Nell’ottocento il romanzo storico
raggiunse la sua massima espressione con i “Promessi Sposi” di A. Manzoni. Tale
genere letterario, con alterne fortune, ha trovato, quasi un secolo dopo,
conferma della sua validità nel “Gattopardo” di T. Di Lampedusa, ottenendo,
anche grazie alla trasposizione cinematografica di Luchino Visconti, un enorme
successo a livello internazionale.
La narrativa postmoderna invece si è allontanata dal romanzo storico,
cedendo, sotto la pressione del potere mediatico, alle sue lusinghe e,
obbedendo al dominio della globalizzazione, si è limitata a spettacolarizzare i
fatti narrati utilizzando stereotipi o slogan di facile comprensione a
qualsiasi latitudine . Così, per esempio, è avvenuto per il fenomeno “ mafia e
malavita organizzata” che è stato raccontato, anche in versione televisiva, in
modo eclatante e raramente in profondità ricercandone le cause, ma mirando
essenzialmente a colpire l’attenzione dei lettori con fatti cruenti e grondanti
di sangue che nulla hanno a che fare con le ragioni storiche e sociali che li
hanno generati. Da quel terrificante giorno (11 settembre 2001 ) in cui è
avvenuto l’attentato alle Torri Gemelle, si può considerare chiusa l’avventura
letteraria del postmodernismo con il ritorno ai problemi reali che travagliano
il nostro pianeta: guerre, terrorismo internazionale, inquinamento dei gas
serra, criminalità organizzata e via discorrendo. A mio parere, a livello
mondiale, il romanzo storico che segna la svolta in tal senso è: “ Extremely
Loud & Incredibly Close “ dell’americano Jonathan Safran Foer che narra la
storia di un bambino il cui padre è morto a seguito dell’attentato
terroristico. Il romanzo, fornendo una “ chiave” per la comprensione e la
rielaborazione di quel giorno, ha inciso sulla vita politica americana
divenendo non soltanto un best-seller ma un incisivo romanzo storico.
In Italia, alla più autentica e rispettabile tradizione del romanzo storico,
ci riporta l’opera di Salvatore Grillo
con “ Delitto Sicilia” che, aldilà di ogni altra considerazione, ha il merito
di focalizzare fatti che interessano gli
anni 1943/45 raccontando una delle pagine della storia siciliana obliata,
mistificata e sconosciuta dalla maggior parte degli italiani e, cosa ancora più
inaccettabile, dei siciliani. Per sentirci tutti assolti da tale deficienza, si
potrebbe obiettare che nei libri di scuola non c’è traccia di questi fatti e
che l’EVIS molto più facilmente potrà essere scambiato per un ente volontario
di donatori di sangue.
Invece l’EVIS fu l’Esercito Volontario Indipendentisti Siciliani con a
capo Antonio Canepa , ucciso da una pattuglia di carabinieri, all’alba del 17
giugno del 1945 nelle campagne di Randazzo , al fine di stroncare il movimento
separatista alle radici. Con lui infatti morirono i suoi fedelissimi insieme a
Carmelo Rosano, braccio destro di Canepa.
Con un abile escamotage letterario, il nostro scrittore si cala nei panni di Fabrizio, un affermato giornalista, originario
come Grillo di Caltagirone, ma che da vent’anni vive e lavora a Roma, inviato
in Sicilia per indagare sulla cosiddetta “Operazione Vulcano” sulla base di
alcuni documenti di cui il capo redattore del giornale per cui lavora, è entrato in possesso. Tutto fa presupporre che
dietro l’Operazione Vulcano si celino gli accordi raggiunti a Yalta dalle
grandi potenze mondiali: “ I documenti erano le copie di due messaggi tra inglesi e russi . Il
primo era un messaggio diplomatico inviato dal comando della intelligence
inglese del Mediterraneo ad un referente parallelo dell’ URSS nel quale si
poteva leggere tra l’altro : “ Confermiamo che autorità italiane hanno
concordato con noi azione relativa definita operazione Vulcano; assicurata
neutralità USA. “ Questo messaggio
sarebbe stato smistato il 7 giugno 1945 mentre l’altro era del gennaio 1946,
con la stessa provenienza ma indirizzato all’ambasciatore britannico a Roma,
leggendo il quale si chiariva il significato della Operazione Vulcano con
queste parole: “ Per determinazione del nostro governo nel maggio dello scorso
anno si è data inizio in Sicilia , all’Operazione Vulcano per il
depotenziamento dei vertici del movimento separatista siciliano al fine di
allentarne la pressione militare e politica rivolta alla separazione della
Sicilia dall’Italia. Il comando USA ha chiesto ed ottenuto la
cancellazione di alcuni cittadini
siciliani dalla lista degli esponenti separatisti da neutralizzare . Tale
elenco è nella disponibilità dei comandi alleati. “
Non a caso la copertina del libro riproduce la celebre foto di Churchill,
Roosevelt e Stalin seduti su una panchina in una gelida giornata del febbraio
1945. Accordi che, secondo Grillo, portarono alla decisione di stroncare alle
radici, con l’uccisione del Canepa, il movimento separatista siciliano, che in quella
fase storica godeva dell’appoggio della maggior parte degli isolani, essendo
considerato l’unico possibile mezzo per l’emancipazione popolare. L’indipendenza
della Sicilia però avrebbe potuto avere come conseguenza lo strapotere degli
americani nel Mediterraneo che, dopo lo sbarco nell’isola avvenuto circa due
anni prima, avevano intessuto con gli amministratori locali forti intese:
prospettiva che né l’ex U.R.S.S. né la Gran Bretagna potevano accettare. Ciò
per Grillo costituisce un vero delitto per la Sicilia e getta un’ombra sulle
prime ore di vita dell’Italia repubblicana. Ma un’altra domanda si fa strada
nella mente di Fabrizio e dei lettori: chi ha aiutato gli Usa a stilare quella
lista che condannava a morte alcuni esponenti dell’EVIS, salvandone altri ed in
base a quali criteri? Che ruolo ha avuto nella vicenda Don Luigi Sturzo ed il
fedelissimo amico Mario La Rosa ? Che relazione c’è tra la morte di Canepa e
l’attentato di Antonio Pallante, avvenuto il 14 luglio del 1948, alla vita di
Palmiro Togliatti? Sono tutte domande alle quali Fabrizio tenterà di rispondere
ritornando in Sicilia per incontrare l’anziano zio della madre: Giacomo
Monterosa che, appena diciassettenne, era entrato nelle fila dell’esercito
separatista e aveva combattuto a fianco di Canepa.
Certamente un forte peso nell’evolversi della storia di quegli anni, ha
avuto la concessione alla richiesta dell’autonomia della regione Sicilia che,
in parte, avrebbe potuto compensare la sua totale indipendenza dall’Italia. Che
utilizzo si sia poi fatto della nostra autonomia da parte dei politici che ci
hanno governato, è un altro discorso che meriterebbe severi approfondimenti.
La narrazione, pur attenendosi a fatti storici documentati e a
testimonianze di personaggi di rilievo negli anni della lotta separatista, come
Mario La Rosa che di certo aveva avuto contatti con gli USA, tramite un inviato
ed in collaborazione con Luigi Sturzo, si colora di giallo. La lettura, grazie
al linguaggio chiaro e scorrevole utilizzato da Grillo, a tratti diventa
avvincente perché lo snodarsi dell’inchiesta avviene gradatamente e ci conduce,
con crescente curiosità, allo svelarsi della verità che si tinge di rammarico
per quel che poteva essere e non è stato, per le decisioni riguardanti il
futuro politico della Sicilia, prese al di fuori dell’isola e contro la volontà popolare, per
il forte riaffermasi della mafia che tutt’ora tiranneggia in Sicilia
consegnandola ad un infiacchimento non solo di valori etici ma anche economici
e sociali condannandola ad un divario
nord- sud che sembra incolmabile.
A tal proposito, vorrei
sottolineare come Salvatore Grillo, con l’autorevolezza dell’intellettuale
impegnato nella società in cui opera, riesca a rendere visibile tale gap con la
metafora del treno e di un’Italia a due velocità: infatti Fabrizio, di ritorno
nella capitale, dopo avere trascorso quindici giorni in Sicilia per svolgere la
sua inchiesta, non riuscendo a prendere il volo Catania -Roma , annullato a
causa di una forte tempesta di vento realmente verificatasi nel febbraio del
2012, data in cui ha inizio il racconto, è costretto a prendere il treno: “ Undici ore di viaggio, un’eternità in
confronto ai tempi di percorrenza dei treni che circolano in tutta Europa ed
anche nell’altra Italia . Ironia della sorte proprio oggi sul “ Corriere della
sera “ viene presentato il nuovo treno privato “ ITALO” con il quale si
reclamizza la percorrenza della tratta Roma-Milano in due ore e quaranta
minuti. “
Lo stesso impegno e la medesima
autorevolezza, Grillo manifesta nel denunciare l’odioso fenomeno della mafia
analizzandolo alle radici: “ Nell’800 in
Sicilia, si usavano dei termini precisi per identificare una persona : “
cappeddu e “ coppola “ . Il copricapo veniva utilizzato per qualificare una
persona grazie al fatto che nessun uomo andava in giro a testa scoperta facendo
ad esempio la distinzione tra uomini con i cappelli e uomini con le coppole.
Era un distintivo a cui nessuno rinunziava e che ti consentiva di identificare
il ceto della persona che ti veniva incontro . “ L’analisi continua in modo
chiaro e sintetico fino ai nostri giorni in cui ” cosa nostra” , pur mutata nei modi,
indossando colletti bianchi e infiltrandosi nel sistema politico, agisce ancora
oggi con inaudita arroganza.
In un altro interessantissimo
passo del suo romanzo, lo scrittore riesce a intravedere, con esempi concreti,
possibili soluzioni per una forte ripresa economica dell’isola puntando sullo
sviluppo dell’agricoltura attraverso una conduzione dei borghi e delle masserie
che, basandosi su un antico e concreto modello sperimentato da alcuni secoli
nella cittadina di Scicli e nelle campagne tra Ragusa e Siracusa, è pervenuto
integro fino ai nostri giorni.
Tutta la narrazione si svolge in prima persona e ciò favorisce la
posizione omodiegetica di S. Grillo che in più punti coincide con il
protagonista del romanzo le cui vicende personali e familiari talvolta si
identificano. Utilizza, com’è ovvio ma non scontato in un romanzo storico, il
presente che abbandona frequentemente per
tuffarsi nello spaccato delle vicende storiche avvenute tra il 1943 e
’45 . L’indagine giornalistica si
intreccia abilmente con le vicende personali di Fabrizio che ritrova nella sua
isola, mai dimenticata, gli affetti più cari, i ricordi e gli amici di infanzia,
l’amore per una ragazza che, senza alcuna
spiegazione, lo aveva abbandonato proprio quando il loro rapporto aveva
raggiunto un’intesa perfetta. L’autore rivela così di possedere una robusta
vena sentimentale, mai sdolcinata o melense, arricchita da una buona dose di
conoscenza dell’animo umano e dei suoi moti.
Ma quando lo scrittore si sofferma
nella descrizione dei luoghi della sua terra di rara bellezza e dei paesaggi con i suoi inebrianti profumi, la narrazione sobria ed elegante assume i
toni dell’ elegia . “… Avevo lasciato la
strada a scorrimento veloce Catania-Ragusa per immettermi in una provinciale
che si addentra nella campagna. Iniziarono a sfilarmi innanzi innumerevoli
muretti di pietre incastrate l’una alle altre, in maniera da creare una
divisione o un contenimento senza interrompere il flusso dell’aria e
dell’acqua; sono pietre chiare che si stagliano sul terreno spiccando tra la
vegetazione e creando disegni geometrici;
anche molte delle piccole case che intravedevo sembravano fatte in pietre a secco. A questa uniformità di colori
si alternano terre coperte di serre; da lì, d’inverno partono per l’Italia e
l’Europa i prodotti della orticoltura siciliana che consentono di rendere
permanenti sulle nostre tavole i sapori dell’estate. (… ) Infine ho avvertito l’odore forte della
campagna siciliana che lentamente ti avvolge e diviene assordante, tanto è
forte ed è carico. Allora, come un sommelier, ho iniziato a cercare di
distinguerne le sfumature: il profumo maturo della terra che ancora non è
inaridita dal sole estivo ma è ancora carica di odori di erbe scarsamente
irrigate, l’aroma dei cespugli di rosmarino e di lavanda , il profumo dei fiori
dei mandorli, poi il lontano eco del carrubo che è l’albero della tradizione
contadina, le cui bacche nutrivano animali e uomini e le cui fronde ti
inebriano. E’ stata in quella dimensione fantastica che ho riepilogato i motivi
che mi avevano portato in Sicilia. “
L’autore si sofferma in più parti anche nella descrizioni della cucina
tipica siciliana descrivendo piatti gustosi a base di prodotti locali come
certe verdure o frutti appena raccolti. Il suo romanzo per i contenuti trattati
e per il profondo legame che mantiene con la Sicilia, nonostante la sua
prolungata assenza, costituisce quasi una guida per chi vuole conoscere meglio
la storia e la terra di Sicilia con le sue contraddizioni, il suo incanto e le
sue speranze
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