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