di Francesca Luzzio
La silloge La
luna crollerà di Vito Mauro propone poesie limpide, cristalline come l’animo
del poeta che le ha create.
In molte
delle liriche che compongono la raccolta c’è l’espressione giovanile dell’input
ancestrale dell’amore, di un cuore innamorato dell’amore, di un’anima ricolma
che cerca sinfonica rispondenza. Ben tre liriche portano il titolo “Amore” e in
molte altre tale tema è l’oggetto preponderante dell’ispirazione, sicchè il
lettore, a lettura ultimata, non può non rilevarne la preminenza e l’importanza
che esso ha per il poeta.
È un amore
cercato,trovato, perduto, un amore sofferente nella solitudine dell’inane
ricerca o della lontananza: “Solo \ di nuovo solo, \ distante da te, \ staccato
dalle cose, \ lontano dalla gente\....”(SOLO, PAG.25). Il bisogno di amore, “l’impedito desiderio”
inoltre tende a trasumanare anche la più carnale sensualità in sogno, in miraggio: ”.....\ Frena la mia arsura \....\ Mandami in estasi,
inebriami, \ chimera impossibile. \ Fa
che non sia vano \ il mio miraggio”. Ma
non sempre è così, non sempre solitudine e ricerca rattristano e inquietano
l’anima, infatti vibra anche nei versi la gratificazione del possesso
dell’oggetto dei desideri e in tali circostanze, l’io realizza la pienezza
dell’essere: “ ... No! Non tutti lo sanno \ dell’esistenza dell’amore .\ Chi lo
sa? \ Io lo so! Sì lo so \ ...\ Ora ci sei tu. \ Finalmente ci sei. \....”
L’intera
silloge comunque rivela un’indole appassionata
eruggente che trova una barriera nella sua esplicazione in una
coesistente timida ritrosia che rende faticosi e difficili l’approccio e la
socializzazione; eppure tale limite è la forza della personalità di Vito Mauro
e del lirismo dei suoi versi, in cui aleggia spesso quell’alone magico di
malinconia che caratterizza la semplice bellezza della silloge.
La sua donna
per il poeta ha la stessa funzione che
Clizia (Irma Brandeis) ha per E. Montale, ossia è Cristofa, portatrice
di valori e poesia, ma al contrario del poeta genovese che di fronte
alla seconda guerra mondiale e alla delusione del dopoguerra,assiste impotente
alla fuga nell’“oltrecielo” della donna e dei valori cristiani che rappresentava,
Maurodi fronte alla crisi dei nostri tempi, così come Sereni cerca un confronto
continuo con la storia, ma non per segnarne come lui, la sconfitta, ma per
denunziare in pochi ma pregnanti
testi, alla luce degli insegnamenti
evangelici econ amara ironia,la mercificazione o il venir meno dei valori:
RASSEGNIAMOCI “Rassegniamoci,\ non più coscienza
collettiva,\ ma incoscienza privata;\ ....\ rassegniamoci,\ non più ben’essere,\ ma
ben’avere \ ...\ rassegniamoci, non più persone, \ ma personaggi;\ rassegniamoci,\ non più meriti, \ ma successi rassegniamoci,\ pochi amori,\
molti tradimenti;\...\rassegniamoci, onesti criminalizzati, \ birbanti premiati; \ rassegniamoci,\ i doveri? \
aspettiamo che li facciano gli altri;\...\ rassegniamoci,
\ non più sostanza,\ ma apparenza;\...\ rassegniamoci,\ né speranze, \ né
futuro,\ quando a Sua \ immagine o somiglianza?
REAGIAMO”.Si è cercato
di proporre,in parte, anche la strutturazione estetico-visiva della lirica perché,
come i Futuristi e Marinetti e dopo la Neo-avanguardia, Vito Mauro tende a
realizzare spesso un “visivismo grafico”che si avvale del grassetto in poesie o
versi interi, oppure in parole, lettere e sillabe, o ancora, come nella citata
lirica,della scrittura verticale al fine di evidenziare a livellofonico-visivo,la
pregnanza semantica delle paroleche,anche
attraverso la normale disposizionemorfo-sintattica o il loro uso anaforico avvalorano
le emozioni, i sentimenti e le denunce che il poeta esprime nella sua
cristallina versificazione.
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