venerdì 23 giugno 2017

Nazzareno Brandini, "Commentario al libro per i Cavalieri del Tempio" (Ed. Cantagalli)

di Marcello Falletti di Villafalletto

Questo testo, di qualche anno fa, si prende il giusto arbitrio di esaminare in modo fondamentale il Liber ad Miles Templi De Laude Novae Militiae (Libro per i Cavalieri del Tempio, Elogio della Nuova Cavalleria) di san Bernardo di Clairvaux e lo fa attingendo alle fonti storiche, ai testi letterari del tempo; presentandoci una esperta interpretazione che solamente l’Autore avrebbe saputo affrontare in modo preciso e con metodologia straordinariamente scientifica.
Per conoscenza diretta e per lunghi studi personali, possiamo affermare che abbiamo, ripetutamente, avuto l’opportunità di leggere ed esaminare una notevole quantità di testi inerenti all’argomento in oggetto e confermare che, alcuni, oltre ad essere ripetitivi ne hanno anche dato una interpretazione talvolta sommaria, inconcludente e tanto meno accessibile ad una razionalità moderna che domanda invece chiarezza e lungimiranza; qualità e caratteristiche che, il Brandini ha saputo non solamente cogliere e sviluppare in modo adeguato, ma offrendone la giusta dimensione che richiede un testo non sempre di facile lettura e tanto meno di oggettiva rielaborazione.
«Se l’intento di san Bernardo era quello di offrire alla Nuova Cavalleria cristiana il vero modello di nobilitazione dell’umana natura che è la Sequela Christi, vissuta nell’unificazione dello spirito monastico e cavalleresco nella propria interiorità, dobbiamo riconoscere che tale forma di vita e di realizzazione umana e spirituale appartiene ai beni più nobili e preziosi della Chiesa.
A tutti coloro che vivono lo spirito della vera Cavalleria cristiana sono affidati, ieri come oggi, la difesa e la tutela delle inestimabili ricchezze spirituali e culturali del popolo cristiano, come Bernardo di Chiaravalle ha cura di precisare nel capitolo terzo del Libro per i Cavalieri del Tempio: “Affinché i beni celesti non vengano affatto pregiudicati, ma garantiti dalla gloria temporale che circonda la città terrena, a condizione che in essa noi sappiamo riconoscere l’immagine di quella che nei cieli è la nostra madre” »; come ha fortemente evidenziato il Padre Abate dom Michael John (Christopher M.) Zielinski O.S.B. Oliv., offrendoci, in tal senso, un chiaro metodo di lettura di un testo risalente al secolo XII.
Presentare o recensire uno scritto non equivale a spiegarlo completamente ma dovrebbe servire a stimolarne una lettura, attraverso gli aspetti principali e profondi che, il critico ne sa cogliere, istillando nel lettore quella giusta e attenta curiosità che si chiama fame di sapere, voglia di approfondire, ma anche di assaporare le opinioni altrui per poi rielaborarle mettendole a confronto con le proprie. Dobbiamo dire che, Nazzareno Brandini, grazie alle sue particolari e precipue qualità ha saputo cogliere ed analizzare quegli aspetti che ci si attenderebbe da un volume come questo, proprio perché, lui stesso, si è calato nel contesto storico, nell’animo e nella mente del personaggio estensore; cogliendone tutto quello che non avevano fatto altri, seppur valenti scrittori, che hanno affrontato la genesi e lo sviluppo di un fenomeno culturale divenuto, al tempo stesso, antropologico e paradigmatico di un fenomeno che, allo stato attuale, viene giudicato sostanzialmente desueto, per non dire superato.
«Ciò che, con l’intento esortatorio del libro, viene prospettato da Bernardo di Chiaravalle, esula dalle descrizioni contenute, costituendo il risultato in termini di realizzazione umana e spirituale che può essere scritto esclusivamente con la propria vita e l’esemplarità delle proprie azioni. In tal senso il Libro per i Cavalieri del Tempio è stato concepito e ha tutte le caratteristiche di un percorso formativo e di iniziazione spirituale a livelli superiori di realizzazione di sé. – scrive l’Autore nell’Introduzione e prosegue – La formazione monastica e cavalleresca, concepita dall’Abate di Chiaravalle per la Nuova Cavalleria rappresentata dalla Milizia del Tempio, è sostanzialmente finalizzata all’emergere e al consolidarsi di una particolare configurazione della coscienza individuale, come realtà interiore capace di produrre nell’individuo quell’autonomia spirituale che lo porta ad incarnare invisibilmente nella propria vita quel principio superiore che ne è la fonte».
Ed è in questo fondamentale concetto che si denota quel deciso e radicale cambio di concezione che si aveva prima di san Bernardo e che andò allargandosi e diffondendosi nei tempi successivi. Se prima il movimento, o lo spirito della cavalleria, affondava le radici nel servizio, nell’eroicità delle gesta, nella conquista di uno status sociale, da ora in poi sarebbe dovuto diventare una vocazione e una forma mentis, totalmente spirituale, che se, unita al valore personale, alla valenza, all’abilità e alle qualità di ognuno, avrebbe dovuto permettere di vivere una dimensione completamente elevata e radicata totalmente in quel concetto che, il santo abate, esprimeva come personale vocazione, dalla quale “un vero e leale” cavaliere non avrebbe potuto prescindere.
Si apriva così una concettualizzazione nuova, innovativa che avrebbe dovuto sfociare in quel processo di civilizzazione e di sviluppo, umanistico e culturale, introducendo il “barbaro medievale” attraverso quel Rinascimento che avrebbe abbracciato tutte le energie ingegnose insite nell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine divina.
È verso questa consapevolezza che l’Autore conduce il lettore e lo fa con quella sagacia e quella finezza culturale di uno che sa scavare profondamente nell’intimo umano e lo conduce, non solamente alla conoscenza di se stesso, ma realizzandosi e a rapportarsi giustamente con i propri simili.
Una lettura nuova, attuale, profonda, pregnante che permette di assaporare un testo tuttora quasi disatteso o letto in modo controverso, non sempre chiaro, mentre questo Autore ci riconduce nell’alveo di una concezione, seppur umanizzata, incanalandola verso una ontologia raziocinante e profondamente stimolante; senza fargli perdere quell’attrattiva che, ogni ognuno di noi, dovrebbe sempre ricercare.


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