di Camillo D'Alia
“ Le Geôlier “ il nuovo romanzo di
Sandra Guddo conferma le sue doti di abile narratrice che riesce a raccontare
temi di grande attualità e problematicità senza scadere mai nella banalità o
nella volgarità di cui purtroppo la letteratura più recente è piena di esempi:
troppi scrittori che si improvvisano tali e si schermano imbronciati, per il
loro mancato successo, dietro l’alibi dell’incomprensione di lettori non degni
della propria opera. Fuori da tale rumorosa schermaglia si pone Sandra Guddo
che dopo l’affermazione di “ Tacco 12 Storie di ragazze di periferia “
presentato soprattutto fra gli studenti e gli adolescenti impegnati nel
processo di crescita e di formazione del
Sé, raccontando storie vere frutto del suo lavoro di docente e di
psicopedagogista negli istituti superiori, adesso con “ Le Geolier “ accetta
una nuova sfida e , a nostro parere, la supera brillantemente.
Stavolta si propone di raccontare,
attraverso le vicende personali di Cesare Molinari, il protagonista del libro,
ricco e spregiudicato imprenditore del nord, un’Italia lacerata dalla crisi
economica tra spinte eversive e desiderio di unità trattando temi spinosi di
carattere storico e sociologico come il cosiddetto “ divario Nord - Sud “ per
passare con eguale abilità a trattare temi esistenziali dove Cesare appare
tormentato dal mal d’essere, all’interno di una società malata in cui far soldi
è la cosa più urgente, in cui l’uso e l’abuso di alcool e stupefacenti, per
dimenticare una realtà che non accettiamo o per vivere forti emozioni sopra le
righe, è diventata la normalità!
E’ una storia che ci sorprende per
l’incredibile acume con cui la nostra autrice riesce a stabilire cause ed
effetti di una realtà smarrita che va alla ricerca disperata di risposte per
risolvere i tanti problemi presenti sia a livello individuale che sociale.
Cesare è l’esempio di questo profondo malessere ma egli è deciso a venire fuori
dalla melma in cui si trova imprigionato e vuole uscire dalla gabbia che ha
costruito intorno a se stesso: questo spiega il titolo davvero originale di “
Le Geolier “ che richiama palesemente la celebre poesia omonima di J. Prevert “
Dove vai bel carceriere con quella chiave macchiata di sangue … “ ( pag
44 )
Infatti all’inizio della storia
Cesare appare imprigionato dentro i suoi errori da cui, dopo un faticoso percorso,
riuscirà faticosamente a venir fuori non soltanto grazie ad una rinnovata
determinazione ma soprattutto attraverso il sostegno morale ed affettivo che
gli offrono un carismatico frate cappuccino e la bella Ginevra, incontrata del
tutto casualmente ad una mostra di foto d’arte, proprio davanti all’immagine di
un polpo che tenta la fuga da uno scolapasta rosso. Un immagine davvero
emblematica che sintetizza tutta la storia narrata che soltanto dopo un’attenta
lettura svelerà diversi approcci interpretativi e chiavi di lettura.
Siamo di fronte ad un romanzo
storico - sociologico per i motivi che abbiamo accennato, o ad un romanzo
psicologico che racconta il cammino interiore di Cesare ma anche di altri
personaggi come Camilla che per anni ha tenuto nascosto un terribile segreto e
proprio quando decide di condividerlo con Cesare scompare misteriosamente senza
lasciare traccia, o sarà piuttosto il classico giallo dove non può mancare un
efferato omicidio ?
Certamente è una storia dove tutti questi
elementi sapientemente combinati intrigano ed appassionano i lettori come è
accaduto a me lasciando dentro tanto di che riflettere sull’attuale condizione
dell’uomo contemporaneo, soffocato da una realtà ostile e controversa che porta
troppo spesso a negare la nostra stessa umanità trasformandoci in veri e propri
mostri, pronti a ghermire vittime innocenti a causa di vizi e sregolatezze inimmaginabili.
Ma dopo l’incontro con Ginevra per Cesare si delinea una nuova verità “ una realtà innegabile si presenta nel nuovo
orizzonte della mia vita: lei, Ginevra che è arrivata come una ventata di aria
fresca per fugare i miasmi delle mie ferite infette e purulente; un gessetto
colorato che traccia incantevoli arabeschi sul nero della lavagna che era la
mia esistenza prima di lei. ( pag. 71 )
Tanti altri personaggi fanno da
coreografia sul palcoscenico della vita descritto da Sandra Guddo con un
linguaggio fluido, sobrio ed elegante dove anche le scene più forti come la
descrizione dello stupro in “ quella
notte senza stelle “ ( pag. 43 ) è raccontata in modo quasi poetico tant’è
vero che sulla scena di quella terribile notte resterà per terra, accanto alla
giovane vittima, un libro dalla copertina verde mela che raccoglie alcune delle
più celebri poesie di Prèvert .
In modo brillante è descritto anche
il personaggio di Gennaro, sagace napoletano, innamorato della sua città dove
si prepara “ il caffè migliore del mondo
“ ( pag.11 ) che per evitare rappresaglie in un luogo dove “ i napoletani sono considerati peggio dei
cani “ ( pag. 61 ) si inventa un
nome più presentabile. Di grande effetto anche la descrizione del pranzo
luculliano che verrà offerto a Cesare dalla famiglia di Gennaro “ Il primo piatto, dopo gli antipasti,
consiste in linguine allo scoglio dove sono stati aggiunti anche gli spicchi
carnosi e sanguigni dei ricci di mare … “ ( pag. 138 )
La descrizione di luoghi e di paesaggi,
in certi tratti raggiunge toni lirici che soltanto i grandi narratori
posseggono come avviene a frate Carmelo nel descrivere con nostalgia la sua
isola da cui è assente ormai da troppo tempo “ Non rimpiango nulla del mio trascorso ma c’è una cosa che mi manca più
di tutto: il mare della mia isola. Tutti i pomeriggi al tramonto andavo sulla
scogliera ad ammirare il colore cangiante di quell’immensa distesa d’acqua che
si tingeva di mille sfumature: ora blu cobalto, ora verde smeraldo interrotta
dal bianco spumoso delle onde e, nelle
giornate assolate, le sue acque trasparenti sembravano cullare piccole scaglie
dorate, incomparabile dono dei riflessi solari. Immaginavo anche che dalla
profondità dei suoi abissi potessero apparire conturbanti sirene da cui mi sarei lasciato rapire. Godevo del profumo
intenso che quasi mi stordiva e mi trascinava in dimensioni lontane quando il
mare era solcato da antiche imbarcazioni recanti genti straniere venute da
lontano: forse fenici o greci, saraceni o normanni, allora immaginavo di
vederli sbarcare, accolti dagli isolani sempre propensi ad offrire ospitalità a
chi veniva in pace, pronti a scambiare merci di ogni genere mentre lingue e
culture diverse si fondevano per dare vita a qualcosa di nuovo e più maestoso
“ ( pag 142 )
Nella vicenda tempo oggettivo e
tempo soggettivo si frantumano in un caleidoscopio di immagini e di
reminiscenze a testimoniare la difficoltà di vivere dell’uomo contemporaneo che
fatica a riconoscersi nei ruoli sociali e politici che la società globalizzata impone
spesso in modo anonimo e subdolo.
L'autrice scrive e descrive le contraddizioni dell'esistenza umana,ove il protagonista mal si adatta ai meandri procustiani che l'esistenza impone, tenendo il lettore dentro gli eventi e le parole. Lucia
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