di Alberto Maira
Nel
gennaio 2001, a Saint-Marcel-d’Ardèche, in Francia, è scomparso Gustave Thibon. Ed è scomparso nello stesso
luogo in cui era nato novantotto anni prima, nel 1903, da famiglia contadina. In occasione dei
funerali il vescovo diocesano, S. E. mons. François Blondel, ordinario di
Viviers, ha — fra l’altro — affermato in un messaggio che “la Chiesa di Francia
gli è riconoscente” e,
dopo averne citato due pensieri — “Porto in me dei morti più viventi dei
viventi. Il mio più grande desiderio è di reincontrarli” e “Mio Dio, al momento
della mia morte prendetemi come m’avete fatto e come mi sono disfatto, e
abbiate pietà in me della Vostra immagine” —, ha auspicato “che il Signore della
speranza esaudisca questa duplice preghiera”.
Se
la Chiesa di Francia gli deve molto, molti anche fuori della sua patria gli
devono tantissimo. Anch’io insieme ai militanti di Alleanza Cattolica dobbiamo molto
della nostra formazione a questo che abbiamo conosciuto come il filosofo-
contadino. Tra i primi libri che Giovanni Cantoni, fondatore dell’associazione ci
ha proposto sono state le opere di Thibon che ancora studiamo, suggeriamo e
diffondiamo.
Anche
per questo siamo grati al benemerito Centro Studi Cammarata di S.Cataldo e alle
Edizioni Lussografica di Caltanissetta, per il piccolo ma avvincente saggio “Il cristianesimo radicale del filosofo contadino. Gustave Thibon e il creato” di Sante De Angelis fondatore e
rettore dell’Accademia Bonifaciana di Anagni. Il testo non nasconde l’obiettivo
di presentare sempre più il Thibon per suscitare curiosità sulla sua vicenda
culturale , sulla sua riflessione metafisica, su alcuni aspetti del suo
rapporto con lo studio di Virgilio e Friedrich Nietzsche.
Thibon è stato un testimone eminente del
secolo XX, vero e proprio autodidatta e vignaiolo almeno fino agli anni 1950.
Tornato a venticinque anni alla fede cattolica dalla quale si era allontanato
nel corso dell’adolescenza, compie studi di filosofia e di storia del pensiero
ed è profondamente influenzato da san Tommaso d’Aquino, da san Giovanni della
Croce, nonché dall’amicizia con Jacques Maritain, con Marcel de Corte, con Gabriel-Honoré
Marcel e con Simone Weil. Con la Weil
Thibon intesse un profondo dialogo spirituale: ebrea e trotzkysta,
“filo-cristiana” ma mai convertitasi alla fede cattolica, ella deve al
filosofo-contadino non solo la propria incolumità negli anni della seconda
guerra mondiale, ma anche, grazie alla pubblicazione postuma dei diari,
l’ingresso nella vita culturale.
Meditando
con la sua caratteristica profondità e con la grande semplicità che rendono
anche piacevole l’approccio alle sue opere su temi quali Dio, l’amore e la
morte, Thibon è fra i più acuti critici del “mondo in frantumi”e della modernità filosofica, ai quali
oppone la Croce di Cristo che è la sola a salvare, pure nei suoi risvolti politici e sociali.
Conferenziere,
autore di numerosi saggi e interventi, talora raccolti in volumi a più mani in
lingua italiana sono stati editi, fra altri: proprio in Sicilia nel 1947 Quel che Dio ha unito.
Saggio sull’amore (Società
Editrice Siciliana, Mazara del Vallo [Trapani] ; poi La scala di Giacobbe (Anonima Veritas, Roma
1947); Nietzsche
o il declino dello spirito (Edizioni
Paoline, Alba [Cuneo] 1963); e L’uomo maschera di Dio (SEI, Torino 1971).
Le
sue opere più significative e più note sono Diagnostics. Essai de
physiologie sociale,
uscita nel 1940 con prefazione di Marcel, e il suo “seguito” Retour au réel.
Nouveaux diagnostics,
del 1943. A questi due scritti è legata
la “fortuna” italiana di Thibon. Il primo, pubblicato nel 1947 dalla
Morcelliana con il titolo Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale, viene riproposto nel 1973 a Roma, con il medesimo
titolo, dal generoso mecenate ed editore Giovanni Volpe, facendo seguito alla
prima edizione italiana di Ritorno al reale. Nuove diagnosi, del 1972.
La
pubblicazione di quest’ultimo testo in Italia è frutto del rapporto culturale e
spirituale, appunto come dicevamo nato, e negli anni sviluppatosi, fra il
filosofo del reale e Alleanza Cattolica,
per la formazione dei cui militanti Thibon ha svolto e svolge un ruolo di
indiscusso riferimento. Le due opere sono state riproposte nel 1998 in un unico
volume, Ritorno
al reale. Prime e seconde diagnosi in tema di fisiologia sociale, con una premessa di Marco Respinti
per i tipi dell’editrice Effedieffe.
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