di Carmelo Fucarino
Non
so se nel furore di quest’afa soffocante posso trovare lettori per una
riflessione su un libro appena in uscita. Certo, la cultura, il relax della
spiaggia sotto l’ombrellone o della villetta-rifugio. Nonostante i tragici
allarmismi su governo e finanze, forse proprio a causa di pettegolezzi e
chiacchiericcio da salone di barbiere su tasse, crisi greca, rimpasti e tribune
elettorali estive su beghe personali, nonostante il voyerismo di certa efferata
cronaca nera, nonostante tutto le città sono deserte, abbandonate alle orde di
turisti mordi e fuggi. Il palermitano è fuggito nella villetta di zone
suburbane o nella casa avita di paesi da fiaba.
Il
libro di cui voglio parlare ha un prequel celeberrimo, di una attualità
sconvolgente nel titolo italiano, data la tragica situazione nazionale ed
internazionale socio-politica che prefigura realmente il buio oltre la siepe. Forse
allorasi trattò di una citazione in antitesi da parte del traduttore italiano che
ribaltò la celebre siepe del nostro pessimista in assolutoche «sedendo e
mirando, interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi, e
profondissima quiete / io nel pensier mi fingo», tanto che «così tra questa /
immensità s’annega il pensier mio», etc. Non solo tratto dalla metafora di
Scout. In effetti il titolo inglese diceva ben altro, più delicato ed
emotivamente forte, femminile, To Kill a Mockingbird, Uccidere un
usignolo. È il destino orrifico
delle traduzioni dei titoli di libri. E ancor più orripilanti quelle dei film
sacrificati alle idiosincrasie e agli appetiti di pubblici etnici in funzione
di cassetta. Quel romanzo della nostra gioventù, pubblicato nel 1960 e subito l’anno
dopo PulitzerPrize for Fiction, nel successivo 1962 ebbe la versione filmica di
Robert Mulligan e la lacrimevole forte interpretazione dell’amato Gregory Peck
- AtticusFinch,perciò premiato con tre Oscar. Seguirono trenta milioni di copie
e la fama di Best Novel of the Century. La gloria e la beatificazione nazionale
dell’autrice furono ininterrotte negli anni, assiemeagli onori della cronaca
per l’amicizia e i consigli elargiti a Truman Capote per il suoIn Cold Blood
del 1966 e i film, nel 2005 interpretata da Catherine Keener in Truman Capote – A sangue freddo di
Bennett Miller e nel 2006 dall’Oscar Sandra Bullock in Infamous – Una pessima reputazione.
In
anni più recenti si volle assumere come simbolo dell’America nuova delle leggi antirazziali,
interprete di una ideologia che si voleva politicamente interpretare agli occhi
del mondo di contro ad un sostrato nazionale che rimaneva ed è ancora
estremamente razzista, prova le stragi ricorrenti che si ascrivono a pazzi cani
sciolti. Perciò il George W. Bush della
guerra a Saddam con falsi pretesti il 5 novembre 2007 le assegnava l’Award
della PresidentialMedal of Freedom, data,
si badi bene, a coloro che hanno dato «an especially meritorious contribution to the security or national interests
of the United States, world peace, cultural or other significant public or
private endeavors».
Nulla di tutto questo possedeva il libro di Lee (penname) e la motivazione lo esprimeva: «Ha influenzato il carattere del nostro paese in meglio. È stato un dono
per il mondo intero. Come modello di buona scrittura e sensibilità umana questo
libro verrà letto e studiato per sempre». Non poteva fare di meno il
presidente nero Barack Obama che nel 2010 le conferiva la National Medal of
Arts per gli «outstanding contributions to the excellence,
growth, support and availability of the arts». Se si guarda bene scomparivano i
valori patriottici, di sicurezza nazionale, e si accampavano e si ribadivano stranamente
i soli valori artistici.
Awarded the
Presidential Medal of Freedom, November 5, 2007
Perciò
come una folgore si è abbattuta sull’opinione pubblica americana l’operazione
(culturale? O finanziaria?) portata avanti dal suo avvocato Tonja Carter che
nel 2011 scartabellando in un vecchio baule trovò il manoscritto di Go Set a
Watchman. La lettura, la conferma
dell’autrice ebbero come passo successivo la consegna all’agente Andrew
Numberg, che lo considerò il primo libro di una trilogia, ritenuto perduto.
Tutto si è svolto in rapida successione, l’annunzio della pubblicazione a
febbraio del 2015 con la Harper Collins (nel Regno Unito da William
Heinneman) e l’uscita in un giorno fatidico il 14 luglio della presa della
Bastiglia.In Italia la traduzione sarà edita da Feltrinelli con il titolo di
una sciatteria e banalità inaudita per volerlo rendere alla lettera, Va’,
metti una sentinella. Si tratta del sequel del primo, sebbene sia stato
completato prima del più tardo romanzo.
L’operazione,
fatta dal suo avvocato e dal suo agente, ha suscitato grande scalpore e non
poche perplessità. La domanda che sorge naturale è perché Lee per
cinquantacinque anni ha ribadito che non avrebbe mai scritto altro libro e ora
improvvisamente dà l’avallo, si scrive “sorpresa e felice”, alla fortuita
scoperta in un suo safe-deposit boxe
a questa scandalosa edizione.E la
scrittrice, sorda e cieca, con postumi di infarto, è realmente in possesso
delle sue facoltà mentali messe in dubbio dal processo al suo ex agente e dalla
stessa sorella morta di recente?Difficile stabilire le ragioni di questa uscita
che a molta opinione pubblica americana è apparsa sconcertante o quanto meno
inopportuna, perché stravolge un’immagine consolidata dell’autrice e della
coscienza americana, prima e dopo l’approvazione del CivilRightsAct del 1964,
voluto da Kennedy, che non lo vide approvato. Ma forse la spiegazione sta nella
tiratura iniziale di due milioni di copie.
La
sequenza dei titoli e delle inchieste portate avanti daThe New York Timese dal Washington
Post rappresentano la problematicità e l’opposto schierarsi dell’opinione
pubblica statunitense, scioccata e turbata da questo scoop evidente e madornale,
non tanto e solo letterario, come era stato presentato il primo. Ora si
proclama “il libro del secolo”, ci credo. Cito soltanto i due più recenti interventi
di luglio di The New York Times.
Alexandra Alter l’11 titolava “While Some Are
Shocked by ‘Go Set a Watchman’ Others Find Nuance in a Bigoted Atticus Finch” e attaccava: «Con tutto il dibattito che
ruota sulleoriginidel romanzo diHarper Lee“Go Set a Watchman”, la più grande bombasi è rivelato essereuncolpo
di scenaesplosiva chenessuno ha vistoarrivare.AtticusFinch-l'avvocatocrociatadi
“To Kill a Mockingbird”, il cui principiolotta
contro il razzismoela disuguaglianza ha ispirato
generazioni dilettori-è raffiguratoin "Watchman" come un passatista razzistache hapartecipato a
una riunionedel KuKlux Klan, detieneopinioni
negativecirca gli Afro-Americaniedenunciagli sforzidi
desegregazione. "Vuoinegriavagonenelle
nostrescuolee nelle chiesee nei teatri? Velivolete nel
nostromondo?» Atticuschiede
alla figlia, JeanLouise (l'adulta
Scout), in "Watchman» («With all the debate brewing over the origins of Harper Lee’s novel “Go Set a Watchman” the biggest bombshell turned out to
be an explosive plot twist that no one saw coming.Atticus Finch — the crusading
lawyer of “To Kill a Mockingbird,” whose principled fight against racism and
inequality inspired generations of readers — is depicted in “Watchman” as an
aging racist who has attended a Ku Klux Klan meeting, holds negative views
about African-Americans and denounces desegregation efforts. “Do you want
Negroes by the carload in our schools and churches and theaters? Do you want
them in our world?” Atticus asks his daughter, Jean Louise (the adult Scout),
in “Watchman.”»).Come è possibile che questo nuovo
Atticus sia lo stesso crociato che nel 1960 difendeva a spada tratta il“negro”
Tom Robinson nella profonda America dell’Alabama?
Ancora Michiko Kakutami nel suo intervento
“Review: Harper Lee’s ‘Go Set a Watchman’ Gives Atticus Finch a Dark Side” sullo
stesso quotidiano del 10 luglio, mette a raffronto i due Atticus:quello di Il buio: «coscienza moraledel romanzo: gentile,saggio, onorevole,
un avatardiintegritàche ha usatole sue doticomeavvocato
perdifendereun uomo di coloreingiustamenteaccusato di aver violentatounadonna
biancain una piccola cittàdell'Alabamapiena dipregiudizie odionel 1930» («novel’s moral conscience: kind, wise,
honorable, an avatar of integrity who used his gifts as a lawyer to defend a
black man falsely accused of raping a white woman in a small Alabama town
filled with prejudice and hatred in the 1930s.»); o quello nuovo, “scioccante”,
«un razzistache una
voltapartecipò ad una riunione del Klan, che dicecose come"I negri quisono ancoranella loro infanziacome popolo". O chiedealla figlia: "Vuoinegriavagonenelle
nostrescuolee nelle chiesee nei teatri? Velivolete nel
nostromondo?» («a racist
who once attended a Klan meeting, who says things like “The Negroes down here
are still in their childhood as a people”. Or asks his daughter: “Do you want
Negroes by the carload in our schools and churches and theaters? Do you want
them in our world?”»). Cosa ne sarà di quel Finch, «un'icona culturalela cui influenza ha trasceso la letteratura, ispirando generazionidi avvocati, insegnanti e operatori sociali". Se avete
lettoilromanzo ovisto il film, c'è questaimmagineche hai
diAtticuscome un eroe, e questoloporta ad abbassare la cresta", ha detto AdamBergstein,
un insegnante di inglesenel Queens» («a cultural icon whose influence
transcended literature, inspiring generations of lawyers, teachers and social
workers. “Whether you’ve read the novel or seen the film, there’s this image
you have of Atticus as a hero, and this brings him down a peg,” said Adam
Bergstein, an English teacher in Queens»).
Dove e quando l’America ha sbagliato?
Allora, quando l’editore avrebbe
rifiutato questa prima versione del romanzo della trentaquattrenne Harper Lee e
avrebbe giocato tutto sulla retorica dei buoni sentimenti del cittadino medio,
sulla mistica della bontà del secondo romanzo? O oggi con l’aperta sfida alla
società multietnica che non ha mai saldato il conto con le sue origini, brutali
contro tutte le minoranze, indiane e nere, irlandesi o italiane? Ed è
questa l’America che vota nei
consigli comunali l’ostracismo contro il Colombo perché assassino di indiani e
poi nasconde sotto il tappetoil suo odio mai sopito per il negro che teme nella
classe fra i propri figli?E tutta la retorica di un cinquantennio, insegnata
nelle scuole con il testo di Lee, il libro Cuore
degli americani?Sarannoquesti
per un americano i 27.99 dollari ben spesi nella sua vita per scoprire il lato
“oscuro” della sua anima, il suo inconfessato dark side?
Noi, profondamente innamorati dell’America
del progresso, della giustizia e della libertà, noi che ci sentiamo dentro
cittadini della Big Apple, dobbiamo e vogliamo sperare che la brutale messa in
mora della bontà del primo Finch possa aprire un dibattito più chiaro, leale,
profondo sulla coscienza americana, sul suo razzismo che ha voluto mistificare
e rimuovere nominando un presidente “negro”. E gli ha opposto UN Senato a
maggioranza di oppositori repubblicani. Si dice là, ne ha fattoun’anitra zoppa. Per progetti e
riforme mancate, come quella umanissima della riforma sanitaria. Davanti alla
salute, peggio ancora davanti alla vita, non dovrebbe in nessuna società
contare di più il dio dollaro.
Noi crediamo nella virtù etica degli Americani.
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