di
Franco Di Carlo
La Poesia e la Bellezza si collocano così al
centro del discorso critico, teorico e filosofico-poetico di Peralta, in una
dimensione integralmente "sacra", che è quella della meraviglia e
dello Stupore, la stessa che sentirono i primi, frammentari, poeti pensatori
dei primordi di fronte al Mondo Naturale e Umano, e al mistero della loro
conoscenza: una dimensione, quindi, tra sogno e realtà, unica via da percorrere
per giungere alla Contemplazione e alla Visione della Verità, il cui S-Guardo
(divino e umano insieme), dà e genera forza est-etica alla vita, alle opere
dell'uomo e all'Energia Creativa e Attiva. La Via dello Stupore è la via della
Conoscenza e della scoperta della Verità, dell'Illusione e dell'utopico
Principio-Speranza: la Via è quella leopardiana e di Hölderlin, del Pensiero
Poetante: l'aristotelico principio di non-contraddizione è definitivamente
demolito e superato in quello dell'Unione-Identificazione di Essere e Nulla,
Sogno e Realtà, Poesia e Bellezza, Spirito e Materia, Umano e Divino. Esiste
soltanto il Presente Infinito,Voce dell'Essere, Parola del Principio e Principio
della Parola, Canto Iniziale della "Trasfigurazione" e del
"Trasumanar" e della sua Organizzazione, della Verità e del
Bene-Bellezza.
La
Soaltà, ci suggerisce Peralta, conduce e guida verso il Mondo attraverso la
Voce, appunto sacra e illuminante, dell'Immaginazione e del Silenzio, fa Vedere
Guardare e Ascoltare, chiamati dalla Parola Nuova, Rivelazione e
Rap-present-azione (teatrale e scenica), epifanica, della Sublimità del Vero,
del suo Spazio Sacro, est-etico: la sua Forma è ideale (non in senso
platonico), Soale e ci fa scoprire le Forme e l'Essere delle Cose e della
Realtà, la loro Luce e Origine, e non il loro effimero e fallace apparire.
L'In-finito, per Peralta, rientra nella Realtà di una dimensione dello s-guardo
ammirato e sorpreso, proprio dell'Immaginazione Creativa e dell'Atto Poetico di
Conoscenza, come ci propone l'ultimo Heidegger, interprete di Hölderlin e Trakl.
Al di là dell'interpretazione freudiana, Peralta ci indica una teoria del Sogno
non vinto dalla Realtà (anche quella dell'Inconscio) e di una Realtà non
trascesa dal Sogno, ma di un Sogno che dà vita e evidenza alla Realtà e la
rap-presenta per mezzo del suo S-Guardo creativo, positivo e intuitivo, della
SOALTÀ, fenomeno che conferisce Verità alla Realtà, le toglie le effimere
apparenze umbratili, che divengono Realtà consistenti, e noetiche.
Ecco quindi che la "Sognagione" è la "piantagione" e
la "stagione" dei sogni, il loro Spazio e il loro Tempo, Luogo e Idea
dell'Infinito: la Divina Bellezza è il Tempo e il Luogo Archetipico della
Parola Poetica, del Canto ideale e del Verbo Universale della Poesia, la sua
Immagine "kalosferica". Il Poeta è il "traduttore" della
Bellezza nella sua attività creativa ed espressiva, nella sua operazione di
Stile, la Poesia come Azione e Atto anche pragmatico e concreto, non solo
contemplativo e pieno di am-mirazione e di "stupore", la cui
"Via" (del "cuore") è scelta dalla "ragione che
riflette con la luce della Bellezza": la ragione si trasforma in "ideale"
ed è "reale", e viceversa, è insomma "soale", facendo venir
meno ogni distinzione tra reale, ideale e razionale, e tra Io e Non-Io. Il
sogno diviene così, per Peralta, "un'idea reale" e la Poesia è un
Evento unico e assoluto, nutrito dall' "albero della visione", dallo
s-guardo che si fa sogno, idea, e produce la Parola della Poesia, la
volontà e l'Azione dell' "inventio", la rappresentazione lucente
della Bellezza del Creato. Bellezza Verità e Bene sono corrispondenti al
senso e al sentire est-etico, conoscitivo ed espressivo.
L'apparato lessicale e la scelta stilistica
di carattere filosofico-poetico, sono ricchi, inventivi, intuitivi, creativi e
innovativi, originali e singolari, ed esprimono un forte e variegato, intenso e
limpido, profondo mondo interiore, poetico e di conoscenze, di sentimenti: la
sua cultura e il suo cuore di poeta, di filosofo e di critico, sono sicuramente
e assolutamente personalissimi, ma sono anche l'effetto delle sue vaste
competenze e capacità di analisi, di sintesi, di invenzione: le sue parole sono
"astroparole", parole-stelle, parole-pianeta e parole-cometa, e
perciò nuove, diverse, particolari: espressione, rispettivamente, di luce
propria, riflessa, nuova. Ma le sue principali e fondamentali essenziali parole
sono quelle "cometa", quelle che fanno ammirare e rappresentare una
Luce Nuova. L'espressione, perciò, è varia e polivalente, spesso analogica e metaforica:
ora concentrata e semplificata, asciutta, leggera, ora più complessa e
pluristratificata, raziocinante (per analogismi), ora terrestre ora celeste e
pura, lirica: una prosa, insomma, poetico-filosofica che fa pensare a Leopardi
come "phare" preferenziale, ma anche ai grandi poeti-filosofi del
Romanticismo, ai testi biblici, alla filosofia tomista, e al magnifico "La
vita è sogno" di Calderòn de la Barca, per la compresenza di simbolismo
astratto e concrezione realistica e del ruolo, primario e vincente, positivo,
dell'Azione Umana rispetto al Destino.
Le letture di Guglielmo Peralta sono, quindi,
molteplici e di diversa origine e approfondimento ma, finalmente, si può
affermare con certezza che la sua poetica e la sua opera sono e restano il
frutto di una sensibilità fluida e creativa, assolutamente originale nel pur
non vasto panorama storico-letterario della prosa-poetica, non solo italiana.
L'analisi di Peralta, in realtà, è mossa e condotta e sempre accompagnata da
quel "sentimento" o coinvolgimento e speculazione, che definirei
"en-tusiasmo": Peralta, infatti, ricerca la Verità del Mistero, non
solo nel potere del Sapere, ma anche e sopra tutto nel "nostro cielo
interiore", dimora, abitazione, Regno (del Segreto) della trasfigurazione
della Bellezza e della Poesia (e nel loro Sentiero, linguistico ed espressivo),
dove e quando Dio è dentro di noi, nella nostra carne e nella nostra anima.
Come per Hölderlin, la Poesia è quindi una "Vocazione", una
"Chiamata Divina", una Luce, un Sogno, una Visione nella notte, nel
tempo "sacrilego" della Tecnica e del Consumo, del camaleontico e
aggressivo, oppressivo, omologante Potere del nuovo "TurboCapitalismo".
La funzione della letteratura e della filosofia, in questa dispersa distrutta
situazione, non può che essere, come ci suggerisce e fa capire Guglielmo
Peralta, quella di ridurre e addirittura eliminare tutte le scorie e i residui,
i frantumi della cronaca e della storia attraverso la via della Poesia e della
Bellezza, un percorso non-mimetico né di rispecchiamento, ma di una nuova
invenzione, una nuova e diversa creazione
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