di Cristina Siccardi
Per i «Classici Cristiani» dell’Editore Cantagalli, segnaliamo due libri particolari per la loro lucida analisi dei temi trattati. Due libri brevi, ma molto profondi. Il primo è Cristianesimo e ordine civile di Gianni Baget Bozzo, dove l’autore indica due vie per avvicinarsi alla Verità: la Rivelazione per i cristiani e, per tutti, la legge naturale, che può essere appresa con la ragione. Il mondo, secondo la spiegazione di Bozzo, è la cornice, la storia è il processo in cui la natura umana si svolge. Popoli e nazioni sono chiamati a convergere ognuno seguendo una propria vocazione. E l’Italia è portatrice di una vocazione da sempre legata al cristianesimo ed alla sede di Pietro. Questo saggio venne scritto nel 150° anniversario dell’Unita d’Italia. Secondo Baget Bozzo l’Italia ha una missione specifica, una missione che oggi sia nella realtà ecclesiale, sia con il Governo attuale, ha e dimostra la volontà di abbandonare.
«Comprendere l’Italia è capirla in ciò che di distinto e di specifico ha rispetto a Roma, sia antica che pontificale: e capir bene la sua distinzione sia dall’Impero che dalla Chiesa.
Il non aver bene inteso il distacco dalla Chiesa ed aver fatto dell’Italia una sorta di organo del Papato e, come una nazione sacerdotale, una sorta di tribù levitica della Cristianità, è l’errore di Gioberti.
L’aver voluto far rivivere Roma antica in Italia è l’errore che parte da Arnaldo da Brescia, passa per Cola di Rienzo, fonda la politica moderna con Machiavelli, e giunge a conclusione drammatica e a catastrofe nazionale con Mussolini.
La figura che dobbiamo tenere ben ferma come criterio e simbolo della vocazione nazionale italiana è Dante» (p. 55).
Il Padre e Poeta Dante scrisse il poema primogenito della nazione primogenita. La vita di ragione, la vita di grazia (Beatrice), i doni mistici (Maria) conducono Dante dalla disperazione del male fino alla suprema pace, nella quale l’ordine umano è fatto conforme all’ordine divino. Come allora, non ricordare l’appello di Pio XII ai Romani? «È tutto un mondo che occorre trasformare: da selvatico in umano, da umano in divino, cioè secondo il cuore di Dio» (p. 56).
Nella Divina Commedia non c’è rabbia nel protagonista che si lascia condurre da Virgilio e da Beatrice, ma desiderio di comprensione. E la sua condizione non è mutata rispetto alla nostra:
«Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita…
Ma già volgeva il mio disio e ‘l velle
sì come rota ch’egualmente è mossa
l’Amor che move il sole e l’altre stelle».
Dante nasce quando il periodo di gestazione dell’ordine ecclesiastico è compiuto. San Gregorio VII restaura l’episcopato impedendogli di diventare uno strumento del potere civile. «Il celibato ecclesiastico dà alla figura del sacerdote il nitore che è necessario alla sua santa funzione. Gli ordini cavallereschi e le crociate indicano i primi esempi di vita di perfezione specificamente ed assolutamente laicale. Le grandi famiglie monastiche e clericali costituiscono la trama ed il fondamento permanente della vita di perfezione nella Chiesa» (pp. 55-56). È in questo momento che sorgono le nazioni cristiane: l’ordine civile cristiano si stacca dall’ordine ecclesiastico che l’ha generato e inizia a ricercare il suo cammino autonomo. Il Vangelo «avendo costituito la Chiesa, si accinge a pervadere di sé tutta l’umanità. La società fondata da Gesù Cristo esiste nella sua forma piena […] E la prima nazione ad uscire dal seno della Chiesa è l’Italia» (p. 56).
Immensa responsabilità ha l’Italia, fin dalle origini del Cristianesimo. L’Italia, che sta rinnegando se stessa e le sue radici, dovrà, un giorno schiantarsi contro i propri tradimenti e i propri rinnegamenti.
da: www.riscossacristiana.it
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