di Domenico Bonvegna
I sette sacramenti sono al
centro della dottrina cattolica, quindi amministrandoli non bisogna scherzare,
occorre fare sul serio. E' tutto qui il recente libro scritto da don Nicola
Bux, “Con i sacramenti non si scherza”, edito da Cantagalli
(2016). Don Nicola è un grande esperto di liturgia. Ha dedicato diversi
libri all'argomento. E' stato consultore in Vaticano nella Congregazione per la
Dottrina della Fede e nell'Ufficio delle celebrazioni Pontificie, tuttora è
consultore in quelle dei santi e del Culto Divino. E' stato chiamato da
Giovanni Paolo II a preparare il Sinodo sull'Eucarestia del 2005 e, da
Benedetto XVI a parteciparvi come perito. Ha fatto tanto altro, ma questo
basta. Ho conosciuto per la prima volta don Bux nell'estate del 2011, a S.
Teresa di Riva, presso la parrocchia Maria SS di Portosalvo, invitato
dall'allora parroco don Roberto Romeo per due giorni di studio sul "Motu proprio".
"Summorum pontificum" di Benedetto XVI.
Lo studio che ho letto
nonostante i tanti riferimenti di alta teologia, è stato scritto con semplicità
e chiarezza, anche se è molto impegnativo. Del resto noi cattolici non abbiamo
solo diritti, ma anche doveri, tra questi c'è quello di coltivare la propria
fede, attraverso la conoscenza e lo studio di quello che la santa Chiesa
propone ogni giorno. Non possiamo fermarci ai primi elementi del catechismo
appreso per la prima comunione. Il cristiano deve essere sempre pronto a
rendere ragione di quello in cui crede. Pertanto il testo di don Nicola serve
proprio a risvegliare la nostra fede inaridita.
Il cattedratico barese,
secondo Vittorio Messori, è consapevole che in Occidente è presente una certa “società
liquida”, dove tutto sembra liquefarsi, pertanto,“anche la Chiesa pare
voler dissolvere i contorni netti della fede in una sorta di brodo
indeterminato e rimescolato dal 'secondo me' di certi sacerdoti”.
Il sacerdote per ogni
sacramento segue uno schema: prima studia l'oggetto, poi il significato,
infine la storia. Per ogni sacramento mette in guardia circa le
deformazioni, gli equivoci, le aggiunte o le sottrazioni che oggi minacciano
quel sacramento. Dunque, si tratta, scrive Messori nella prefazione,“di una
catechesi in uno stile che sa essere al contempo dotto e divulgativo, seguita da
una sorta di 'manuale per l'uso'”.
Don Nicola nel libro non usa
toni sprezzanti e tanto meno non vuole apparire un inquisitore, o peggio un
ideologo con le“sue sbarre e le sue gabbie”.
Comunque sia la tesi del
professore barese è che ormai da decenni nella Catholica, c'è una “svolta
antropocentrica che ha portato nella Chiesa molta presenza dell'uomo, ma poca
presenza di Dio”. Inoltre, per don Bux, nella Chiesa, c'è troppa “sociologia
invece della teologia, il Mondo che oscura il Cielo, l'orizzontale senza il
verticale, la profanità che scaccia la sacralità”.
Dunque nella liturgia “si
dimentica la cosa essenziale: Dio”. La nostra cultura ha perso la
percezione della presenza concreta di Dio, della sua azione nel mondo. “Pensiamo
che Dio si trovi solo al di là, in un altro livello di realtà, separato
dai nostri rapporti concreti”. Pertanto oggi un libro sui sacramenti aiuta“i
fedeli a riscoprire la liturgia sacramentale della Chiesa, nella sua pienezza
di vita e di verità, e a rileggere la storia e il significato dei sacramenti
cristiani, per rendere la propria fede vita vissuta, capace di migliorare
l'esistenza quotidiana dell'uomo[...]”.
Don Nicola insiste su un
concetto,oggi nella Chiesa,“si esalta la 'parola' più
del sacramento, dimenticando ciò che dice san Girolamo a proposito della
Scrittura: 'si tratta di misteri che, come tali, restano chiusi e
incomprensibili ai profani'”.
A proposito dei misteri,
scrive don Bux,“Capita di assistere a sacramenti trasformati in lunghe
didascalie, dove il sacerdote – ad esempio durante la celebrazione di un
battesimo – esordisce così: 'Adesso vi spiegherò cosa faremo'; oppure in questo
momento prendiamo l'olio; ora diamo la veste candida; questo significa che...'
. Tutto ciò è segno della sfiducia del rito: poiché temiamo che le persone
non capiscano, sostituiamo, con le nostre parole, le parole della sacra
liturgia, le parole di Cristo, delle formule sacramentali. Dimentichiamo -
continua don Nicola - che c'è una
dimensione invisibile del mistero – come dice sant'Ambrogio- che penetra nel
cuore di sorpresa, cioè senza preparazione, nel senso naturale o mondano della
parola. La verità è che non crediamo più all'efficacia dei sacramenti”.
Sembra che il 50% dei fedeli
americani non crede più che l'ostia sia veramente il corpo di Cristo, ma
attribuisce ad esso un significato meramente simbolico. In questo dato del
sondaggio c'è l'immagine di quanto ormai sia diffusa la mentalità mondana e
secolare che ha cambiato totalmente la percezione della liturgia e dei
sacramenti.
“I sacramenti -scrive don Bux - sono le azioni di Colui che è
presente; ma se non si crede a Colui che è presente, non si crede nemmeno alle
sue azioni”. Pertanto per il sacerdote, prima bisogna, “affermare che
nei sacramenti il Signore Gesù è presente; in secondo luogo, che nei sacramenti
il Signore Gesù agisce, con tutti i suoi misteri, dall'incarnazione
all'ascensione; ma se non ci fosse la presenza, non ci sarebbe neppure
l'azione”.
A questo punto si
comprende che “tutti i sacramenti
dipendono dal grande sacramento dell'eucarestia, che è il sacramento della
presenza. Tutti i sacramenti sono quindi collegati: conducono e riconducono
all'eucarestia”.
Facendo riferimento a
sant'Ambrogio, don Nicola Bux, ci invita ad imparare il metodo dei sacramenti:“non
dare troppe spiegazioni prima che essi abbiano illuminato i credenti, perchè
esse non sono efficaci: per capire i sacramenti non bisogna aprire gli
occhi, ma chiuderli”.
L'amministratore del
sacramento, il sacerdote, che serve, deve essere fedele, “non deve
aggiungere nulla di suo, né tanto meno togliere qualcosa da ciò che gli è
affidato. L'amministrazione comporta l'essere molto attenti a custodire quello
che si è ricevuto”.
Qualche mese fa durante la
presentazione del volume di Nicola Bux, i cardinali Burke e Sarah, citando più
volte il magistero di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, in particolare
Sarah ha ricordato come lo stesso Papa Francesco nell’enciclica
Lumen Fidei ha ribadito che la Chiesa è
responsabile del cambiamento del cuore degli uomini e che questo cambiamento
che poggia su tre capisaldi: il magistero, la preghiera e
i sacramenti. Ancora più chiaro è quel passaggio del diritto canonico
citato da Burke dove si afferma che il sacerdote nella liturgia non deve
togliere o aggiungere nulla di sua iniziativa”.
“Eppure nelle parrocchie, ogni domenica, si continuano a mettere in scena spettacoli
carnevaleschi durante le celebrazioni; la sacra liturgia diventa uno show e il
prete assume il tono da presentatore televisivo che sostituisce con le sue
parole quelle delle formule sacramentali. La presunzione di cambiare ciò che è
stato dettato dal Cristo, sostengono i due cardinali, deriva da una svolta
antropocentrica che ha portato a “voltare le spalle a Dio”. Tutto questo
perché convinti di rendere la liturgia più interessante e più mondana
attraverso contributi creativi e tante parole e spiegazioni didascaliche”. (M. Guerra, Il sacramento sconfigge il male
dell'uomo, 7.4.2016, LaNuovaBQ.it)
Durante la presentazione del
libro di don Bux, l'economista Gotti Tedeschi evidenzia“il dislocamento del
tabernacolo al di fuori dell'altare”.“Hanno
portato via il mio signore e non sanno dove lo hanno messo”, fa
sue le parole della Maddalena che dopo aver
visto il santo sepolcro vuoto per descrivere lo stupore che colpisce oggi
quando si entra in una delle tante chiese che hanno “allontanato” il
tabernacolo dall’assemblea”.
Oggi – ricorda infine il sacerdote autore del libro – c’è una Chiesa che
pensa che il male si vince con
le manifestazioni per la legalità e ne esiste un'altra parte che crede che il
male del mondo (guerre, omicidi, violenze…) non sarà mai sconfitto
completamente dagli uomini e che la salvezza è in Gesù Cristo.“Lo stesso
Nazareno quando ha predicato non si è perso nei mali dell’impero romano, nelle
sue ingiustizie, ma ha fatto appello al cuore degli uomini”. Bux allora
cita persino quanto diceva lo scrittore inglese Tolkien: “Il sacramento è la
salvezza che vince il male dell’uomo”. Insomma, ha proseguito Bux, “il
male del mondo non sarà fermato finché Gesù non sarà fatto nostro”. E se i
sacramenti sono stati “affidati alla Chiesa perché li amministri come delle
medicine che curano l’uomo”, allora si può affermare che nel libro di Bux ci
sono tante pillole che portano alla salvezza attraverso Cristo.
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