martedì 10 ottobre 2017

Maria Elena Mignosi Picone, “Allo scoccar della scintilla” (Ed. Il Convivio)

di Giovanna Fileccia

Ho tra le mani l’ultima creatura letteraria di Maria Elena Mignosi Picone dal titolo che introduce, senza alcun fraintendimento, il proposito della poetessa: ella infatti si lascia condurre, svegliare, ispirare allo scoccar della scintilla. Ma prima ancora di entrare dentro le pagine, oserei dire dentro le fiamme poetiche, vorrei analizzare la copertina che unita al titolo riflette l’intenzione di Maria Elena: nell’opera pittorica di M. Sesta ogni tratto è morbido e armonioso, eppure vi sono tre quadrati di diverse dimensioni: finestre dalle quali poter sbirciare il giardino e osservare l’albero dalla chioma vaporosa che svetta verso l’alto. Nessuna figura umana troviamo in copertina ma, come sottintende la scala poggiata sui rami, l’albero sembra stia in attesa di qualcuno. E io mi chiedo: chi salirà quell’unica scala che sembra curvarsi verso il possente tronco? l’autrice, oppure noi lettori o entrambi?
Le finestre, come metafora di apertura alla vita, sono particolarmente care a Maria Elena, tanto da averle inserite nel titolo di una delle sue precedenti raccolte poetiche “Finestre del cuore” (Ed.Thule 2013). Ma è “Allo scoccar della scintilla” che negli ultimi anni ella si è affidata: infatti la stessa sostiene d’aver trascritto le liriche racchiuse in questo libro seguendo l’ordine in cui sono nate. Di scintilla in scintilla, seguendo il lumino, Maria Elena, con tratto sapiente e privo di orpelli racconta la quotidianità attraverso i piccoli grandi amori del suo presente e del suo passato.
Tra i versi di Maria Elena affiora una consapevolezza accresciuta con l’esperienza di chi ha vissuto pienamente la vita. La Mignosi rievoca con tenerezza il passato fin dalle prime poesie: “Gioie e felicità\fatte di niente” recita in Via Furitano. Ma il niente qui assume un significato preciso: ella si riferisce alle piccole cose che spesso passano inosservate, infatti nella poesia Noi adolescenti scrive: “ricca di quel poco\che invece è tutto\ed è un tesoro”.
La giostra ci accomuna, stesso titolo di una diversa poesia: la mia esistenziale dal taglio filosofico, la sua viceversa è “il culmine della gioia e della letizia.” Inoltre La giostra ha cementato la nostra amicizia: Maria Elena più volte mi è stata a fianco relazionando sul mio libro che fa della giostra metafora dei giorni che corrono veloci. C’è molto affetto tra di noi condividiamo gli stessi ideali ecco perché apprezzo molto la sua poesia.
Con stile pulito ed essenziale Maria Elena si mette in gioco e racconta parte della sua vita in Lo sbocco in cui emergono le differenze caratteriali dei suoi genitori: artista la mamma, scienziato il papà e lei conclude: “Tra gli opposti frastornata\infine la Luce ho ritrovata:\la Verità l’Amore e la Bellezza\e così in gioia si mutò la mia tristezza.” Il climax ‘Verità, Amore, Bellezza’ racchiude il messaggio che la poetessa affida al lettore: chiunque si accosti a queste tre qualità può mutare la tristezza in gioia. Certo il percorso sarà irto di pericoli, sarà pieno di errori, di dolore e sofferenze, ma, attraverso l’amore, si potrà vedere la verità, si potrà apprezzare la bellezza della natura, la bellezza dell’arte e di tutto ciò che ispira gioia nell’animo umano.
Una delle poesie più rappresentative de “Allo scoccar della scintilla” è, secondo me, Un mare d’amore. Riporto i primi versi: “Nel mare mi immergo\mi muovo volteggio\nuoto mi indio.” Traspare un grande amore per il mare, vasto bacino che accoglie e rigetta, accarezza e schiaffeggia. La immagino immersa nel mare, con le braccia ella fende le onde e, mentre i piedi si alternano nel movimento oscillatorio, lei, oltre a proseguire nuotando in orizzontale, si indìa, si innalza a Dio ritemprando contemporaneamente corpo e spirito. “Mi indio” dice e con lei anche il lettore si innalza, indìa appunto, verso l’altissimo, verso vette anelate da quegli animi in cerca di conforto.  
Cerca anche giustizia la nostra autrice: Palermo è una poesia-denuncia in cui, con sagace ironia, chiede, risponde e propone: versi utili che mettono il lettore di fronte alcune realtà oggettive. La poetessa elenca i pregi e difetti dei suoi concittadini e il suo dire risuona di un sarcasmo sottile che fa riflettere sorridendo; ella, con lo sdegno di chi vuole il meglio per la città in cui vive, utilizza parole a volte dure con l’intento di stimolare una, purtroppo, sopita coscienza sociale e civile.
Maria Elena poetessa romantica: la sua è una poesia capace di solleticare le menti con brio e di depurare il corpo e lo spirito. Emerge tra i versi di Misericordia e Risveglio un desiderio di uguaglianza e umanità, ma è nella poesia Il libro che la nostra lancia il dardo più infuocato, la scintilla che dovrebbe illuminare la fratellanza: “Ma il libro ha il vantaggio\che fa riflettere fa pensare\e nelle riflessioni e nei pensieri\ci si può soffermare.\Allora a poco a poco\emerge e si sviluppa\il senso di fratellanza\che ci fa avvertire\che siamo tutti\della stessa pasta.”  Per poi finire “e ci si sente figli di un’unica razza\ la razza umana.”
C’è molta pacatezza nelle poesie di Maria Elena, scintille che spiccano nel buio della notte, fiamme che si rigenerano dalla loro stessa cenere. Una cenere ricca di nutrimenti per la terra, dalla cui terra la fiamma prende a sua volta nutrimento per elevarsi verso l’alto. Non c’è rabbia, nessun rancore. Non c’è spazio per i cattivi sentimenti, anzi, nonostante gli sfoghi, i rimproveri, le denunce, che ella distribuisce a man bassa, c’è la tolleranza e la carità che evidenziano l’amore che l’autrice possiede per il prossimo.
La raccolta poetica “Allo scoccar della scintilla” trasuda fede in Dio tanto che alcune poesie sono vere e proprie preghiere. “La messa del mattino\rigenera e ristora” recita la poesia La messa e io aggiungo: il mattino è portatore di luce dopo la notte, e la messa mattutina è per Maria Elena ristoro dello spirito così come il calore del sole è ristoro per la pelle e per la natura.
La poesia Speranza possiede un non so che di bambinesco, un desiderio fanciullo genuino, un grido di speranza, un’utopia da raggiungere solo se il genere umano sarà unito da affetto profondo: “Speriamo in un mondo migliore” inizia la poesia “dove non ci siano più guerre\e non ci si combatta tra fratelli.” È un crescendo di legittimi desideri molti dei quali di non facile attuazione. Una poesia che è un manifesto del nostro presente.
Poche rime e poche regole nella poesia di Maria Elena: solo versi liberi, sciolti come chiome d’alberi al vento, eppure ella con armonia e schiettezza affronta a viso aperto tematiche scomode come nella poesia Slealtà in cui afferma: “chi è sleale non dimostra intelligenza:\non ha capito che nella vita\quel che conta è la carità.”
Un altro tema ricorrente è il tempo amico e nemico: “Ti amo e ti temo\e ti rincorro\come un bambino” conclude ella nella poesia Tempo ad aria compressa in cui nonostante la nostalgia e il rammarico per la passata giovinezza, poi quasi sfida il tempo stesso e annuncia riferendosi ai progetti a lunga scadenza: “io li faccio lo stesso,\e ce la metto tutta\per portarli a termine\al più presto.”
Non si arrende Maria Elena, una poetessa dalla penna incalzante e incisiva. Per lei l’ispirazione “Saltella rigogliosa e scorre fluida sul greto dell’emozione”.
E a proposito di ispirazione: ho recensito molti libri e ho ringraziato tutti gli autori per l’arricchimento che le loro creature letterarie mi hanno apportato, eppure questa volta il mio ‘grazie’ all’autrice de “Allo scoccar della scintilla” mi sento di rivolgerlo in versi. Ebbene sì, la scintilla è scoccata anche per me e perciò è con affetto che dedico alla cara Maria Elena Mignosi Picone questi miei umili versi:

      FIAMME DI NUDA PIOGGIA

Accade scintilla e amore divampa
una scintilla dopo l’altra e la fiamma prende vita
e colori settembrini con risate di bambini
già riempion la foresta dove il fuoco allegro brilla.
Che spettacolo di natura si riflette tra i ricordi!
Mentre il sole ora scompare da la linea orizzontale
sulle chiome d’ogni tronco, che possente
svetta in cielo a cercar il rossarancio, tra
le nuvole in tramonto scocca ancora la
scintilla: fuoco poetico che avviluppa.
  Splendon fiamme di nuda pioggia
                                     lingue predicano l’ardore
                                     per il nostro Salvatore e

                           per gli altri in ogni dove.

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