di Domenico Bonvegna
Mercoledì scorso durante l'udienza generale, il Santo Padre
Francesco nella sua catechesi, riferendosi alla festa di San Francesco e al
mese di Ottobre dedicato alla Missione, ci ha invitati ad essere annunciatori
di speranza e non di sventura. Tra i tanti compiti dei missionari è quello di
poter rendere ragione della nostra fede, affrontando serenamente, senza alzare
la voce, le critiche che vengono mosse alla Chiesa e ai cristiani.
L'invito ad essere missionari e quindi comunicatori vale per
tutti, il papa emerito Benedetto XVI in una omelia in Scozia esortava: “faccio
appello in particolare a voi, fedeli laici, affinchè, in conformità con la
vostra vocazione e missione battesimale, non solo possiate essere esempio
pubblico di fede, ma sappiate anche farvi avvocati
nella sfera pubblica della promozione della sapienza e della visione del mondo
che derivano dalla fede”. Sulla stessa linea anche
papa Francesco invita i cattolici ad andare incontro agli altri,“a dialogare
anche con chi non la pensa come noi [...] senza paura e senza rinunciare alla
nostra appartenenza”. E sempre con la sua chiarezza afferma“un
evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente la faccia da funerale”.
Esiste un libro di facile lettura, che vuole raggiungere lo scopo
di difendere la fede gioiosamente e senza arroganza. Si tratta di “Come
difendere la fede (senza alzare la voce)”, autore Austen
Ivereigh, giornalista e scrittore inglese, co-fondatore del
progetto “Catholic Voices”. Pubblicato da Lindau nel 2014. Il testo è stato
curato da Martina Pastorelli, fondatrice di Catholic Voices Italia.
Il testo affronta tutti quei temi “sensibili”, o argomenti “nevralgici”,
che solitamente si sentono nei dibatti televisivi o nelle semplici
conversazioni. Nei nove capitoli si affronta la questione dell'aborto,
l'eutanasia, l'omosessualità, l'Aids, la contraccezione, la procreazione
assistita, gli abusi sessuali del clero, il matrimonio, il sacerdozio
femminile, la politica dei cattolici. Il testo di Ivereigh rappresenta una
specie di “prontuario efficace e comodo per riuscire a spiegarsi senza
scontrarsi, difendere senza diffamare, riavviare il dialogo con umanità e buon
senso: in ultima analisi per aprire i cuori e ispirare le menti”. Il testo
contiene tanti consigli, per rappresentare in maniera rapida ed efficace la
posizione cattolica,“un manuale pratico che insegna cosa dire (e come)
quando si tratta dispiegare il punto di vista cattolico[...]”. Infatti il
libro offre anche un metodo, uno strumento per una moderna apologetica, di come
dire le cose,“bisogna essere veloci, convincenti e apparire 'umani',
altrimenti si perdono sia l'interesse che la simpatia del prossimo”.
In pratica occorre mettere da parte l'aggressività, che si riformuli
la critica e che ci si concentri sulla “intenzione positiva”
dell'interlocutore.
Certo non è facile riuscire con serenità a spiegare le posizioni
della Chiesa quando hai interlocutori che pregiudizialmente sono convinti che
la Chiesa sia un'istituzione dogmatica, autoritaria, antidemocratica,
ipocrita, repressiva e, in ultima analisi, disumana. Inoltre non è
facile perché“le tematiche sono complesse e i titoli di giornale sono di una
superficialità che spesso sfiora il grottesco. Per di più talvolta è dura
capire quale sia effettivamente la posizione ufficiale”.
Nel primo capitolo, Ivereigh affronta, La Chiesa e
la politica. Perché la Chiesa si intromette nella vita
politica? Perché cerca di influenzare il voto cattolico? Che diritto ha di
interferire nella legislazione degli Stati laici? Sono le solite domande
poste dai vari interlocutori. Si può trovare nelle critiche alla Chiesa
qualche intenzione positiva come quella
che a volte è guidata dal proprio tornaconto o da interessi di bottega e non dal
bene comune. Perché la Chiesa per annunciare Dio, non dovrebbe ricorrere ai
“mezzi di questo mondo”.“E' vero la Chiesa non è società per azioni. Ma non
è nemmeno una struttura eterea, che fluttua sopra la terra. E' un'istituzione
che è parte integrante del mondo e che cerca di plasmarlo avendo come
riferimento un orizzonte trascendente”.
Tra le tante critiche rivolte alla Chiesa c'è quella di essere
sostanzialmente una “istituzione di destra, che cerca di imporre le proprie
idee obsolete agli Stati laici e a coloro che non aderiscono al cristianesimo”.
La nostra risposta invece è quella che la Chiesa interviene, ogni volta che
vengono negati i diritti e le libertà fondamentali della persona, e soprattutto
quando si tratta di parlare a nome di chi non ha voce, sia del bambino ancora
non nato, che dei cristiani perseguitati nel mondo. Tuttavia,“La Chiesa non
è né di destra né di sinistra e non supporta nessuna fazione politica
particolare, ma si batte per difendere il bene comune e i valori del Vangelo”.
Inoltre, “sostiene la distinzione tra sfera politica e religiosa, appoggia
quella che definisce 'secolarità positiva' e condanna da un lato il
fondamentalismo religioso, dall'altro il secolarismo aggressivo che cerca di
bandire la religione dalla vita pubblica”. Infine gli unici riferimenti
politici della Chiesa sono quelli della Dottrina Sociale, che si adopera per il
bene comune, la giustizia sociale e le autentiche libertà individuali e
sociali.
Nei “messaggi chiave”, il libro ribadisce che la Chiesa
interessandosi delle elezioni, “non vuole persuadere i cattolici a votare
per qualcuno in particolare, ma vuole semplicemente ricordare loro i temi cui
un cattolico dovrebbe fare riferimento, affinché ne chiedano conto ai
candidati”.
Sull'omosessualità e contraccezione, anche qui, si constatano
sempre le stesse domande: “Perché la Chiesa approva la pianificazione
familiare ma non la contraccezione? E poi, “Se gli stessi cattolici
usano metodi contraccettivi, ignorando l'insegnamento della Chiesa, perché
dovrebbero stare ad ascoltarla tutti gli altri? Se Dio ha creato gli
omosessuali perché mai non dovrebbe volere che abbiano delle relazioni di
natura sessuale? Sono temi delicati, ammette l'autore del libro. “Di
questi tempi sostenere che il sesso abbia uno scopo e un significato vuol dire
andare controcorrente: è infatti opinione comune che, se consensuale, il sesso
è sempre legittimo”.
Comunque sia tra le intenzioni positive che stanno dietro alle
critiche mosse alla Chiesa in questa materia,“risiede nella preoccupazione
per la felicità, il benessere e la dignità delle persone, e nella volontà di
evitare atteggiamenti di disapprovazione e condanna”.
Il libro approfondisce l'argomento appoggiandosi ai testi del
Magistero della Chiesa, in particolare all'Humanae Vitae di Paolo VI e
poi ai testi del Concilio Vaticano II. Per quanto riguarda l'omosessualità, la
Chiesa condanna qualsiasi discriminazione nei confronti delle persone
omosessuali, ma nel contempo difende l'unicità del matrimonio.
Per quanto riguarda gli omosessuali, la Chiesa li accoglie:“tra
di loro ci sono molti cattolici, anche praticanti, che vivono una vita
improntata alla castità e alla fedeltà. La Chiesa condanna fermamente gli atti
discriminatori e i pregiudizi nei loro confronti: la sua dottrina non dice
affatto che gli omosessuali sono disordinati, ma sostiene che il sesso è
'ordinato' al rafforzamento del legame matrimoniale tra un uomo e una donna e
alla procreazione, ed è per questo che le persone omosessuali – come del resto
tutte quelle non sposate – sono chiamate alla castità, in quanto forma migliore
di amore disinteressato”.
Infine i cattolici non sono contro i diritti degli omosessuali “ma
sono contrari alle iniziative politiche che, ponendo esattamente sullo stesso
piano ogni orientamento sessuale, non considerano gli altri interessi in gioco
(in primis quelli dei bambini)”.
Al III° capitolo si cerca di proteggere
il matrimonio, una istituzione sociale che viene prima dello
Stato e della Chiesa. E qui si pongono le domande sfida a favore del matrimonio
omosessuale. E' interesse della società e dello Stato difendere il matrimonio
monogamico, tra un uomo e una donna, che il maggior numero dei bambini cresca
con i propri genitori. Numerose ricerche dimostrano che i figli nati
all'interno di un matrimonio coniugale, con un basso tasso di conflittualità,“corrono
meno rischi di essere vittime di abusi fisici e sessuali, di soffrire di
malattie mentali o di vivere in stato di indigenza; e anche meno probabile che,
da adulti, facciano uso di droghe, commettano crimini, vengano penalizzati sul
posto di lavoro o finiscano per divorziarsi”. Dev'essere chiaro che “la Chiesa
non vuole affatto imporre una concezione teologica del matrimonio, tanto è vero che ha sempre
rispettato il matrimonio civile. Ma non può restare in silenzio quando osserva
che l'interesse dei bambini e il bene comune della società vengono messi da
parte con il falso pretesto di evitare le discriminazioni”.
Nel IV° capitolo su uguaglianza
e libertà religiosa, Ivereigh tra le tente questioni, prende in esame
la legge anti-omofobia e l'ideologia
di genere; la legge prevede forti sanzioni penali di tipo
detentivo e accessorio a chi diffonde, incita a commettere, o commette atti di
discriminazione per motivi fondati sull'omofobia e la transfobia. Inoltre vieta
ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi
l'istigazione alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati
sull'omofobia e sulla transfobia. Certo qualsiasi violenza fisica o verbale nei
confronti di chiunque è sempre esecrabile e va condannata esemplarmente, ma si
sottolinea che non c'era nessuna necessità fare una nuova legge per combattere
l'omofobia. Probabilmente si è voluto dare una valenza ideologica e simbolica
che deve portare al matrimonio e all'adozione gay e infine con la legge si
pretende di “rieducare” il popolo italiano, perché accetti un altro modo di
vivere la sessualità.
Forse ancora non si ha la percezione della gravità della legge.
Chiunque affermasse che il bambino per crescere ha bisogno di un papà e di una
mamma, potrebbe essere accusato, denunciato, e quindi condannato per omofobia.
Inoltre scrive Ivereigh “l'indeterminatezza dei termini 'omofobia' e
'transfobia' (non previsti dal nostro ordinamento giuridico) lascerebbero alla
sensibilità del giudice la facoltà di distinguere tra un episodio
discriminazione vero e proprio e l'espressione di una semplice opinione,
riconducibile al pluralismo delle idee. Pertanto Ivereigh si chiede che
cosa succede a una associazione, o a un singolo che decidesse di difendere
pubblicamente le idee della sua associazione, che considera l'omosessualità un
disordine e ritiene inaccettabile il matrimonio omosessuale. Come minimo
verrebbe iscritto nel registro degli indagati.“Ci sono lobby che su questi
temi vogliono lasciar parlare solo chi dà loro ragione, silenziando gli altri
con metodi da regime totalitario”, ha scritto il sociologo Massimo
Introvigne. Pertanto la doverosa condanna di chi aggredisce o insulta, come è
capitato in questi giorni con il regista Sebastiano Riso, delle persone
omosessuali, non può “portare a tappare la bocca, accusandolo di omofobia, a
chiunque, sulla base delle sue convinzioni religiose o filosofiche, senza
insultare le persone omosessuali e anzi professando nei loro confronti rispetto
e accoglienza, esprima però l'opinione che gli
atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e in nessun caso possono
essere approvati”.
A questo punto il testo spiega l'ideologia di genere, che
sta alla base di questa legge. Una ideologia che mette in discussione la natura
umana, cancellando i sessi, che diventano scelte individuali e soggettive. “Una
volta negato il sesso biologico, l'uomo può scegliere il sesso culturale e ha
il diritto naturale di cambiare le scelte entro i cinque sessi, quello gay,
lesbico, bisessuale, transessuale ed eterosessuale (sintetizzati nell'acronimo
LGBT)”. Come si può constatare si tratta di una vera e propria rivoluzione
antropologica, con nefaste conseguenze nella sfera familiare, politico-legislativa,
l'insegnamento, la comunicazione.
Nel V° capitolo, l'eutanasia e suicidio assistito, altro tema caldo, molto
dibattuto. Le domande-sfida sono sempre le stesse:“Perché la Chiesa si
oppone al diritto dell'individuo di scegliere il momento di morire?”.
Oppure: “Che diritto ha la Chiesa di dire ai non credenti come morire?”.
Partendo dal significato della sofferenza, Ivereigh spiega perché la Chiesa si
oppone all'eutanasia e al suicido assistito.
Al VI° capitolo si affronta il delicato tema degli abusi sessuali
del clero. Ivereigh come del resto altri studiosi cattolici,
non fa sconti alla Chiesa. Effettivamente qui le buone intenzioni positive ci
sono tutte: al primo posto, la protezione dei bambini dagli abusi, anche se poi
certo giornalismo deforma i fatti, puntando il dito soltanto sulla Chiesa e non
su altre istituzioni, dove effettivamente gli abusi sono troppi. Il libro fa
riferimento a rigorose ricerche, come quelle del John Jay College, e
soprattutto al grande impegno della Chiesa stessa per debellare questa piaga a
cominciare da Papa Ratzinger. Ci sono troppi pregiudizi diffusi ad arte nella
società, da un incalzante giornalismo, “secondo il quale il celibato sarebbe
'innaturale', portando implicitamente a concludere che i preti celibi abbiano
bisogno di una 'valvola di sfogo'”. Eppure la stragrande maggioranza degli
abusi sui minori viene fatta da persone sposate. Su questo tema c'è un
accanimento mediatico nei confronti della Chiesa cattolica.
Naturalmente non possiamo mettere in evidenza tutti gli altri
temi, interessante quello su cattolici e l'Aids, mi permetto di segnalarvelo,
qui si vede il grande lavoro di prevenzione che stanno facendo in Africa tanti
uomini di Chiesa e volontari per vincere questa epidemia. In tanti Paesi sono
riusciti a ridurre drasticamente la malattia, senza bisogno di ricorrere a
tecniche artificiali come il profilattico. I comportamenti improntati alla
castità e alla fedeltà hanno portato a una notevole riduzione del tasso di
contagio.
Infine il capitolo sulle donne e la
Chiesa. Anche qui le questioni da chiarire sono tante. Il
testo merita di essere letto e studiato, da tutti quelli che vogliono essere
apostoli della carità, da quelli che intendono operare nella cultura, per
consigliare i tanti dubbiosi.
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