di Domenico Bonvegna
Oggi il nostro
tempo sembra fatto apposta per non sperare. Sono troppi i fattori
che che impediscono di sperare. Penso al terrorismo islamista, alla crisi
economica, alla mancanza di lavoro per i giovani, alla crisi del matrimonio,
della famiglia, la crisi demografica. Si potrebbe continuare. Ma si può vivere
senza speranza? Il cristiano, l'uomo d'oggi può vivere senza speranza? Risponde
alla grande fondamentale questione il cardinale Gerhard Ludwig Muller,
in un libro scritto insieme al giornalista spagnolo Carlos Granados, “Indagine
sulla speranza”, Cantagalli (2017). Le pagine del libro mettono in
evidenza la grande personalità dell'ex Prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede, uno splendido esempio di “cristiano credibile”, di un uomo
che testimonia con coraggio e chiarezza la propria fede, il proprio pensiero, i
propri sentimenti, non censurando ciò che pensa sui temi più importanti che
riguardano la Chiesa, la società, il mondo.
Il testo
assomiglia molto, già nel titolo, al famoso libro-intervista che l'allora
cardinale Joseph Ratzinger, concesse al giornalista Vittorio Messori,
“Rapporto sulla fede”, Granados lo ricorda nella presentazione.
Peraltro il giornalista spagnolo sottolinea l'amicizia di Muller con il Papa
emerito Benedetto XVI e spera che anche questa sua intervista abbia altrettanto
successo come quella di Messori.
Il libro è
composto di quattro sezioni: I. Cosa possiamo sperare da
Cristo? II. Cosa possiamo sperare dalla Chiesa? III. Cosa possiamo
sperare dalla famiglia? IV. Cosa possiamo sperare dalla società?
Inizia con l'appello di Papa Francesco: “Non fatevi rubare la speranza!
Quella che ci dà Gesù”, ma poi si ricorda che Benedetto XVI, nell'enciclica
Spe salvi, del 2007, sosteneva che la crisi della fede nel mondo
contemporaneo coincide con la crisi della speranza cristiana. Nello stesso
tempo il Papa, facendo riferimento alle due grandi rivoluzioni della modernità:
quella francese e quella comunista, spiegava che per colpa di queste ideologie,
gli uomini, avevano cessato di sperare, come pure il cristiano moderno.
Nell'epoca della modernità, Dio è stato sostituito dalle ideologie, che
hanno prodotto false speranze e indotto all'errore milioni di uomini. Oggi,
dopo il 1989, venute meno le ideologie, l'uomo è rimasto solo e disperato.
L'opera del
cardinale Muller, conferma questa situazione dell'uomo contemporaneo, che non
crede più in nulla, neanche nella propria storia personale.
Allora che fare?
“Alzare lo sguardo, guardare in alto, dove troviamo il Signore della storia”
e soprattutto fare riferimento, come aveva suggerito Benedetto XVI a Ratisbona,
ai“quattro movimenti che avevano fatto grande la civiltà occidentale”: il
mondo greco, il profetismo ebreo, la fede cattolica e la libertà di coscienza
moderna”.
E' necessario
elaborare e diffondere un “pensiero forte”, scrive Marco
Invernizzi, recensendo il libro sulla rivista Cristianità (n.385;
maggio-giugno 2017). Un pensiero che trasmetta certezze, tenendo conto delle
fragilità del mondo contemporaneo, delle situazioni di disagio esistenziale di
molti giovani e adulti di oggi.
“La nostra
società -
scrive il cardinale - che si vanta della democratizzazione della cultura e
dell'informazione, assiste però impavida alla marginalizzazione di quegli
intellettuali che propongono un pensiero forte, alla nascita costante di
convinzioni irrazionali e offensive per la loro volgarità, alla diffusione di
ideologie distruttive che si impongono con la scusa del politicamente corretto,
ai movimenti oscuri di poche persone che detengono il potere economico e che
manipolano a propria discrezione le coscienze di gran parte della popolazione”.
A questi
intellettuali, uomini di buona volontà, il cardinale sembra consigliare di
abbandonarsi alla Persona di Cristo, perchè qui sta la speranza,
la Persona che ha il potere di salvare e di offrire la vera felicità che ogni
uomo cerca. Quella del cristiano non è una speranza generica, che nasce da una
specie di ottimismo, il cristiano spera in Cristo, persona concreta, uomo e
Dio.
“Credo che la
nostra società odierna – scrive Muller – considerando Dio come metafisicamente
non necessario e proponendo un ottimismo che non si basa sulla realtà,
stia rendendo ancora più drammatici i problemi che affliggono. Si sta
diffondendo - continua il cardinale - uno stile di vita scettico ed
edonista, totalmente contrario alla natura dell'uomo, che irrimediabilmente lo
danneggia. Basta notare la rassegnazione, oggi tanto diffusa, e la disperazione
di tante persone riguardo alla possibilità di trovare un senso alla vita”.
La via di uscita
a tutti i problemi dell'uomo moderno, è quella di confidare solo in Lui, non
negli uomini. Anche se questo non significa, che dobbiamo diffidare sempre e di
chiunque. Il cardinale ci ricorda“che non dobbiamo assolutizzare neanche la
persona più onesta che merita fiducia incondizionata”. Pertanto,“Anche
il più leale tra gli uomini alla fine muore e ci lascia soli”. Quindi la
nostra speranza non deve venire meno neanche davanti ai molti scandali che
sembrano travolgere la Chiesa, che, nonostante i tanti peccati gravissimi,“non
hanno ostacolato la Chiesa nel continuare ad annunciare con forza il Vangelo
[...]”.
Dopo essersi
interrogato su che cosa possiamo sperare da Cristo nel primo capitolo, nel
secondo il cardinale Muller risponde alla domanda su che cosa si possa
sperare dalla Chiesa, che “se è santa nel suo capo rimane peccatrice
nelle membra, compresi i vescovi e i sacerdoti”. Muller è molto realistico,
accenna che “è nata tradita nel primo collegio apostolico e ha conosciuto
periodi tremendi, come per esempio l'Alto Medioevo, per quanto riguarda
l'esemplarità dei pastori”.
Subito dopo
Muller fa riferimento al grande gesto di San Giovanni Paolo II di chiedere
perdono per i peccati commessi dagli uomini di Chiesa, in occasione dell'Anno
Santo del 2000. E' stato un grande gesto di purificazione della memoria.
A questo proposito l'ex prefetto sottolinea che “sono gli eredi di alcune
ideologie che dovrebbero imitare il Papa polacco, chiedendo scusa delle violenze
inflitte alla Chiesa durante la Rivoluzione francese o quella comunista, o con
le leggi che toglievano i diritti civili ai cristiani, come per esempio nel
Messico del secolo XX. Ma ciò non avviene”i
Pertanto i
cattolici, nonostante certi errori degli uomini di Chiesa, devono essere“fieri
del tanto di vero, di bene e di bello che la Chiesa ha
introdotto nella società attraverso l'evangelizzazione”. Inoltre è giusto
ricordare l'inculturazione della fede che peraltro può
avvenire se vi è una dottrina che a sua volta diventa vita e si incarna nella
storia.
Muller è attento
a denunciare qualsiasi contrapposizione tra dottrina e vita. “La dottrina
cristiana non è una teoria, un sistema come lo presenta l'idealismo o anche
un'ideologia, cioè una composizione di idee umane[...]”. Certo il
cristianesimo non è una dottrina, ma ha una dottrina e questa deve essere
conosciuta, promossa e difesa dagli errori, perché “l'ortodossia è la
condizione per la redenzione e per concepire adeguatamente la vita eterna”.
E' una dottrina
che è durata fino al 1789, poi dalla “Rivoluzione francese
in poi, i regimi liberali e i sistemi totalitari del secolo XX che si sono
succeduti, l'oggetto dei principali attacchi è sempre stato la concezione
cristiana dell'esistenza umana e il suo destino”. Certo non è che prima in
Europa c'era il“paradiso terrestre” e poi è subentrato l'inferno. Anche
perchè si rammenta che“non potrà mai darsi la società perfetta”.
Tuttavia il mondo occidentale ha conosciuto per due secoli una progressiva
disumanizzazione, nonostante il grande progresso materiale. Aggiunge
Invernizzi: “La fede è stata aggredita ed è entrata in crisi, finchè la
stessa Chiesa ha convocato il Concilio Ecumenico Vaticano II al fine di
riflettere e indicare la via per uscire dalla crisi”. Sul Concilio Muller è
determinato: la crisi nella Chiesa si manifesta prima del Concilio Vaticano II
e i documenti prodotti sono proprio per porre fine a questa crisi. A questo
proposito Muller rivaluta il pontificato di Pio XI, che meglio di altri aveva
compreso il “nefasto progetto culturale della mentalità laicista”.
Dalla crisi si
esce, da una parte esigendo una condotta di vita seria dei religiosi e dei
sacerdoti; dall'altra con “la formazione di giovani alla gratuità, alla
costituzione di gruppi familiari forti[...]”.
Il terzo
capitolo sulla famiglia, vista da Muller come “la realtà sociale che
meglio esprime la speranza per l'umanità”. Sempre però se rimane fedele
alla sua origine e non cede a quelle tentazioni di ridurre il matrimonio ai
desideri soggettivi e ai sentimenti. Oggi si rileva“una pericolosa
ridefinizione dell'amore basata sul sentimento, delimitando anche il concetto
di famiglia sulla base dell'utilità e della soddisfazione e non in base alla
verità accolta nell'intimo di questa esperienza”. E' una visione
ideologica, che porta ad una vera e propria“rivoluzione sociale in
base alla quale ognuno può determinare liberamente, secondo il proprio
capriccio e la propria volontà, il modo di vivere la sessualità che desidera,
anche se ciò significa snaturare la famiglia come istituzione basilare della
nostra società”.
Peraltro questa
ideologia avvalendosi della legislazione penale censura chiunque non accetta
questo “diritto alla scelta”, definendolo omofobo e considerandolo perfino un
pericolo sociale. Muller chiarisce che i diritti umani si fondano sulla natura,
non sui desideri dell'individuo. A chi desidera vivere con tante donne,“questo
desiderio non dovrebbe mai ricevere alcun riconoscimento legale, poiché non si
fonda su alcun diritto che debba essere riconosciuto come tale dall'insieme
della società”. Per il cardinale i cittadini responsabili,“non
dovrebbero mai cedere alla pressione intollerabile dell'ideologia del pensiero
unico che confonde i desideri con i diritti soggettivi”. Il cardinale
pertanto auspica una reazione contro i diversi “modelli di famiglia”, della
società occidentale impazzita. La famiglia tradizionale oggi è sotto attacco,
soprattutto dalle diverse “colonizzazioni ideologiche” come ama
definirli Papa Francesco. C'è un autentico scontro, nonostante molti, anche
cattolici, vogliono evitare ogni contrapposizione.
Le nuove
ideologie anti-famiglia ci stanno conducendo a un paganesimo precristiano. Del
resto per Muller,“non c'è niente di più controllabile di un individuo frammentato,
senza veri legami familiari, senza storia e senza altro obiettivo della ricerca
del benessere, anche se di scarsa qualità: gli si offre panem et circenses
come nell'antica Roma, ma in versione moderna e digitale”.
Ci troviamo di
fronte ad una sfida educativa di primaria grandezza. A questo proposito il
cardinale ricorda che i totalitarismi del secolo scorso, “hanno sempre
tentato di sottrarre alla famiglia questo diritto fondamentale all'educazione
dei figli: il Konsomol, la Hitler-Jugend, l'Opera Balilla sono
tre esempi chiari di come queste ideologie hanno compreso che la famiglia e il
suo grande difensore, la Chiesa, fossero le istituzioni più resistenti alla
disgregazione sociale che loro cercavano
di imporre”. Pertanto secondo Muller,“dovremo educare meglio i nostri
bambini, i nostri giovani, accompagnarli meglio con la nostra testimonianza di
vita”. Dobbiamo prepararli a un matrimonio indissolubile e soprattutto
proteggerli “dal sesso inteso come mera occasione di piacere”. Non
bastano sei o sette incontri prematrimoniali. Muller nel libro risponde a tutte
le domande “calde” inerenti alle questioni del sesso e della coppia, facendo
riferimento al documento tanto discusso della “Humanae vitae” del
beato Paolo VI.
“Ma chi mai
potrà restituire speranza al mondo contemporaneo, tecnicamente disperato, cioè
privo di qualsiasi prospettiva per il futuro?”A questa domanda risponde la
IV parte del libro: la società.
Qui il cardinale
Muller utilizza molto l'immagine usata da Benedetto XVI: la “minoranza
creativa”, che a sua volta faceva riferimento al grande storico, Arnold
J. Toynbee, che era convinto che per superare la decadenza di una cultura, di
una civiltà, “è necessario che nella società sorgano minoranze creative che
affrontino la crisi con intelligenza nuova. Esistono oggi queste minoranze?”.
Oggi i cristiani, cattolici, che vivono in un mondo che sta morendo possono
contribuire a farne nascere uno nuovo, con alcune caratteristiche riconducibili
al cristianesimo.
La realtà della
minoranza creativa è sempre esistita nella vita della Chiesa, soprattutto nei
periodi a cavallo fra due epoche, come poteva essere alla fine dell'impero
romano, oppure dopo la Riforma protestante nell'epoca della scoperta
dell'America.
Del resto,“La
minoranza creativa, opposta all''uomo massificato' è un concetto profondamente
evangelico”. Monsignor Muller a questo proposito ricorda l'esempio dei
Paesi di frontiera, come la Polonia, la Croazia o l'Ungheria. Popoli con una
tradizione culturale di prima grandezza che sono stati plasmati dall'evento
cristiano sulla scia della conversione al cattolicesimo dei loro re.
Concludo con le
parole del reggente nazionale di Alleanza Cattolica, Marco Invernizzi: “La
minoranza creativa può essere un buon modello per i cattolici di oggi, che
vivono dentro un mondo che muore, ma che sperimentano anche l'aurora di un
altro che nasce”. Invernizzi insiste,“bisogna costruire degli ambienti
dentro il mondo moribondo, come lievito che possa far fermentare con il loro
esempio, imparando sempre ad attrarre, come spiega spesso Papa Francesco”.
I segni per
riconoscere queste minoranze creative sono “la fiducia, il senso di
appartenenza, la gioia, la generosità, il riconoscimento della sovrabbondanza
di quanto hanno ricevuto, la gratitudine, la responsabilità di lavorare e
costruire insieme”.
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