venerdì 27 maggio 2016

Tommaso Romano, "Café de Maistre" (Ed. ISSPE)

di Sandra Guddo


Una cornice elegante, lungo il Foro Italico, a due passi dal mare, lontano dal chiassoso,  imbarazzante ed ordinario tempo delle chiacchiere di  opinionisti à la page , è il “ Cafè de Maistre “,  sagacemente intitolato ai fratelli Joseph e Xavier De Maistre così diversi tra loro da potersi contrapporre, in una dialettica stringente, come tesi ed antitesi.
Probabilmente è questo il motivo per cui il cafè è stato intestato a loro in quanto rappresenta la metafora di un luogo simbolico ed immaginifico, di uno spazio mentale dove sarà possibile, in compagnia di un panormita inattuale come si definisce Tommaso Romano, accomodarsi su una sedia di paglia viennese davanti ad un tavolino Ducrot  per dissertare liberamente di filosofia o di teologia, di poesia o di narrativa, di pedagogia o di storia, di musica o di pittura, di cinema o di teatro, senza rincorrere il politicamente corretto per apparire a tutti i costi  un intellettuale  alla moda, salito sulla giostra della vanità in cerca di plausi e di  ipocriti consensi, ignorando che, come saggiamente scriveva Victor Hugo,  spesso il successo non equivale al merito e che non sono “ i palcoscenici agghindati alla festa dell’ipocrisia”  le piazze o gli stadi pieni di folla delirante a decretare i meriti di una persona anche se ne rappresentano un importante indicatore. Ammonisce T. Romano “ i conti non fateli con le folle, li farete col Padre Eterno “.
Il café de Maistre è come un fortino, ultimo baluardo  di resistenza contro l’invasione dei nuovi barbari nei cui confronti occorre prendere posizione, avere il coraggio di dissentire e di dissertare fuori dal coro degli adulatori corrotti, dei beoti acquiescenti, del peggior buonismo, del falso intellettuale che opera in nome di un pasticciato sincretismo svuotato di ogni valore oppure agisce in nome di un frainteso spirito di tolleranza a tutti i costi e di una fuorviante, tragica interpretazione del principio di libertà di espressione attribuita, forse a torto, a Voltaire, considerato il padre dell’Illuminismo.
Coerentemente con i suoi principi, T. Romano interviene dal suo blog ( Mosaicosmo-Romano) sul caso Messori- Boff, esponendosi in prima persona e prendendo decisamente posizione, confortato da Lucio Zinna, insigne intellettuale e poeta il quale, in una lettera pubblicata per intero nel presente volume, condivide la posizione di T. Romano, affermando quanto siano centrali e fondanti per una vera Unione Europea, i valori della Chiesa cattolica che oggi si trova ad un bivio e dovrà scegliere tra il principio di tolleranza a qualsiasi costo, tanto per stare al passo con i tempi che cambiano o la salvaguardia di quegli stessi principi che sono fondanti  dell’identità non soltanto della Chiesa ma dell’ Europa stessa !
 Il cafè De Maistre rappresenta “  un rettangolo di ammutinamento”, un luogo di difesa della nostra Tradizione che non può cedere il passo ai burattinai dei poteri occulti che si nascondono dentro le potenti organizzazioni delle multinazionali che, attraverso un processo di appiattimento, depauperamento ed annichilimento dei valori legati alla nostra Tradizione, ci impongono modelli di comportamento basati sulla omologazione, annullando le peculiarità di un popolo . Ed è questo che fa più paura: assistere quasi del tutto impotenti, al diffondersi di mode, gusti, abitudini e  stili di vita condizionati dalla pubblicità che, con i suoi messaggi sublimali, impone i  prodotti della globalizzazione a scapito delle nostre migliori tradizioni oltre che delle economie locali. Contro tale tendenza, viene auspicato  in particolare “  una rinascenza del Sud … basata sulla riscoperta, rivalutazione e coraggiosa riaffermazione del nostro passato e delle nostre radici” al di fuori della retorica “ nostalgia del bel tempo andato “ che ci possa sostenere nella riscoperta del “ senso dell’appartenenza “.
In tale contesto anche il ruolo sociale dei poeti, un tempo paladini delle tradizioni popolari che si tramandavano dai padre ai figli attraverso i loro canti, sembra essere in crisi  “ poiché si è perso il senso e l’appartenenza alla comunità, in nome di un livellante e falsamente umanitario globalismo “. L’ intervista a Mario Luzi del 1989 costituisce un’interessante occasione per tracciare la fenomenologia della lirica chiarendo  la funzione altissima che essa svolge presso i popoli come stimolo per le coscienze addormentate e come pungolo ad una visione dell’umanità che non deve perdere la sua vera identità spirituale: la poesia etica e religiosa  “  di annuncio oltre che di denuncia “ che non è in contrapposizione con la Tecnica purché se ne faccia un uso adeguato.
Il cafè non è soltanto un luogo di resistenza ma è soprattutto un luogo di accoglienza di quanti credono ancora nei valori fondanti della nostra spiritualità e li manifestano, senza timore, con le loro opere, le loro proposizioni ed azioni, rifiutandosi di trasformarsi in grottesche “ maschere pirandelliane , in caricature  …  e prodotti assortiti di pseudo umanità “ .
 Così va accolto in questo luogo spirituale Padre Giuseppe Rizzo di Ciminna , sospettato di modernismo e di rosminianesimo filosofico, che, a seguito di un’ingiunzione della curia palermitana, è stato esule nella sua stessa cittadina natale. Oggi è stato riabilitato e beatificato, a seguito di un’attenta revisione della sue opere dalle quali emergono chiaramente le sue posizioni sempre rispettabili che affondano le loro radici nella filosofia cristiana di Antonio Rosmini. Una lettera ritrovata da Vito Mauro, nell’Archivio Storico Diocesano della Curia di Palermo, getta nuova luce sui rapporti tra questa e il clero di Ciminna. Ciò a riprova, semmai ce ne fosse bisogno, che Tommaso Romano, per ristabilire verità storiche dimenticate, fuorvianti o mistificate, utilizza rigorosamente il metodo euristico della ricerca supportandolo con documenti certi ed inoppugnabili. Il suo rigore e la sua onestà intellettuale non potrebbero consentirgli di fare diversamente.
Ma la sua preoccupazione più che legittima è rivolta soprattutto ai giovani, consapevole dei limiti  di un sistema educativo che, per le sue grossolane inefficienze acutizzate dalle rovinose riforme di questi ultimi anni, non può garantire e sviluppare nei tempi e nelle modalità dovute, la loro formazione umana ed intellettuale. I giovani sono bombardati da messaggi fuorvianti e spesso contraddittori che generano in loro soltanto confusione dove tutto viene messo in discussione perfino il concetto di genitorialità.
Sarebbe opportuno, a mio avviso, soffermarsi sull’etica della responsabilità, parola sconosciuta ai molti nuovi profeti, ampiamente spiegata dal filosofo tedesco Hans Jonas  nel suo libro “ Il principio della responsabilità “ ( 1979 ) , che egli applica all’ecologia ed alla bioetica. Egli afferma che non si può agire in modo disastroso  per la conservazione dell’ Ambiente e dello stesso Genere Umano, in nome della Tecnica, che si è sviluppata in modo sorprendente in questi ultimi decenni anche se la cosa in sé  è sicuramente positiva; non si può utilizzare la tecnologia senza considerare gli effetti che potrebbero risultare esiziali per la nostra stessa sopravvivenza. Appare perciò indispensabile declinare il nuovo imperativo categorico dell’Etica della Responsabilità: “ Agisci in modo che gli effetti delle tue azioni siano sempre compatibili con la continuazione di una vita autenticamente umana. “  Occorre con urgenza rifondare un’etica cosmica con la quale affrontare i problemi che il terzo millennio ci prospetta.
Lo stile brillante, la dialettica sagace, a volte pungente ed ironica, caratterizza  la narrazione del presente volume che procede sapientemente per analisi e sintesi in quanto, pur  essendo una scrittura necessariamente veloce che ci propone parecchi  artisti di grande spessore, non  risulta mai affrettata o superficiale ; al contrario la capacità di analisi del suo autore si combina in un’alchimia perfetta che soltanto pochi posseggono, con la capacità di saper sintetizzare, con essenziali ed equilibrate parole, tutto ciò che d’ importante c’è da sapere sull’ artista preso in esame che viene contestualizzato nell’ ambientazione delle relazioni umane, sociologiche e storiche in cui si è formato, in sintesi , nel suo microcosmo.

Sfogliare questo libro, intenso e bellissimo, ricco di vibrazioni messianiche ed escatologiche,  è come aprire uno scrigno pieno di gioielli rari e preziosi tra i quali è quasi impossibile scegliere il più bello ed è per questo che, per non offendere alcuno, tralascerò di citare i nomi prestigiosi delle donne e degli uomini, presenti nel “ Cafè de Maistre” , che hanno dato, con le loro opere e con l’esempio di vita, testimonianza  della fervida attività culturale che la generosa terra di Sicilia, pur con tutti i suoi limiti, produce e che ci fa sperare, nonostante “ mala tempora currunt “, nonostante l’ attuale condizione  culturale globalizzata  e disumanizzata, lontana dalla Tradizione,  in un mondo migliore. 

da: "Rassegna Siciliana di Storia e Cultura", n. 41 - 42, 2017

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