di Domenico Bonvegna
Sono
anni, decenni che sento parlare di famiglia sotto assedio, un tema che per
certi versi ha un po’ stancato, tuttavia occorre resistere e continuare a
combattere, come hanno fatto le tante famiglie cristiane e non, i tanti
giovani, le tante persone singole che hanno manifestato il 20 giugno in Piazza S. Giovanni a Roma. Soprattutto
oggi che la famiglia forse sta subendo il più forte attacco della sua lunga
storia, portato dalle potenti lobby gay attraverso l’ideologia del Gender.
Però
non basta resistere, bisogna dare ragione della battaglia che stiamo
affrontando, per questo dobbiamo dotarci di buoni
strumenti culturali come un buon libro. In questa estate abbiamo scoperto un
testo di Pierpaolo
Donati,La famiglia. Il genoma che fa vivere
la società (Rubbettino, 2013, p. 187). Si tratta di un libro importante,
che Marco Invernizzi, dirigente di Alleanza
Cattolica, consiglia di leggere e studiare soprattutto agli educatori e a
tutti coloro che intendono partecipare a questa autentica battaglia di civiltà.
“La famiglia è - scrive Donati - quell’operatore
sociale unico e insostituibile che, mentre educa alle virtù personali,
le mette alcontempo al servizio dell’Altro. La famiglia trasforma le virtù
personali in virtù sociali. Infatti, è in famiglia che si apprende che la
felicità personale dipende dalla felicità dell’altro. È in famiglia che
l’individuo umano, fin da piccolo, impara che può essere felice solo se rende
felice l’altro”.
Nell’incertezza
di oggi, il testo intende rispondere a una domanda fondamentale: “la famiglia è un’istituzione del passato
che possiamo modificare secondo i nostri sentimenti, affetti e desideri
soggettivi, oppure è una realtà che ha una forma propria, una struttura sui generis, rispetto alla quale si
misura il carattere più o meno umanizzante della società?” Dunque ecco il motivo per cui si parla de “la” famiglia e non de “le” famiglie senza nessuna distinzione.
La risposta a questa domanda per Donati non dev’essere solo di considerazioni
filosofiche o morali, ma soprattutto occorre dare “ragioni sociologiche per sostenere che la famiglia è una istituzione
del futuro e non solo del passato”. Infatti, Pierpaolo Donati, professore
ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi nell’università
di Bologna, nel testo offre delle risposte “laiche” e non religiose.
Nonostante
i mutamenti in atto, la famiglia rimane una istituzione aperta al futuro.
L’argomento forte del professore è che la famiglia ha un suo “genoma”
proprio, che “non è biologico, ma sociale”.
Purtroppo questo genoma può essere seriamente modificato dalla società stessa,
fino a fargli perdere la propria identità, così non abbiamo più la famiglia
come genere di beni relazionali, ma qualcos’altro, che non è più famiglia.
Di
tutto questo ne risente la società intera che perde la coesione sociale e
diventa sempre più alienata. Infatti per Donati, “molti disagi e malesseri individuali e sociali che oggi milioni di
persone sperimentano dipendono dal fatto che esse non hanno potuto o saputo ‘essere e fare famiglia’, Spesso -
continua Donati – queste persone non ne
sono consapevoli, perché ad esse mancano gli strumenti culturali e materiali
per perseguire la famiglia come il loro bene più prezioso. Lo desiderano, ma
non riescono a realizzarlo”.
Infatti,
nell’introduzione del libro, Donati è abbastanza chiaro: “se la famiglia si spezza, anche
la società si spezza; se la famiglia diventa liquida, anche la società diventa
liquida”. Quindi, “non possiamo
lamentarci della frammentazione della società, delle ingiustizie sociali, della
povertà, della mancanza di rispetto della dignità umana, se tutto questo
proviene dal fatto che la legislazione e le politiche sociali non promuovano la
famiglia, ma invece sostengono degli stili di vita che producono precisamente
quei mali sociali”.
Inoltre
per Donati una legislazione che non riconosce la natura della famiglia produce
certamente patologie sociali, è una
casualità evidente, attestata ormai da una
ampia documentazione scientifica internazionale, che purtroppo viene ancora
ignorata dai mass media. Appare chiaro che la famiglia è influenzata dalle
forze politiche, economiche, culturali che la governano.
Tuttavia
il sociologo è convinto che proprio in questa società post-moderna serve “elaborare una cultura della famiglia che
sappia affrontare le sfide odierne dando ragioni per le quali la famiglia è e
rimane la fonte e l’origine (fons et origo) della società, il che significa del
bene comune da cui dipende anche la felicità delle singole persone”.
Intanto
come possiamo realizzare la vera famiglia nel prossimo futuro, visto che la
nostra società di oggi sta facendo di tutto per distruggerla e per costruire
altre forme di famiglia? Questo attacco contro la famiglia,“dura da secoli”, scrive Invernizzi, La modernità infatti le “ha lanciato una sfida mortale”
(p. 67), privatizzandola, facendo “implodere
il senso del legame famigliare” (p. 68) e facendo “regredire le relazioni famigliari a forme
primitive di comunicazione”(M.
Invernizzi, La famiglia. Il genoma che fa vivere la
società, 17.6.15, comunitambrosian.org)
Il
libro di Donati vuole dimostrare che la famiglia nonostante tutti gli scontri e
confronti, è una realtà relazionale,
al suo interno avviene “il bene
relazionale primario”. E’ il tema affrontato nel 4° capitolo, “Senza una visione della coppia come bene
relazionale, che richiede di essere compreso e trattato con la ragione relazionale,
la famiglia va incontro a grandi delusioni”.
Difatti,
l’individuo che viene “’liberato’ dal senso relazionale della
famiglia, sperimenta una crescente solitudine”.
Vediamo
cosa tratta il sociologo negli altri capitoli, nel 1° cerca di spiegare che la
famiglia non è solo luogo di affetti e sentimenti, ma è una relazione sociale. Nel 2° capitolo, Donati risponde alla
domanda: dove va la famiglia, come soggetto educativo del XXI secolo? La
pluralizzazione delle forme famigliari non dev’essere interpretata come un
“crollo” della famiglia. Nel 3° capitolo si affronta il tema dell’identità sessuale che è fondamentale per
la famiglia stessa,“in quanto è nella
famiglia che la differenza fra maschio e femmina assume il massimo della sua
valenza ontologica. Il pensiero umano si regge sulla polarità fra il codice
simbolico maschile e quello femminile, senza il quale tutto diventa confuso. La
famiglia non esiste senza la differenza sessuale”. A questo proposito il
sociologo scrive: “servono nuove idee-guida.
Il senso di essere maschi o femmine sta nell’indicare la vocazione originaria
della persona umana alla reciprocità interpersonale mediante il dono di sé
rispettivamente come uomo e come donna”. Naturalmente questa dualità originaria non deve trasformarsi
in divisioni o conflittualità, tantomeno in contrapposizione dialettica.
Infine
nell’ultimo capitolo, il 5°, Donati cerca di spiegare come la famiglia non
favorisce solo le virtù individuali, ma anche quelle sociali.“Bisogna ri-conoscere (cioè conoscere ex
novo) ciò che ‘è’ e ciò che ‘fa’ famiglia”. In conclusione, “la famiglia rimane la sorgente vitale di
quelle società che sono più portatrici di futuro. La ragione di ciò è semplice:
è dalla famiglia che proviene il
capitale umano, spirituale e sociale primario di una società. Il capitale
civile della società viene generato proprio dalle virtù uniche e insostituibili
della famiglia”.
Infine
Donati lancia una proposta politica basata sulla“cittadinanza della famiglia”,secondo cui la famiglia
è portatrice di diritti-doveri propri, che vanno al di là di
quelli individuali, che lo Stato deve riconoscere, che sono un bene in sé
che deve essere ottenuto attraverso le relazioni famigliari.
All’Europa,
meglio alla UE, Donati pone una domanda “politica”,
che purtroppo nessuna forza politica italiana ha fino a oggi voluto
indossare senza riserve: “abbiamo ancora bisogno della famiglia oppure
è più conveniente puntare sugli individui, sulle loro preferenze individuali
come base della società futura? ”
(p. 234).
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