di Domenico Bonvegna
L’uomo
contemporaneo sta vivendo una crisi spirituale ben più profonda di quella
economica, anche se gli ultimi Papi, il papa emerito Benedetto XVI, e poi anche
Papa Francesco sostengono che la crisi economica è il risultato di una crisi antropologica.
Papa Francesco ammonisce che la crisi, " non è
solo economica e finanziaria, ma affonda le radici in una crisi etica e
antropologica" che mette
"gli idoli del potere, del profitto, del denaro, al di sopra del valore
della persona umana", dimenticando che "al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di
mercato, c'è l'essere umano" che, per la sua dignità deve poter "vivere dignitosamente".L’uomo
contemporaneo è immerso in un dramma tragicomico che lo sta portando alla
solitudine e quindi alla morte. Il malessere dell’uomo contemporaneo viene da
lontano. Si può certamente individuare un vero e proprio percorso, un processo
storico, che si è sviluppato nei secoli, attraverso le varie epoche storiche.
Ci sono stati uomini di pensiero che ne hanno studiato i processi di
disgregazione esistenziale degli uomini, della nostra civiltà
occidentale in particolare. Ho presente l’ottimo studio del pensatore
brasiliano Plinio Correa de Oliveira, “Rivoluzione e Controrivoluzione”,
un testo a cui si sono formate intere generazioni e associazioni come Alleanza Cattolica. In questi giorni ho
letto un testo interessante e credo di non esagerare, assomiglia molto a quello
del professor Plinio, almeno per quanto riguarda la seconda parte. Il libro è
scritto da Giovanni Fighera, un giovane professore di italiano e latino,
il titolo è particolare: “Che cos’è mai l’uomo, perché di lui ti
ricordi?”. Sottotitolo: “L’io, la
crisi, la speranza”, pubblicato qualche anno fa dalle gloriose Edizioni
Ares di Milano.Il testo è presentato da Giovanni Reale e Gianfranco
Lauretano.
Il
professore Reale riesce nelle poche pagine a fare un’ottima sintesi del libro. Il
testo di Fighera analizza i fondamenti che hanno prodotto la crisi della
modernità e gli sviluppi prodotti che si possono vedere nella nostra epoca: “la libertà sciolta dai valori e dalla
verità, la parcellizzazione del sapere, il relativismo, l’ideologia
scientistico-tecnicistica”. Fighera fa una rapida incursione nel territorio
della letteratura, della filosofia, della cultura, e degli avvenimenti storici e
attraverso poeti, letterati, filosofi ed eroi, condottieri che dimostra di
conoscere molto bene.In questo “viaggio”, Figheracerca di provare una questione
fondamentale: “senza il Mistero, il mondo
è più piccolo e assurdo, soprattutto la parte più interessante del mondo, cioè
l’io, la persona”.
La
crisi attuale che sta attraversando l’uomo contemporaneo “è diversa dalle altre – scrive il professore Reale, citando un
libro dal titolo significativo: “L’epoca delle passioni tristi” - a cui l’Occidente ha saputo adattarsi: si
tratta di una crisi dei fondamenti stessi della nostra civiltà”. Pertanto, “dopo aver abbandonato la fede nell’Al di
là, l’uomo ha perso o comunque sta perdendo anche la fiducia nel progresso
nell’al di qua, e si trova, quindi, in una situazione drammatica, in quanto non
sa più in che cosa credere”.Infatti possiamo costatare che “l’uomo è colpito da mali dell’anima e da
depressioni spirituali, che nella storia non si erano mai verificati. E sono
mali che la scienza e la tecnica son ben lontani dal poter curare”. Fighera
mette in luce la “fuga dalla realtà”
dell’uomo d’oggi, cercando di liberarsi dai suoi mali. Infatti questo mondo una
volta che si è privato del senso del Mistero, di Dio, non sa affrontare la
realtà quotidiana della vita e allora cerca di evadere in mondi illusori, fittizi, virtuali.
Il
percorso preciso e documentato di Giovanni Fighera, parte dal “disagio dell’io”, la situazione di
incertezza esistenziale che l’uomo vive all’alba del terzo millennio. “Spenti tutti i lanternoni del passato,
l’epoca contemporanea assiste all’accensione di un nuovo lanternone culturale
che nega l’esistenza di qualsiasi verità assoluta, privilegia una finta
tolleranza in nome di un presunto multiculturalismo, si rivolge all’esperto in
ogni campo, una volta che tutte le figure di riferimento del passato sono
cadute(…)”. Inoltre, “spenta la
lanterna della verità assoluta, l’uomo vive una stagione di apparente
leggerezza che è come il sipario dietro cui si cela una ‘gaia disperazione’ di un uomo senza Dio”. Traspare nell’uomo
contemporaneo, un misto di leggerezza e debolezza, e così si ha la percezione
di vivere la realtà come un carcere.
Fighera
per descrivere questo mondo utilizza citazioni ed esempi tratti dalla storia
dell’arte e del pensiero, soffermandosi in particolare su tre artisti: Pirandello, Van Gogh, Munch,
che per certi versi, “anticipano in
diverse arti quella percezione di crisi dell’uomo che caratterizzerà gran parte
dei decenni successivi. Un uomo che è inerte, angosciato o addirittura
paralizzato”. Siamo introdotti al tema centrale del libro, secondo
Lauretano: “il dramma della solitudine
contemporanea. L’uomo ha sì desiderio di comunicare, ma avendo negato a se
stesso ogni verità, che cosa c’è più da dire?”. Tanti artisti, poeti,
documentano questa difficoltà o impossibilità di raggiungere la verità.
Tuttavia, “se non c’è una verità o essa
non è da noi conoscibile, non è possibile una reale comunicazione tra gli
uomini”. Pertanto, “quando la verità
è negata alle radici, ognuno continua a camminare nel proprio tunnel di vetro
trasparente in cui potrà vedere gli altri, senza, però, entrare realmente in
contatto con loro”.
Il
testo di Fighera è suddiviso in quattro parti, nella prima, descrive il percorso dettagliato di come si sia
formato un tipo antropologico come quello
di oggi. Un uomo solo senz’anima, sempre più cattivo, vicino agli animali.
Un uomo ridotto ad essere un mezzo della produzione e i suoi desideri ridotti
al piacere. Questo appiattimento “sul
possesso e sul piacere portano a un distacco dall’amore alla vita e a sé, fino
al revival ‘neomalthusiano’ di pratiche contrarie alla vita, in nome, guarda
caso, ancora della libertà e della salute. Menzogne come l’ideologia
darwinista, spacciata dalla scuola in maniera indiscutibile quando è stata
confutata persino dalla scienza, dimostrano come il vero scopo dell’imposizione
di una certa mentalità – infiltratasi purtroppo persino nella maggioranza dei
percorsi educativi – non sia affatto lo sviluppo dell’uomo e della cultura
umanistica; persino l’ecologia è utilizzata per un secondo fine”.Di questi
temi ne so qualcosa, essendo insegnante di scuola primaria, vedo tutti i giorni
i manuali scolastici che presentano l’uomo come una scimmia un po’ più evoluta.
Ho presente quei sussidiari con l’immagine della scimmia che a poco a poco “avanza verso la stazione eretta”.
Naturalmente chi scrive questi manuali scolastici non sa, oppure se ne
infischia di quello che hanno scritto autorevoli paleontologi o biologi come
Stephen Jay Gould.
Per
quanto riguarda il rispetto dell’ambiente e del risparmio energetico è giusto
che i bambini, i ragazzini vengano educati a questi valori, purtroppo spesso
secondo Fighera passa il messaggio catastrofista come il film “l’undicesima ora” che trasmette una
visione del mondo malthusiana, ostile alla cultura cristiana e alla visione
antropologica biblica. “La difesa
dell’ambiente è solo un pretesto per sferrare un attacco alla tradizione
occidentale e al progresso”.
Per
il momento interrompo le riflessioni riprendendo affrontando la seconda parte
del testo ben scritto dal professore Fighera.
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