di Piero Vassallo
Strenuo difensore ed autorevole, fedele interprete della metafisica classica, Nicola Petruzzellis (Trani 1910 – Roma 1988) ha approfondito e incrementato le ragioni della tenace/efficace attività dei pensatori cattolici refrattari e irriducibili ai tossici sofismi, in frenetica e (in apparenza) inarrestabile circolazione negli scritti dei prestidigitatori filosofanti.
L’eccellente saggio dedicato a Petruzzellis, Valori e deontologia. L’assiologia di Nicola Petruzzellis, pubblicato nella prestigiosa collana della casa editrice romana Studium, è la più recente opera di Giovanni Turco, pensatore autorevole, schierato nella prima fila dei cattolici non narcotizzati dalla mitologia intorno al Vaticano II e perciò resistenti alle abbaglianti suggestioni del neomodernismo.
Turco propone la lettura dell’ingente opera del Tranese quale antidoto alle elucubrazioni pseudo filosofiche e ai desolati sofismi teologici urlati dai post moderni e sussurrati nelle sacrestie degli incalliti modernizzatori, circolanti/galoppanti nel triste pensatoio da Pier Paolo Ottonello intitolato al debolismo.
Ora il nodo che l’ateismo moderno ha stretto intorno alla vera filosofia è il criticismo kantiano, ossia l’intenzione sofistica di screditare, squalificare e mettere al bando la metafisica in vista di un’età pacifica e felice.
La contraria lezione impartita dalle guerre illuminate dal moderno non disarmò – purtroppo – la fazione dei cattolici infatuati dalla abbagliante filosofia di Kant.
Spaventati o ubriacati dalle squillanti frottole, dietro le quali il Novecento nascondeva il proprio feroce e sanguinario malessere, i teologi dai nervi fragili e modernizzanti caddero ginocchioni davanti alla parodia kantiana del pensiero filosofico.
Quello concepito da Kant, è un programma in cui agisce l’influsso della tenebrosa avversione di Martin Lutero alla verità cattolica.
Conseguenza della rivolta luterana e kantiana è lo scetticismo al galoppo dogmatico nella mente dei pensatori scismatici, a proposito dei quali Petruzzellis affermava: “E’ proprio, come è noto, dall’agnosticismo metafisico del criticismo che trae vigore il rifiuto, in tanta parte del pensiero contemporaneo, dell’affermazione razionale dell’esistenza di Dio”.
Petruzzellis, in sintonia con Cornelio Fabro, insorge contro la sofistica di matrice luterana, causa delle disavventure del pensiero moderno, e propone, quale efficace terapia, le ingenti opere dei cattolici San Tommaso d’Aquino e Giambattista Vico.
Alla luce della metafisica tomasiana e della scienza nuova vichiana è possibile schivare i trabocchetti del falso ecumenismo, e confutare l’oscuro, modernizzante pregiudizio “che vieta di estendere il principio di causalità al di là del campo dei fenomeni”.
Rimossi i pregiudizi antimetafisici, svelate le aporie che inceppano il sistema e conteggiate le esigenze insoddisfatte dalla filosofia di Kant, Petruzzellis afferma l’inderogabile obbligo di riabilitare “la ricchezza imprescindibile dell’esperienza”.
Di qui la legittimità del pensiero fondato sul riconoscimento “che la realtà nella quale siamo immersi esiste ma potrebbe anche non esistere … infatti se ciò che è dato fosse l’Assoluto sarebbe intimamente contraddittorio” . Di qui, infine, “l’obbligo di risalire a una casa increata”, un dovere cui nessuno può seriamente sottrarsi.
La riabilitazione della metafisica, in ultima analisi è la premessa necessaria all’uscita dell’uomo moderno dalla macchina che fa girare i valori e le leggi intorno ai mutevoli e capricciosi stati d’animo dei legislatori e dei loro elettori.
Petruzzellis afferma infatti che “la vera filosofia dei valori è proprio la filosofia dell’essere in quanto sia intesa in tutta la sua profondità, fecondità e organicità”.L’alternativa alla metafisica è il vago e stucchevole buonismo, predicato dai teologi dimezzati e perciò incapaci di vedere il delirio a due teste matte – la falsa religione e il laicismo – un’alienazione che incombe minacciosa sui piaceri promossi dal pensiero rovesciato nella fantasticheria.
L’eccellente saggio dedicato a Petruzzellis, Valori e deontologia. L’assiologia di Nicola Petruzzellis, pubblicato nella prestigiosa collana della casa editrice romana Studium, è la più recente opera di Giovanni Turco, pensatore autorevole, schierato nella prima fila dei cattolici non narcotizzati dalla mitologia intorno al Vaticano II e perciò resistenti alle abbaglianti suggestioni del neomodernismo.
Turco propone la lettura dell’ingente opera del Tranese quale antidoto alle elucubrazioni pseudo filosofiche e ai desolati sofismi teologici urlati dai post moderni e sussurrati nelle sacrestie degli incalliti modernizzatori, circolanti/galoppanti nel triste pensatoio da Pier Paolo Ottonello intitolato al debolismo.
Ora il nodo che l’ateismo moderno ha stretto intorno alla vera filosofia è il criticismo kantiano, ossia l’intenzione sofistica di screditare, squalificare e mettere al bando la metafisica in vista di un’età pacifica e felice.
La contraria lezione impartita dalle guerre illuminate dal moderno non disarmò – purtroppo – la fazione dei cattolici infatuati dalla abbagliante filosofia di Kant.
Spaventati o ubriacati dalle squillanti frottole, dietro le quali il Novecento nascondeva il proprio feroce e sanguinario malessere, i teologi dai nervi fragili e modernizzanti caddero ginocchioni davanti alla parodia kantiana del pensiero filosofico.
Quello concepito da Kant, è un programma in cui agisce l’influsso della tenebrosa avversione di Martin Lutero alla verità cattolica.
Conseguenza della rivolta luterana e kantiana è lo scetticismo al galoppo dogmatico nella mente dei pensatori scismatici, a proposito dei quali Petruzzellis affermava: “E’ proprio, come è noto, dall’agnosticismo metafisico del criticismo che trae vigore il rifiuto, in tanta parte del pensiero contemporaneo, dell’affermazione razionale dell’esistenza di Dio”.
Petruzzellis, in sintonia con Cornelio Fabro, insorge contro la sofistica di matrice luterana, causa delle disavventure del pensiero moderno, e propone, quale efficace terapia, le ingenti opere dei cattolici San Tommaso d’Aquino e Giambattista Vico.
Alla luce della metafisica tomasiana e della scienza nuova vichiana è possibile schivare i trabocchetti del falso ecumenismo, e confutare l’oscuro, modernizzante pregiudizio “che vieta di estendere il principio di causalità al di là del campo dei fenomeni”.
Rimossi i pregiudizi antimetafisici, svelate le aporie che inceppano il sistema e conteggiate le esigenze insoddisfatte dalla filosofia di Kant, Petruzzellis afferma l’inderogabile obbligo di riabilitare “la ricchezza imprescindibile dell’esperienza”.
Di qui la legittimità del pensiero fondato sul riconoscimento “che la realtà nella quale siamo immersi esiste ma potrebbe anche non esistere … infatti se ciò che è dato fosse l’Assoluto sarebbe intimamente contraddittorio” . Di qui, infine, “l’obbligo di risalire a una casa increata”, un dovere cui nessuno può seriamente sottrarsi.
La riabilitazione della metafisica, in ultima analisi è la premessa necessaria all’uscita dell’uomo moderno dalla macchina che fa girare i valori e le leggi intorno ai mutevoli e capricciosi stati d’animo dei legislatori e dei loro elettori.
Petruzzellis afferma infatti che “la vera filosofia dei valori è proprio la filosofia dell’essere in quanto sia intesa in tutta la sua profondità, fecondità e organicità”.L’alternativa alla metafisica è il vago e stucchevole buonismo, predicato dai teologi dimezzati e perciò incapaci di vedere il delirio a due teste matte – la falsa religione e il laicismo – un’alienazione che incombe minacciosa sui piaceri promossi dal pensiero rovesciato nella fantasticheria.
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