di Giovanni Taibi
La
nostra società, sempre più ipertecnologizzata e ultraconnessa, ha fatto
aumentare lo stress individuale a livelli che per i nostri avi erano
impensabili.
Ecco
che allora assieme allo stress crescono i rimedi per curarlo: dal training
autogeno alla psicoterapia, dallo yoga al naturismo fino alle filosofie
orientali più disparate alla ricerca dello zen, della pace interiore.
Un’interessante
proposta è quella formulata da Thich Nath Hanh, monaco buddista candidato al
nobel per la pace nel 1978 da Martin Luther King, che ha scritto un pregevole
manuale “Fare pace con se stessi. Guarire le ferite e il dolore
dell’infanzia trasformandole in forza e
consapevolezza” (edizioni Terra nuova, euro 14.00).
Il
libro è diviso schematicamente in tre parti: Insegnamenti sulla guarigione,
storie di guarigione e pratiche di guarigione.
La
tesi dell’autore parte dall’assunto che in ognuno di noi è presente un bambino
o una bambina sofferente, che versa lacrime sulle ferite del passato, impedendo
loro di cicatrizzarsi. Bisogna perciò risalire al bambino che c’è in noi,
dialogare con lui per potere affrontare la vita adulta con più serenità e
consapevolezza, in pace con se stessi,
appunto.
Secondo
Thich Nath Hanh durante questo percorso di riconciliazione è necessario
riconoscere i traumi e i dolori dell’infanzia e affrontarle con la “mindfullness”,
la consapevolezza, detta anche presenza
mentale, che si basa sulla pratica del respiro e della camminata consapevoli.
In
pratica non bisogna lasciare nel deposito del nostro subconscio le esperienze
che ci hanno ferito e che spesso ritornano nella vita presente sotto forma di
malessere e male di vivere. È necessario invece accoglierle, riconoscerle e
dialogare con bambino interiore convincendolo che adesso disponiamo delle
energie per controllare quel dato avvenimento negativo che tanto ci aveva
sconvolti . Imparare ad accettare la sofferenza di quelle esperienze tristi è
fondamentale per accrescere la compassione e l’amore. “La comprensione e la
compassione nascono dalla sofferenza. Quando la comprendiamo non recriminano
più, ma la accettiamo e siamo consapevoli. Per questo la sofferenza è utile, ma
se non sappiamo come affrontarla, rischiamo di affogare nel suo oceano; al
contrario, se la sappiamo trattare, ci può essere di insegnamento.” (Pag. 37)
Sofferenza
e felicità sono dunque strettamente connessi. Dice ancora l’autore: “Senza
sofferenza non c’è felicità. Non c’è loto senza fango” (pag. 38)
Nel
1982 Thich Nath Hanh ha fondato in
Francia, il Plum Village, a 80
chilometri da Bordeaux. Qui l’autore vive e insegna circondato da una vasta comunità
di monaci provenienti da tutto il mondo.
Nel
corso dell’anno il Plum Village accoglie
migliaia di praticanti da ogni angolo del mondo soprattutto nel corso dei due ritiri: quello
estivo, che dura circa un mese e quello invernale, di circa tre mesi. Durante i
ritiri i visitatori sono sollecitati con gentilezza e poesia a guardare dentro
loro stessi per scoprire come i conflitti interiori siano all’origine di
tensioni con noi stessi e con gli altri. Questa scoperta aiuta a comprendere il
passato e vivere in pace nel presente, migliorando sia la propria vita che le
relazioni sociali.
Anche in Italia è stato aperto un centro che applica
gli insegnamenti di Thich Nath Hanh. Si chiama Progetto Essere Pace e ha sede
nel comune di Castelli, in provincia di Teramo
sul versante adriatico del Gran Sasso a 550 metri di Altezza. Per
informazioni è possibile collegarsi al sito www.centrovitaconsapevole.org
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