martedì 20 giugno 2017

Guglielmo Peralta, "La via dello stupore" (Ed. Thule)

 di Franco Di Carlo


La vita e il pensiero del mistico si fondano non solo sulla "visione" estatica e catartica, sulla contemplazione profetica ed anche ascetica, ma anche sull'azione concreta, su atti e fatti reali che avvengono in tempi e spazi precisi della natura e della società: opere, dunque, comportamenti (e perciò di rilevanza etico-esistenziale), che accadono in luoghi e giorni determinati, inseribili ed inseriti nella quotidianità "activa" del vivere e dell'agire, individuale e sociale.                               L'afflato mistico-visionario che permea le pagine di questo intenso e vitalissimo saggio teorico-critico-filosofico di Guglielmo Peralta, fa sì che la sua anima di scrittore, teorico, poeta e di uomo, sia in continua tensione (metafisica e insieme "naturale") verso l' "Unione", e l'Unità l'Unificazione, l' "Identificazione" con l'Assoluto (della Bellezza e della Poesia), che non gli impedisce, però, di distaccarsi progressivamente dalla Conoscenza, sia sensibile sia razionale, caratteristica della Logica classica e canonica, aristotelica, perdendosi nel Tutto e nel Mistero, nel Mistero del Progetto e nel Progetto del Mistero: ma che lo fa restare fermo e saldo nella sua dimensione, certamente religiosa, dello stupito e sorprendente Cantore del Sogno - (della Poesia) - della Realtà, di quella che egli definisce SOALTÀ. Cantore, anche dantesco, della sua "Mirabile Visione". Il Sogno e la Poesia fanno parte di uno spazio espressivo integrale che è la Realtà e la Bellezza, nella loro totale interezza e Verità. Peralta dunque supera, per mezzo della carica analogica e dell'invenzione metaforica della Parola (poetica), l'eterno contrasto tra Vita e Sogno, non nella dialettica sintetica né nell'ossimoro permanente, ma in una dualità non dicotomica, priva di antinomie, che conduce, quindi, alla loro sostanziale equivalente speculare Unità.   
La Poesia e la Bellezza si collocano così al centro del discorso critico, teorico e filosofico-poetico di Peralta, in una dimensione integralmente "sacra", che è quella della meraviglia e dello Stupore, la stessa che sentirono i primi, frammentari, poeti pensatori dei primordi di fronte al Mondo Naturale e Umano, e al mistero della loro conoscenza: una dimensione, quindi, tra sogno e realtà, unica via da percorrere per giungere alla Contemplazione e alla Visione della Verità, il cui S-Guardo (divino e umano insieme), dà e genera forza est-etica alla vita, alle opere dell'uomo e all'Energia Creativa e Attiva. La Via dello Stupore è la via della Conoscenza e della scoperta della Verità, dell'Illusione e dell'utopico Principio-Speranza: la Via è quella leopardiana e di Hölderlin, del Pensiero Poetante: l'aristotelico principio di non-contraddizione è definitivamente demolito e superato in quello dell'Unione-Identificazione di Essere e Nulla, Sogno e Realtà, Poesia e Bellezza, Spirito e Materia, Umano e Divino. Esiste soltanto il Presente Infinito,Voce dell'Essere, Parola del Principio e Principio della Parola, Canto Iniziale della "Trasfigurazione" e del "Trasumanar" e della sua Organizzazione, della Verità e del Bene-Bellezza.                                                                                           La Soaltà, ci suggerisce Peralta, conduce e guida verso il Mondo attraverso la Voce, appunto sacra e illuminante, dell'Immaginazione e del Silenzio, fa Vedere Guardare e Ascoltare, chiamati dalla Parola Nuova, Rivelazione e Rap-present-azione (teatrale e scenica), epifanica, della Sublimità del Vero, del suo Spazio Sacro, est-etico: la sua Forma è ideale (non in senso platonico), Soale e ci fa scoprire le Forme e l'Essere delle Cose e della Realtà, la loro Luce e Origine, e non il loro effimero e fallace apparire. L'In-finito, per Peralta, rientra nella Realtà di una dimensione dello s-guardo ammirato e sorpreso, proprio dell'Immaginazione Creativa e dell'Atto Poetico di Conoscenza, come ci propone l'ultimo Heidegger, interprete di Hölderlin e Trakl. Al di là dell'interpretazione freudiana, Peralta ci indica una teoria del Sogno non vinto dalla Realtà (anche quella dell'Inconscio) e di una Realtà non trascesa dal Sogno, ma di un Sogno che dà vita e evidenza alla Realtà e la rap-presenta per mezzo del suo S-Guardo creativo, positivo e intuitivo, della SOALTÀ, fenomeno che conferisce Verità alla Realtà, le toglie le effimere apparenze umbratili, che divengono Realtà consistenti, e noetiche.
Ecco quindi che la "Sognagione" è la "piantagione" e la "stagione" dei sogni, il loro Spazio e il loro Tempo, Luogo e Idea dell'Infinito: la Divina Bellezza è il Tempo e il Luogo Archetipico della Parola Poetica, del Canto ideale e del Verbo Universale della Poesia, la sua Immagine "kalosferica". Il Poeta è il "traduttore" della Bellezza nella sua attività creativa ed espressiva, nella sua operazione di Stile, la Poesia come Azione e Atto anche pragmatico e concreto, non solo contemplativo e pieno di  am-mirazione e di "stupore", la cui "Via" (del "cuore") è scelta dalla "ragione che riflette con la luce della Bellezza": la ragione si trasforma in "ideale" ed è "reale", e viceversa, è insomma "soale", facendo venir meno ogni distinzione tra reale, ideale e razionale, e tra Io e Non-Io. Il sogno diviene così, per Peralta, "un'idea reale" e la Poesia è un Evento unico e assoluto, nutrito dall' "albero della visione", dallo s-guardo  che si fa sogno, idea, e produce la Parola della Poesia, la volontà e l'Azione dell' "inventio", la rappresentazione lucente della Bellezza del Creato. Bellezza Verità e Bene sono corrispondenti al senso e al sentire est-etico, conoscitivo ed espressivo.                
L'apparato lessicale e la scelta stilistica di carattere filosofico-poetico, sono ricchi, inventivi, intuitivi, creativi e innovativi, originali e singolari, ed esprimono un forte e variegato, intenso e limpido, profondo mondo interiore, poetico e di conoscenze, di sentimenti: la sua cultura e il suo cuore di poeta, di filosofo e di critico, sono sicuramente e assolutamente personalissimi, ma sono anche l'effetto delle sue vaste competenze e capacità di analisi, di sintesi, di invenzione: le sue parole sono "astroparole", parole-stelle, parole-pianeta e parole-cometa, e  perciò nuove, diverse, particolari: espressione, rispettivamente, di luce propria, riflessa, nuova. Ma le sue principali e fondamentali essenziali parole sono quelle "cometa", quelle che fanno ammirare e rappresentare una Luce Nuova. L'espressione, perciò, è varia e polivalente, spesso analogica e metaforica: ora concentrata e semplificata, asciutta, leggera, ora più complessa e pluristratificata, raziocinante (per analogismi), ora terrestre ora celeste e pura, lirica: una prosa, insomma, poetico-filosofica che fa pensare a Leopardi come "phare" preferenziale, ma anche ai grandi poeti-filosofi del Romanticismo, ai testi biblici, alla filosofia tomista, e al magnifico "La vita è sogno" di Calderòn de la Barca, per la compresenza di simbolismo astratto e concrezione realistica e del ruolo, primario e vincente, positivo, dell'Azione Umana rispetto al Destino.      
Le letture di Guglielmo Peralta sono, quindi, molteplici e di diversa origine e approfondimento ma, finalmente, si può affermare con certezza che la sua poetica e la sua opera sono e restano il frutto di una sensibilità fluida e creativa, assolutamente originale nel pur non vasto panorama storico-letterario della prosa-poetica, non solo italiana. L'analisi di Peralta, in realtà, è mossa e condotta e sempre accompagnata da quel "sentimento" o coinvolgimento e speculazione, che definirei "en-tusiasmo": Peralta, infatti, ricerca la Verità del Mistero, non solo nel potere del Sapere, ma anche e sopra tutto nel "nostro cielo interiore", dimora, abitazione, Regno (del Segreto) della trasfigurazione della Bellezza e della Poesia (e nel loro Sentiero, linguistico ed espressivo), dove e quando Dio è dentro di noi, nella nostra carne e nella nostra anima. Come per Hölderlin, la Poesia è quindi una "Vocazione", una "Chiamata Divina", una Luce, un Sogno, una Visione nella notte, nel tempo "sacrilego" della Tecnica e del Consumo, del camaleontico e aggressivo, oppressivo, omologante Potere del nuovo "TurboCapitalismo". La funzione della letteratura e della filosofia, in questa dispersa distrutta situazione, non può che essere, come ci suggerisce e fa capire Guglielmo Peralta, quella di ridurre e addirittura eliminare tutte le scorie e i residui, i frantumi della cronaca e della storia attraverso la via della Poesia e della Bellezza, un percorso non-mimetico né di rispecchiamento, ma di una nuova invenzione, una nuova e diversa creazione

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