Interprete insigne della destra nazionale, Camizzi riconosce
che "l'Italia nacque come formazione politica, nel breve volgere di due
anni e in maniera sostanzialmente eversiva, fu cioè il frutto di una serie di
usurpazioni, malamente rabberciate da alquanto improbabili plebisciti".
Se non che Camizzi, a differenza del Taparelli e dei
suoi anacronistici continuatori, Angela Pellicciari ad esempio, rammenta che
"i principi italiani videro la maggiore garanzia di stabilità, anziché nel
consenso e nella fiducia dei loro popoli, nella protezione di una potenza
europea interessata a garantire, con la sua influenza omogeneità a
sicurezza".
Al proposito, Camizzi cita la tesi di Francesco Leoni,
secondo cui "nel clima della Restaurazione si manifestarono due tendenze
nell'opinione pubblica di sentimenti controrivoluzionari, quella di coloro che
ritenevano doversi almeno prendere coscienza di quanto era accaduto nell'arco
di venticinque anni e dunque adattare la strategia del movimento sanfedista ad
una realtà che, bene o male, era mutata e quella degli intransigenti, che
respingevano ogni modifica introdotta introdotta nelle menti e nel contesto
socio-politico dalla Rivoluzione francese e dall'esperienza napoleonica".
La radice dell'avversione al risorgimento è la
conclamata incapacità di vedere e il tarlo assolutista in azione devastante
nelle monarchie europee e, al suo seguito, la folle pretesa di sottomettere le
chiese nazionali.
Non è dunque possibile contestare la puntuale sentenza
di Camizzi: "non si può difendere in sede storica un mondo che rappresenta
un passato senza alcun avvenire, come pretenderebbero di fare gli storici
revisionisti più radicali".
Le disoneste ombre della massoneria garibaldina, giustificano
il rifiuto della malsana strategia liberale, non il rifiuto di un bene prezioso
e inalienabile quale è l'unità della Patria.
La critica dei metodi, in definitiva, non può e non
deve rovesciarsi nel rifiuto del risultato, l'impresa unitaria, felix
culpa da cui dipende la speranza di non essere schiacciati dalle
teutoniche natiche della cancelliera Merkel.
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